lunedì 21 aprile 2014

IL MONDO E I FENOMENI ACAUSALI : SIGNIFICATIVITA’ , SINCRONICITA’ , ATTRAZIONE

IL MONDO E I FENOMENI ACAUSALI

 

1. Il mondo della materia
1.1. La “vita fisica”


Il mondo della materia è, in effetti, il mondo dell’energia; energia fisica, naturalmente, energia della natura  (Nota 1), e questo per distinguerla dalla energia psichica, di cui parleremo appresso.
Diciamo questo non solo perché la materia è, in ultima analisi, riducibile all’energia secondo la nota formula della relatività ristretta E=mc² ma soprattutto perché è l’energia che smuove, dunque da’ la vita fisica alla materia.

 

Bisogna applicare una energia fisica a una massa  (Nota 2)  perché in questa avvenga una trasformazione, una modificazione nel suo modo di essere fisico, cioè una modificazione del suo stato, vuoi sotto l’aspetto cinetico (stato inerziale), vuoi come forma, vuoi come composizione o in altro modo. Nelle cose e nel mondo possiamo vedere - accanto alla loro “vita animata”, vita data dall’anima, dallo spirito - una loro “vita fisica”, costituita dalla loro molteplicità e dalle loro trasformazioni, dal loro “divenire”.

Il filosofo greco Eraclito da Efeso

"Panta rhei", "tutto scorre", dice il filosofo Eraclito. Questa è la legge del divenire è, appunto, ed è la forma dellaca, è la vita sua propria della materia. Anzi, secondo alcune filosofie materialiste - che certo noi non accettiamo - vi è solo questo tipo di vita, tutto non è altro che un perenne flusso di elementi, che si combinano e si scombinano, si aggregano e si disaggregano tra di loro, nelle più diverse forme.
Come che sia, è l’energia che presiede alla “vita” (chiamiamola così, in effetti è il “divenire”) della materia, senza energia non vi sarebbe neanche questa forma di vita. Il mondo e le cose sarebbero immobili, pietrificate per l’eternità, in una eternità immobile. Non vi sarebbe il “divenire”, anzi non vi sarebbero neanche le “cose”, i “corpi”, perché questi non sono che energia condensata, solidificata in forme, per così dire, sulla base della suddetta, nota formula. La teoria quantica-ondulatoria rapportata a quella atomica corpuscolare ci danno, insieme, questa visione dell’universo fisico, fatto di energia-materia e la cui base è l’energia, la forza fisica, fondamento del suo divenire e della sua “vita” (delle sue trasformazioni).

1.2. La legge di causa/effetto
Il divenire - i cambiamenti e le trasformazioni del mondo della materia, il “panta rhei”, il fluire eterno delle cose, smosso dall’energia (fisica) - avviene sulla base della legge di causa ed effetto. E’ questo un principio fondamentale, un punto fermo che deve essere tenuto sempre presente e sul quale richiamo assolutamente l’attenzione.
La legge di causa ed effetto regge i fenomeni fisici - regge il divenire delle cose che appare, il divenire che si manifesta – ed è legge del mondo fisico, la legge della materia, il principio sulla cui base avviene la vita fisica – il divenire – della materia. Ripeto più volte e in più modi lo stesso concetto affinché esso resti ben chiaro.

Legge di causa ed effetto; il vento fa forza sulle vele (causa) e spinge la nave (effetto).(C,D, Friedrich "Le età della vita")

Legge di causa ed effetto. L'accensione dell'interruttore (causa) fa arrivare la corrente elettrica alla lampadina, che così si accende (effetto)

Affinché possa avvenire un fenomeno nel mondo fisico – nel mondo delle cose fisiche e degli eventi fisici – occorre che se ne verifichi un causa efficiente, cioè che venga applicata, a una data situazione inerziale iniziale, una sufficiente quantità di energia (sempre fisica) idonea a smuovere (a vincere) la resistenza inerziale di quella situazione: se appendo un oggetto, un quadro ad esempio, a un chiodo conficcato nella parete, affinché avvenga il fenomeno “caduta del quadro” (cioè la trasformazione dello stato inerziale precedente “quadro appeso”), il peso del quadro (l’energia gravitazionale che agisce sul quadro) deve essere tale da superare la resistenza del chiodo così conficcato. Questo è l’esempio più semplice, vi sono modificazioni/ trasformazioni di situazioni di partenza molto più complesse (es., occorre una determinata concorrenza di fattori aerodinamici tra loro proporzionati - peso dell’aereo, apertura alare, velocità di spinta del motore, incidenza del vento relativo suscitato e altri - affinché si determini una portanza tale che un aeroplano possa sostenersi in aria senza precipitare), ma il principio della causa efficiente è sempre lo stesso: Nell’ultimo esempio fatto, in definitiva, occorre solo applicare all’aeromobile una energia di spinta efficiente a che si determini quella portanza.
A questo punto, e come primo enunciato, diciamo che il principio di causa efficiente (efficiente a che avvenga un dato effetto) è alla base dei fenomeni fisici e li regge.


