martedì 20 maggio 2014

La mente che inganna

La mente che ingannaCrediamo di vedere la realtà in modo obbiettivo e neutro, ma è un’idea semplicemente falsa. Il nostro mondo non è lo stesso della volpe, del corvo, del moscone o del pesce. Ognuno tuttavia è convinto di essere nel giusto. Nel corso dell’evoluzione ogni cervello ha esaltato la percezione di alcune caratteristiche ambientali essenziali per quell'organismo. La nostra mente ci fornisce una percezione distorta della realtà, a nostra insaputa.

 

Cose che ignoriamo
Noi primati possiamo vedere solo alcune lunghezze d’onda, quelle che si trovano entro un certo spettro. I falchi possono vedere anche l’ultravioletto, ciò permette d’individuare anche le tracce d’urina lasciate dalle loro prede (topi di campagna o conigli). I cani possono individuare più di 25.000 odori, rispetto ai meno diecimila nostri. Possiamo sentire frequenze tra 20 e 20.000 oscillazioni al secondo, mentre le balene, i pipistrelli e i topi fino a circa 100.000. Le pressioni evolutive degli ambienti hanno creato queste difformità; gli uomini (gli scimpanzé, i gorilla, ecc) hanno bisogno di certe informazioni, cani, falchi, balene, pipistrelli, topi, ne hanno bisogno di altre. Compito di ogni cervello è quello di far navigare il corpo, meglio possibile, nel mare delle cose che lo circondano. Scoprire quanto noi ignoriamo del nostro stesso funzionamento è sorprendente. Non vediamo i colori nella visione periferica e i nostri occhi si muovono a scatti, tuttavia non percepiamo per questo la visione discontinua e con un alone decolorato. Il cervello riempie gli spazi vuoti per creare una scena fluida e coerente. Un cane dietro un cancello non lo vediamo a pezzi verticali, interrotto da strisce. La sua coda sotto il tavolo non la consideriamo con spavento mozzata, ma vediamo con la mente l’intero cane. Anche se c’è una zona nella retina da cui non vediamo nulla (il punto cieco), non lo notiamo. Ma avvicinando una pagina con un punto nero di lato, a una certa distanza critica, chiudendo un occhio e guardando fisso al centro, il punto scomparirà, per riapparire subito dopo. Normalmente però non avvertiamo nulla di lacunoso, nemmeno guardando con un occhio solo. Quante volte poi non vediamo una cosa che stiamo cercando, anche se è sotto i nostri occhi. L’attenzione può giocare brutti scherzi. Simons e Chabris lo dimostrarono con un filmato. Chiesero di contare i numerosi palleggi di un gruppo che giocava a pallacanestro con due palloni. L’attenzione per il conteggio non fece notare l’inserimento nella scena di un uomo travestito da gorilla. La sorpresa fu grande quando rividero la scena nel filmato (1).

 

Spinte al comportamento
Con tecniche d’imaging cerebrale sono state confrontate aree che si attivano mentre uno guarda le foto dell’amata e poi di amici fraterni. Per sottrazione quelle rimaste sarebbero specifiche per l’amore romantico. Sono regioni diverse, alcune con maggior attività metabolica e altre con minore (quelle legate all’aggressività e paura) (2). L’amore romantico avrebbe quindi sue zone specifiche cerebrali che, forse, spingono a motivare certi pensieri e comportamenti. In natura gli alimenti più ricchi d’energia sono pochi e difficili da trovare. La natura ha immesso tanto piacere a gustarli (ci sembrano dolcissimi) che si superano notevoli sforzi per raggiungerli, decine di punture d’api ad esempio per conquistare un po’di miele. Oggi che ne abbiamo a volontà ci ammaliamo di diabete e di obesità, perché è saltato l’equilibrio naturale. I cervelli degli animali, come i cervelli dei computer, per calcolare e funzionare devono consumare energia. Per giustificare tale dispendiosa attività la natura ha immesso nei cervelli animali flussi dosati di piacere. Perché i caproni dovrebbero spendere energie per scornarsi, gli stalloni calciarsi e i galli beccarsi se in ballo non ci fosse il godimento di un intero harem? Un trucco, perché la procreazione deve essere un processo appetibile, altrimenti ognuno penserebbe agli affari suoi e addio discendenza. Nei cervelli vi sono dei centri del piacere, stimolarli è esaltante, ma non facile. Occorre scontrarsi con altri caproni, stalloni e galli, tutti alla ricerca del medesimo piacere. Un animale che trovasse il modo di stimolarsi senza sforzo lo farebbe in continuazione. Se un topo può, toccando semplicemente una leva stimolare i suoi centri del piacere, lo fa in continuazione fino a crollare per lo sfinimento (3).