1.3. Il tempo e lo spazio
Ma il “divenire” - il flusso delle trasformazioni, delle aggregazioni e disaggregazioni di elementi che avvengono nella materia e nei corpi di cui questa consiste, insomma gli eventi e i fenomeni che abbiamo chiamato la “vita fisica” della materia e dei suoi corpi – si svolge lungo un continuum lineare in avanti irreversibile: il tempo.
L’altra caratteristica della “vita fisica” è la temporalità. I fenomeni e gli eventi avven-gono in successione, uno dopo l’altro, prima la causa e poi l’effetto. Occorre un “tem-po” (il decorso di un certo tempo) affinché si attui la trasformazione e si produca il (nuovo) fenomeno-effetto. E altresì occorre un “tempo” (più o meno lungo, non importa) affinché il fenomeno si esplichi in tutta la sua completezza e si esaurisca nella totalità di tutti i suoi effetti: affinché “avvenga” un nuovo stato fisico stabile. E’ questa la durata del fenomeno.
Il secondo enunciato è dunque che il tempo - la necessità di “un tempo”, la durata temporale, l’estendersi lungo una dimensione temporale - è l’altra condizione, l’altro modo di essere del fenomeno fisico, dello svolgersi della “vita fisica” e dell’accadere fisico.

Il terzo enunciato riguarda lo spazio. I fenomeni fisici si sostanziano in un corpo fisico. La materia non esiste in modo indifferenziato (e illimitato) ma esiste concretamente nella molteplicità dei corpi fisici, delle “cose”. I corpi, l’energia condensata e “pietrificata” in un corpo, occupa uno spazio, si estende su uno spazio ed ha una estensione spaziale, come sua condizione connaturata e suo modo di essere necessario.

M. Chagall "Il tempo è un fiume senza rive"

Picasso (periodo "blu")  "La vita"

Abbiamo detto “i corpi”, cioè l’energia fisica condensata. Non sappiamo se l’energia (fisica) in sé, il quantum di energia abbia anch’esso una dimensione spaziale o se il suo “vibrare”, il suo modo di essere ondulatorio non avvenga nello spazio, in “modo spaziale” e non sia invece “qualche altra cosa”, un altro modo di essere. L’immagine di un vibrare spaziale, di una ondulazione che avviene in uno spazio, come le onde del mare o la corrente elettrica lungo il filo conduttore, è ineliminabile dalla nostra mente e dal nostro modo di pensare e di comprendere, sulla base della nostra esperienza e sensibilità. Noi non possiamo pensare in modo diverso. Però, partendo proprio da questo paragone col mare e le sue onde, possiamo farci sopra dei ragionamenti.

Luigi Bechi "Mare di Castiglioncello  con renaiolo".Anche se i l movimento delle onde del mare, che sembrano camminare verso riva, è solo apparente ma ogni strato d'acqua occupa il suo spazio

Il castello, il bosco, il gatto, i solidi, la casa, ogni cosa che esiste nel mondo della materia richiede un suo spazio

Le onde del mare non si muovono, è il moto (energia cinetica) che si trasmette agli strati di acqua successivi (che già di per sé stanno davanti) e li sollevano; ma ogni strato d’acqua rimane al suo posto. E’ lo strato successivo che si solleva sotto la spinta energetica di quello precedente e non è lo strato precedente che cammina e che viene in avanti fino a riva. Ora, in questo esempio, è lo strato di acqua di ciascuna singola onda che occupa uno spazio (il “suo” spazio, che rimane sempre quello) ma l’energia cinetica - che provoca l’effetto apparente delle onde che si muovono in avanti - non occupa uno spazio. Questo paradigma è applicabile anche all’energia atomica, al quantum di energia? Se è così, il quantum di energia non ha – non è - un corpo; e con ciò stesso, non dovrebbe occupare uno spazio.
Facendo un passo indietro e ricordando che l’atomo si può presentare sia in forma corpuscolare che in forma ondulatoria, se ne dedurrebbe che esso nella forma corpuscolare, è materia (“energia pietrificata”) ed occupa uno spazio, mentre nella forma ondulatoria, è energia e non occupa uno spazio.

Il terzo principio che regge il mondo fisico (materiale) è, dunque, che esso per natura sua propria ha connaturata in sé la condizione spaziale, è anche e necessariamente spaziale. Si in esso, però, si pone il problema di come dobbiamo considerare e collocare l’energia che, benché fisica, sembrerebbe non occupare uno spazio. Il problema merita di essere più sceverato, ma esula dal nostro discorso sulla sincronicità e qui ci fermiamo; almeno per ora e salvo tornarci sopra in seguito.

1.4. Conclusione
La materia e i corpi fisici risultano dunque inquadrati entro parametri ben precisi, a loro connaturati: il dimensionamento temporale (e spaziale) e la legge di causa ed effetto. La “vita fisica” è così, si svolge entro quei parametri, il suo modo di essere è cosiffatto. Av-viene così ed è retta da questi principi.

2. Il mondo psichico
E’ il mondo della mente, è il mondo delle idee, è il mondo della coscienza e della con-sapevolezza. Come la materia ha i suoi “corpi” - la materia è la molteplicità della mani-festazione, si manifesta ed esiste come molteplicità - così anche il mondo psichico ha i suoi “enti”, i suoi “esistenti”. Possiamo immaginarci come un oceano in cui galleggiano tante isole, come un cielo stellato, come un universo popolato di queste cellule, di ag-gregati di cellule, di queste stelle, costellazioni, sciami di comete, piccoli meteoriti, soli splendenti, pianeti più o meno illuminati o addirittura bui. Certamente non è proprio così ma per immaginarcelo possiamo pensarlo così, condizionati come siamo dalla nostra esperienza e dalla sua intelaiatura spazio-temporale.
Gli “esistenti” di questo mondo psichico sono le idee, i pensieri, soprattutto le emozioni e i sentimenti. Sono, appunto, quelli che sappiamo essere i contenuti psichici della nostra mente. Poi ci sono gli “Spiriti”  (Nota 3) – nostri interiori o autonomi in sé – che sono Forze personificate e finalistiche , tese cioè ad esprimere e realizzare il proprio psicodinamismo. Ma questo è un altro discorso, non è di questi che vogliamo qui parlare.

Il cielo stellato, l'universo è pieno di corpi celesti. Così altrettanto l'universo psichico - il "campo PSI" - pieno di esistenti psichici (che non sono i neuroni)

Un'altra immagine, più dettagliata, dell'universo celeste mostra che è molto più pieno ("popolato" di astri) di quanto non sembri. Lo stesso deve dirsi per l'universo psichico

I contenuti psichici possono essere coscienti o inconsci, possono essere alla superficie o vicini alla superficie della consapevolezza dell’individuo che li prova ovvero lontani da essa. Ma anche in questo caso si riverberano o possono riverberarsi sulla superficie co-sciente della consapevolezza, possono essere richiamati (volontariamente) o risalire au-tonomamente (e senza la nostra volontà cosciente) dal profondo dove si trovano e dove vivono la loro vita; e, in questo caso, li vive (o li rivive) anche l’individuo alla superfi-cie della cui coscienza affiorano.
Questi contenuti, così presenti nella coscienza, richiamati o autonomamente ad essa risaliti, possono essere “sentiti” ovvero “si fanno sentire” dall’individuo che ne ha consa-pevolezza in modo più o meno potente (“numinoso”) a seconda della energia (psichica) di cui sono carichi e della potenza (“numinosità”) di cui “investono” lo stesso individuo.