 

Spinte patologiche al comportamento
Dietro alle decisioni vi sono le emozioni, che dunque sarebbero alla base dei comportamenti. La paura ti fa correre davanti ad un nemico (o a un predatore quando eri nella savana); il non avere paura è pericoloso e ti espone a un sacco di guai. In certi momenti se si ragiona troppo, si perde tempo prezioso. Le emozioni sono state essenziali per la sopravvivenza della stirpe. Se i maschi invece di lottare per le femmine avessero fatto voto di castità sarebbero sopravvissuti benissimo da scapoloni, ma alla fine si sarebbero estinti. Le forti spinte al comportamento, gli istinti, noi le percepiamo come emozioni. Gli storioni con fatica immensa risalgono controcorrente i fiumi per seguire un istinto che li porterà a morire. Una formica (dicrocoelium dendriticum) sale un filo d’erba fino all’apice, cade a terra e ricomincia a risalire, cade e risale, cade e risale. Anche in questo caso vi è una spinta a un comportamento di cui l’organismo non sa le ragioni. E’un caso interessante perché non è istintivo, ma è acquisito, indotto da un parassita che l’ha invasa. Dato che può riprodursi solo nello stomaco di un erbivoro, entra nel cervello della formica e la spinge ad arrampicarsi sull’erba in modo da essere brucata ad es. da una pecora (4). Un’altra formica infettata da un fungo (Cordyceps unilateralis) è costretta ad arrampicarsi su un albero dove infilza la propria mandibola su un ramo e rimane fissata lì. Il fungo cresce fino a esplodere disperdendo nel vento le spore (5). Anche certi pesci sono invasi da parassiti manipolatori. Questi viaggiatori costringono gli animali, che non si rendono conto di nulla, a comportarsi in maniera utile solo all'ospitato, non certo a loro. Questi organismi non sanno come stanno davvero le cose, se qualcuno glielo chiedesse, troverebbero strane spiegazioni. La formica che sale, ad esempio, direbbe che dall'alto si vede meglio o che vuol farsi notare dalle femmine, ecc. Anche certe cavallette e scarafaggi sono invase e si annegano mentre l’intruso riaffiora indenne (6). Il toxoplasma gondii fa diventare i topi più “coraggiosi” e perciò più facilmente preda dei gatti; e il fine del parassita è proprio raggiungere lo stomaco dei gatti (7).

 

Comportamento umano
Qualcuno ha sostenuto che gli affetti da AIDS avrebbero il loro cervello propenso ad avere rapporti non protetti per diffondere la malattia, spinti dall’azione dell’ospite. Ma il problema dell’uomo è di un altro tipo. Il cervello cerca di fornire spiegazioni in ogni caso. A una persona in stato d’ipnosi se si dice di aprire la finestra, al risveglio alla domanda perché l’ha fatto, risponderà che l’aria era consumata o perché sentiva caldo. Nelle confabulazioni, caratteristiche di certi deficit della memoria, si costruiscono narrazioni inventate. Forse c’è capitato di ricordare un episodio dell’infanzia riferendolo a noi, che in realtà è successo a nostro fratello. Prima di credere fermamente in certe cose, dovremmo essere più cauti e riconoscere le nostre capacità ma anche le nostre incapacità. A volte gli individui non si preoccupano neppure di dare una spiegazione a strane ma fortissime, convinzioni. Noi guardiamo con gli occhi ma vediamo con la mente. Il cervello da coerenza perfino alle immagini sconnesse dei sogni. Potrebbe però darla anche a idee sconnesse della vita diurna, che invece ci appaiono coerenti e giustificate. Giustizia, amore, libertà, religione, sette, politica; molte correnti d'idee spesso non sono passate sotto un controllo stringente della ragione: ne siamo convinti è basta. Si dice che le emozioni non ascoltano i consigli, l’amore è cieco, tutto per la squadra del cuore, al cuor non si comanda, il cuore ha le sue ragioni…ecc. Un accanito tifoso della Juve se, nel giro di tre anni, la squadra cambiasse tutti i giocatori e per caso si ritrovasse con tutti quelli del Milan, la sua fede juventina forse non sarebbe per nulla scossa. Ma le ragioni per mantenere il tifo sarebbero inesplicabili. Infatti, non vi è nulla di ‘ragionevole’ a essere fedele solo ai colori di una squadra. A volte si difende accanitamente una politica o un uomo politico palesemente squalificato, senza sentire ragioni. Nemmeno per le fedi religiose le risposte sono tanto diverse. Si crede a una vita eterna dopo la morte, a esseri onnipotenti, ascese al cielo, concepimenti senza maschio, nascite da costole, miracoli; eventualità eccezionali e straordinarie, ma senza prove. C’è gente che offre la vita per credenze simili. Nel 1978 in Guyana centinaia di seguaci di Jim Jones si suicidarono credendo a certe sue follie. Spesso troviamo degli esseri umani che mettono da parte i propri interessi personali, la loro salute, la loro possibilità di avere figli, e dedicano la loro intera vita a fare gli interessi di un'idea che ha preso possesso dei loro cervelli. Proprio come i parassiti dei cervelli.