2.1. Il principio di significatività.
La vita psichica, come si è visto, è fatta di idee, di pensieri, di sentimenti, la cui base è però costituita soprattutto dall’emozionalità da cui sono rivestiti e che li “colora”; i contenuti psichici sono infatti “colorati” dei sentimenti che l’accompagnano (che vengono sentiti dalla persona che ha questi contenuti) o che suscitano. L’intensità di questa coloritura, maggiore o minore, indica la potenza energetica di questi contenuti psichici e ne rappresenta, per così dire, la “grandezza” e il “peso”; corrisponde cioè a quelli che sono, nel mondo della materia, la grandezza e il peso dei corpi fisici.
I contenuti psichici, idee, pensieri, sentimenti, emozioni si accompagnano tra loro e si richiamano l’un l’altro in base alla loro reciproca “significatività” (significato simile o invece opposto e contrario, analogia della situazione attuale con un’altra già esperita o di un “vissuto” con un altro precedente (simiglianza dell’emozione che colora questi vissuti diversi), simiglianza dell’idea e così via.
Cioè nel mondo psichico e nei rapporti tra loro dei contenuti psichici, nel collegarsi di un dato contenuto, di un “ente” psichico con un altro non vige assolutamente il principio di causa ed effetto; non è questo che qui opera ma quello, del tutto diverso, del venirsi incontro, del ricercarsi, del polarizzarsi, dell’accompagnarsi tra loro perché l’uno da’ senso o trova senso o un maggior senso, trova un significato nell’altro – ed infatti abbiamo detto “nel collegarsi” (tra loro di due enti psichici) e non “nel discendere” (di un ente psichico da un altro, come invece avviene nel mondo fisico e per la legge di causa ed effetto).
Nel mondo della materia un fenomeno (effetto) discende da un altro (il fenomeno che ne è la causa), vi è una “produzione” (la causa produce l’effetto), questo è il legame che unisce due fatti nel mondo della materia ed è una diretta conseguenza del modo di fun-zionare di tale mondo (in base al principio di causa ed effetto). Invece nel mondo psichico il legame è un “incontrarsi”, “mettersi insieme”, “sentirsi e cercarsi” e questo in base a un principio di significatività. Dal quale poi deriva quella sincronicità di cui vogliamo qui parlare.

Acqua con acqua, terra con terra, aria con aria, fuoco con fuoco: similis cum similibus. Questo principio della sapienza ermetica e alchemica - riferito a quelli che, a partire da Aristotele, venivano considerati i quattro elementi originari e fondanti dell’universo; allora la tabella di Mendeleev non vi era – è una profonda intuizione di quello che ora viene riscoperto come principio alla base del mondo psichico e spirituale. Le realtà di tale mondo si associano e si ricollegano, tendono ad attrarsi tra loro in questo modo, in base a tale principio. L’esempio più immediato ci viene dato dall’analisi psicologica, dove il metodo di indagine principale è “l’associazione di idee”. Queste si richiamano l’un l’altra non per un legame oggettivo, razionale e scientifico, non per discendenza da causa ad effetto ma per quello che significano per l’analizzato; e così, attraverso l’interpretazione non oggettiva ma soggettiva (a lui riferita) delle parole per lui numinose, dei tic, dei sintomi, dei simboli onirici ecc., si arriva a conoscere e evidenziare, a portare alla luce il punto nodale della nevrosi. Un altro esempio ci viene dall’unirsi insieme delle persone che hanno gli stessi interessi, gli sportivi che riuniti tra loro vanno allo stadio o vedono insieme il programma televisivo di uno sport, i musicofili stanno insieme per parlare di musica, sentire dischi e vanno insieme all’auditorium e così via.
Dunque, il primo enunciato, in riferimento al mondo psichico, è questo del principio di significatività, che sostituisce quello di causa ed effetto nel legare tra loro due realtà psichiche. Principio che opera non attraverso un "derivare", un “discendere”, una “produzione” dell’una dall’altra ma a mezzo di un “venirsi incontro, un “accompagnarsi”, un “emergere insieme”, un “collegarsi” simpatetici.

I due compagni. Vanno insieme e si completano.  Terra con terra. acqua con acqua, aria con aria, fuoco con fuoco Disegno alchemico.

Il mago mette insieme e la colomba divina in alto illumina i simili

Una comunità di lama tibetani Similis cum similibus

2.1.1. La atemporalità del mondo psichico
Ma un altro modo di essere del mondo psichico è che in esso manca la dimensione del tempo (e anche quella dello spazio). Ed è questa condizione, questo statuto di atemporalità che ci portano dritti dritti al concetto di sincronicità, a quest’altro principio, la sin-cronicità appunto, che è alla base dei fenomeni psichici e che li regge. Questi fenomeni infatti avvengono non come effetto di una causa (non nel modo in cui sorge un fenomeno fisico-effetto, a seguito di una sua causa efficiente) ma affiorano nella realtà (insor-gono, si realizzano) insieme e contemporaneamente al fenomeno al quale si collegano per associazione significativa.
Sotto questo aspetto - come sostitutiva, nel mondo psichico, ai fini della nascita del fenomeno, del principio di causa ed effetto vigente nel mondo materiale - la sincronicità è la stessa cosa del principio di significatività di cui abbiamo parlato sopra; solo che ne viene sottolineato l’aspetto atemporale. Dice la stessa cosa, considerata dall’angolatura della dimensione tempo (che qui manca, non inquadra il mondo psichico e i suoi fenomeni). Ma vediamo meglio e, in proposito, non facciamo altro che riprendere alcune co-se già dette nell’editoriale del numero scorso di questa rivista.

“Il concetto di atemporalità del mondo psichico parte innanzitutto dalla constatazione dell’esistenza dei fenomeni di precognizione e della conseguente inapplicabilità al mondo dei fenomeni paranormali di parametri temporali come quelli di cui noi abbiamo esperienza nella nostra vita terrena materiale. Nel mondo materiale, infatti, e in questa nostra esperienza gli eventi sono scanditi nel tempo (si succedono l’uno all’altro) o almeno ci appaiono scanditi (il problema è filosofico) in tal modo, secondo una sequenza temporale in successione e irreversibile passato – presente – futuro.
A questa scansione in successione si accompagna indissolubilmente il principio causale, per cui un evento avviene dopo e come effetto di un altro precedente che ne è stata la causa efficiente. L’espressione “si accompagna” va intesa appunto perciò nel senso di “consecutività necessaria” (della sequenza e successione temporale dalla legge di causa-effetto): la scansione temporale è una conseguenza del principio causale. Poiché “l’evento effetto” è l’effetto di un “evento causa”, è chiaro che l’evento causa deve venire prima dell’evento effetto. Il rapporto di causa-effetto determina necessariamente una scansione temporale dei fenomeni legati tra di loro da un tale rapporto.
Così avvengono le cose nel nostro mondo, o almeno questa è la nostra esperienza (il problema, ripeto è filosofico).

Ma il fenomeno della precognizione, innanzitutto, e poi anche quello della telepatia – che avviene anch’essa senza scansione temporale, la percezione, da parte del telepata, del pensiero o dell’emozione altrui avviene nello stesso momento (principio di sincronicità, ) in cui l’altra persona ha quel pensiero o prova quell’emozione – non rispettano questa coppia costituita dalla legge di causa-effetto + loro successione temporale. E anche tutti gli altri fenomeni parapsicologici, a ben vedere, avvengono allo stesso mo-do, cioè il principio sincronicistico (teorizzato da Jung e Pauli) regge questa fenomenologia e si pone in luogo di quello della scansione temporale. E così un poltergeist si scatena (piatti e bicchieri volano) contemporaneamente (sincronicisticamente) allo sca-tenarsi della tempesta psichica interiore di chi lo provoca; mentre, al contrario e nel corrispondente fenomeno fisico, occorre un certo lasso di tempo tra l’impeto di rabbia (o di paura, o di difesa o altro) che mi fa scagliare materialmente un piatto per terra o addosso a chi mi ha provocato e il lancio effettivo del piatto: debbo prima decidere, alzare il braccio e la mano, prendere il piatto e tirarlo. Lo stesso è per la chiaroveggenza; ad esempio, l’orologio mi si ferma sincronicisticamente alla morte di una mia persona cara, come pure Swedenborg vede l’incendio di Stoccolma nello stesso momento in cui questo accade; mentre per vedere fisicamente una cosa (Swedenborg poi stava a Goteborg, a cinquecento chilometri di distanza) occorre un certo tempo, (anche se minimo, la velocità della luce è di 300mila km al secondo).
E’ da ritenere altresì che anche un apporto o un asporto avvengano in contemporanea con l’emozione che li ha provocati o con il pensiero del disincarnato di farne il suo dono; e, altrettanto, che una telecinesi si inizi insieme alla dissociazione dell’energia psi-chica che la determina; e così via.
Dunque: il paranormale, le sue fenomenologie e il suo mondo sono caratterizzati dall’assenza di una scansione temporale. A ben vedere, tuttavia, questa mancanza di temporalità non è altro che una conseguenza immediata e diretta della assenza del principio di causa-effetto, dunque un “secondario” rispetto a questo. E’ la causa-effetto che, di per sé e in via primaria, richiede una temporalità e una successione, come abbiamo visto; i due fenomeni, quello causativo e quello derivatone come suo effetto, essendo materiali, scaturiscono in questo modo; si pongono in linea di successione tra loro e richiedono quindi un tempo”.