 

Emozioni e ragioni
Certe emozioni agiscono sulle idee, coinvolgendoci e condizionandoci, lo aveva detto Freud. La dove ora c’è l’inconscio, un giorno ci dovrà essere l’Io; il che voleva dire che l’opera di bonifica della ragione e della logica dovrebbero svelare le ambiguità, le assurdità e gli intrighi che ci portiamo dentro, ma di cui niente sappiamo. Noi abbiamo e difendiamo certe idee ma, forse, non ci accorgiamo che potrebbero essere indotte, frutto, in fondo, di un inganno del cervello. A dir la verità, a noi non sembra proprio che idee altrui possano colonizzare a nostra insaputa e cambiare i contenuti della nostra testa e deviare i comportamenti. Le nostre idee ci appaiono farina del nostro sacco e facciamo di tutto per giustificarle. Eppure ci dovremmo pensare sopra più di quanto in realtà facciamo. Alcune scorciatoie della mente (intuizioni) che una volta erano utilissime e ci guidavano quando non sapevamo cosa fare, ora possono produrre la convinzione che vi abbiamo sufficientemente ‘ragionato’ sopra. Mentre lo facciano spesso in modo istintivo e senza prove (tunnel della mente) (8), ma siamo lo stesso perfettamente convinti di essere nel giusto. Sono casi in cui, come si dice, “non sentiamo ragioni” e ogni logica, che dovrebbe almeno porre dei dubbi, in realtà non scalfisce l’idea. Se si sconfina nella patologia, si arriva a quella grave condizione definita ‘delirio’. Ma se non si superare una certa soglia di realtà convenuta, è indicata solo come tifo smisurato, fedi fanatiche, convinzioni incrollabili, grandi ideali, ecc.

 

    Luciano Peccarisi

 



Note
1) Simons D.J., Chabris C.F., (1999) Gorillas in Our Midst: Sustained Inattentional Blindness for Dynamic Events, in Perception, 28, pp. 1059-74
2) Bartels, A., Zeki, S. (2000) The neural basis of romantic love, in Neuroreport, n.11, pp. 3829-3834
3) Pinker S. (1997) How the Mind Works, trad. it. Come funziona la mente, 2000, Mondadori, Milano, pag.561
4) Dennett D.C. (2003) Freedom Evolves, trad. it. 2004, L’evoluzione della libertà, Cortina, Milano
5) Uno straordinario video è presente su YouTube: Cordyceps: attack of the killer fungi - Planet Earth Attenborough BBC wildlife.
6) Biron, D.G., et al (2005) Neurophilosophy Behavioural manipulation in a grasshopper harboring hairworm: a proteomics approach. Proc. R. Soc. B. 272: 2117-2126
7) Zimmer, C. (2000) Parasites make scaredy-rats foolhardy, in Science, 28 luglio, pp. 525-526
8) Piattelli Palmarini M. 1993) L’Illusione si sapere, cosa si nasconde dietro i nostri errori, A. Mondatori ed., Milano

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