Un letto (sopra) e un materasso (sotto) bruciati in due casi di poltergeist (RSPK) avvenuti a Panama I fenomeni di RSPK consistono molto spesso in incendi

Un famoso esperimento di psicocinesi fatto dalla medium Stanislawa Tomczyk

(a sinistra)

Il celebre sensitivo svedese Emanuel Swedenborg (di cui parla anche il filosofo Kant).  Famosi, tra l'altro, i suoi "viaggi" chiaroveggenti nell'aldilà . di cui ci ha lasciato delle straordinarie descrizioni) e la visione chiaroveggente dell'incendio di Stoccolma del 1759

(a destra)

Due famosi esperimenti ESP  condotti tra il percipiente (studente della Duke University) H.J. Pearce e l'agente J.G.Pratt (professore nella stessa università, collaboratore di J. B. Rhine, inventore si questi esperimenti quantitativi con le "carte Zener"). Nel primo caso  Pearce si trovava nell'edificio B, a distanza di 90 metri da Pratt che si trovava nell'edificio A. Nel secondo caso  (Pearce in C e Pratt in A9 la distanza era di 250 metri

Da tutte queste considerazioni vengono fuori il concetto e il principio di sincronicità.
Il secondo enunciato relativo al mondo psichico ci dice dunque che le realtà di tale mondo sono al di fuori del tempo, non sono inquadrate nella dimensione "tempo"; e che il loro collegarsi, il loro nascere insieme, il loro “venire a stare insieme” è una contemporaneità (avviene in contemporanea, senza tempo frammezzo) fondata sul principio di una "significatività" reciproca. Nel mondo psichico non c’è lasso di tempo, non c’è il decorrere di un tempo nel “richiamo”, nel collegarsi del fatto richiamato con quello richiamante, nel loro emergere nella realtà.
E’ da notare, tuttavia, che talvolta una molteplicità o un complesso di eventi psichici reciprocamente significativi possono essere tra loro collegati in modo da costituire un processo; la concatenazione che, per la significatività reciproca, unisce quegli eventi e li raccorda assume cioè la forma di un processo. Ora, lo stesso concetto di “processo” implica una successione negli eventi in questione, dunque una scansione temporale, l’uno viene dopo l’altro. Senonché - come vedremo meglio in seguito e qui facciamo rinvio - anche in questo caso, nel mondo psichico vi è invece una contemporaneità, una coesistenza di “eventi”, perché la realtà (di quel complesso) è unica. La scansione temporale e la forma, il modo di presentarsi processuale degli eventi (molteplicità degli eventi in successione temporale) riguardano solo la loro manifestazione terrena, l’attuarsi del “complesso unico” di una realtà psichica nel mondo materiale.
(Il terzo enunciato circa il mondo psichico ci dice che qui non esiste neanche la dimensione spazio. Ma questo viene meno in considerazione ai fini del discorso sulla sincronicità ed è sufficiente quanto si è detto in precedenza e le problematiche che ne abbiamo visto insorgere).

2.2. La sincronicità
Dunque, la sincronicità sta ad indicare (per ora e in questo nostro primo approccio a tale problema) quel particolare modo di essere delle relazioni interiori degli enti ed esistenti del mondo psichico e dei contenuti psichici in genere, per cui questo loro relazionarsi - direttamente discendente dal “principio di significatività”, che abbiamo visto che infor-ma queste relazioni - non richiede un tempo, tutto avviene al di fuori della temporalità (dato che il mondo psichico non è inquadrato nella dimensione tempo). In questo rela-zionarsi, in questo “sentirsi” e, di conseguenza, “venire a stare insieme”, in questo affiorare insieme alla realtà  tutto avviene in contemporanea - per l’appunto, sincronicisticamente. Come insorge, non appena viene avvertita quella spinta di significatività, anzi di“simpatia”, nel senso etimologico della parola: syn pathein, sentire insieme, sentire una medesima cosa, sentire l’altro, sentire quello che l’altro sente (ma potrebbe anche trattarsi di un sentire reciprocamente negativo e contrario, una "antipatia"; sempre legame psichico vi è)), così nello stesso tempo interviene con la relazione e l’associazione emozionale, il "nascere insieme". La “significatività”, sentire che l’altro è significativo per noi, ci porta a ricercarlo, a conoscerlo, a stare insieme, a metterci l’uno in presenza dell’altro. Ma la simpatia altro non è che una “significatività” colorata emozionalmente; ed è questa simpatia, questa coloritura emozionale, questo sentimento che porta i due enti, i due contenuti psichici a “cercarsi”, a stare insieme, a “pulsare insieme”; e lo “stare insieme” è esso stesso un pulsare insieme. Anche nel mondo spirituale avverrebbero così i contatti tra gli Spiriti - per quanto ci dicono le co-municazioni medianiche - ma abbiamo detto che qui non vogliamo parlare di questo.

Gemelli nell'utero materno. Sorgono insieme e si accompagnano in un unico involucro, l'utero appunto, come nella sincronicità due eventi sorgono e si accompagnano in un'unica sfera psichica di partecipazione  significativa ed emotiva

I gemelli magici dei tarocchi. In alto il sole li illumina e presiede e regge al loro andare insieme ed accompagnarsi

La sincronicità è dunque innanzitutto un principio (più che una legge) interno al mondo psichico e tutto suo proprio. Più propriamente, tuttavia, e in senso stretto, essa viene ri-ferita (va intesa come riferita) ai fenomeni paranormali che avvengono nel mondo fisico, cioè al rispecchiarsi di questo principio del mondo psichico in quello fisico attraver-so le fenomenologie paranormali. La sincronicità in senso proprio rappresenta il riflettersi e l’attuarsi di quel principio psichico nel mondo della materia come sorgente di un fenomeno paranormale (che è pur sempre un fenomeno del mondo fisico).
E infatti, non poche volte questo principio (psichico) di sincronicità noi lo constatiamo in opera anche nel nostro mondo fisico, alla base di taluni eventi e fenomeni fisici, come loro matrice, in luogo e al posto di quello di causa ed effetto, che, come sappiamo, a-vrebbe dovuto essere invece quello più propriamente loro costitutivo, trattandosi di fe-omeni del (avvenuti nel) mondo fisico.
Questa diversa operatività (in base al principio di sincronicità invece che a quello consueto di causa ed effetto) all’interno del mondo fisico rappresenta, naturalmente, una eccezione, tuttavia si da’ e, se interviene, un motivo ci deve essere; questo motivo sta certamente ad indicare un forte impatto emozionale, una principale incidenza della componente psichico-emozionale nella situazione verificatasi o in atto. E’ stata proprio la constatazione dell’evenienza, nel mondo fisico, di casi di sincronicità, di fenomeni cioè inspiegabili in base a un normale rapporto di causa/effetto e invece accaduti, che ha fatto pensare, che ha fatto intuire che vi doveva essere un qualche principio diverso a fondamento di questi fenomeni. E’ stato proprio partendo dall’osservazione di questi fenomeni sincronicistici, come sono stati poi chiamati, che si è teorizzata l’esistenza del principio in questione.

Lo psicologo e psichiatra Carl Gustav Jung é stato il primo, insieme al fisico Wolfgang Pauli, a formulare questa ipotesi in modo completo e scientifico e non solo astrattamente filosofico  (Nota 4)  Egli cita almeno tre episodi accaduti a lui personalmente. Il primo è quello, in due tempi, del tavolo spaccato e della rottura di un coltello, a cui accenna anche B. Reuter nell’articolo "Sincronicità e problema del rapporto tra materia e spirito", pubblicato su questo stesso numero della rivista.
Esso accadde nel 1898, quando Jung era ancora studente di medicina all’università di Basilea, durante un periodo di vacanza trascorso in casa sua a Binningen. All’epoca, come ci riferisce lui stesso, era in un certo qual modo preoccupato, pensava al proprio avvenire, alla specializzazione da prendere – medico internista o chirurgia? I mezzi della famiglia per la prosecuzione dei suoi studi non erano infiniti, doveva quindi provve-dere a trovarsi un lavoro, così le cose sarebbero state facilitate, ma la prospettiva che gli si presentava (lavorare come assistente presso il locale ospedale cantonale) era modesta, non lo soddisfaceva.
Conosceva già l’opera di Freud, che apprezzava molto, ma la sua attenzione era rivolta soprattutto verso problemi filosofici, letterari, religiosi – tra l’altro, era in forte contrasto con il padre, pastore protestante, sulle questioni di Dio e della Provvidenza divina. Era altresì a giorno degli scritti di alcuni dei principali, seri ricercatori (Crookes, Zöllner) in quella controversia materia che era il cosiddetto “occultismo”  (Nota 5) di cui allora si dibatteva ferocemente. I suoi interessi cioè andavano in tutt’altra direzione, e infatti poi sceglierà la psichiatria.  (Nota 6) Sentiamo il suo racconto.

“Durante le vacanze estive, però, accadde qualcosa che era destino dovesse influenzarmi profondamente. Un giorno stavo nella mia stanza, studiando i miei trattati. Nella stanza accanto – la porta di comunicazione era spalancata – mia madre lavorava a maglia. Era la stanza da pranzo, dove c’era un tavolo rotondo di noce … ormai vecchio di settanta anni … Improvvisamente risuonò uno scoppio, come un colpo di pistola. Mi precipitai nella stanza dalla quale proveniva il rumore della detonazione. Mia madre era seduta nella sua poltrona, sconvolta, e il lavoro le era caduto dalle mani. Balbettò: ‘Che cosa è successo? Era proprio vicino a me’ … Seguendo il suo sguardo, vidi che cosa era accaduto: il piano del tavolo si era spaccato dall’orlo fino oltre il centro … proprio nella parte più compatta. Ero sbalordito, come poteva essere accaduta una cosa simile? Un tavolo di legno di noce massiccio, stagionato di settant’anni … Che cosa mai aveva potuto provocare quell’esplosione? ‘Certo, vi sono curiosi accidenti’ pensai. Mia madre scuoteva il capo, scura in volto ‘Sì, sì – diceva con la voce tipica del n. 2 – questo fatto ha un significato!’. Contro il mio volere ero turbato”.
“Circa due settimane dopo, tornando a casa, trovai tutta la famiglia - mia madre, mia sorella e la cameriera - in gran subbuglio. Pressappoco un’ora prima c’era stato un altro scoppio assordante … Il rumore era venuto dalla direzione della credenza … I miei la avevano già esaminata, senza trovare tracce di spaccature. Mi misi anch’io ad esaminare sia la credenza sia tutto ciò che le stava intorno, ma con lo stesso risultato ne-gativo. Allora cominciai a controllare l’interno della credenza. Nel cassetto che conteneva il cestello del pane trovai una pagnotta e, accanto, il coltello del pane: quasi tutta la lama era in frantumi! Il manico stava in un angolo del cestino e in ognuno degli altri angoli c’era un pezzo della lama. Il coltello era stato adoprato poco prima … Il giorno dopo portai il coltello da uno dei migliori coltellinai della città. Esaminò i punti rotti con una lente di ingrandimento e scosse il capo: ‘Questo coltello è in ordine – disse – non c’è alcun difetto nell’acciaio …”  (Nota 7)

A cosa era dovuto, con l’emozionalità di chi era in connessione questo duplice fenomeno acausale? Con i pensieri di Jung, agitato per il proprio futuro, scontento per il lavoro che doveva pur accettare e intraprendere per motivi economici mentre i suoi interessi erano rivolti in tutt’altra direzione? O invece con le preoccupazioni della madre - della quale si diceva che suo padre avesse doti sensitive. Anche Jung doti medianiche, da parte di questo nonno materno, quindi, è da ritenere, che sotto questo aspetto derivativo le avesse, benché ordinariamente latenti, anche sua madre - che certamente sentiva quelle del figlio, presente in casa in quel periodo per le vacanze? (se fosse esatta questa seconda ipotesi, è da notare il contrasto, veramente da manuale, tra la tranquillità del livello cosciente del lavoro a maglia, che la mamma di Jung stava facendo in quel momento e l’agitazione del suo profondo, esteriorizzata nei poltergeist del tavolo e del coltello). Ovvero ancora, terza ipotesi, era lo stesso “futuro” di Jung, il suo Sé e la sua via di individuazione, che in quel modo intervenivano, con un processo operativo causativo messo in moto da una causa finale ?  (Nota 8)

Il coltello di Jung, spezzatosi nell'episodio qui a fianco raccontato

Secondo episodio. “Mi interessava sentire il parere di Freud  (Nota 9) sulla precognizione e sulla parapsicologia in genere . Quando lo andai a trovare a Vienna, nel 1909, gli chiesi cosa ne pensasse. A causa dei suoi pregiudizi materialistici, respinse in blocco tutti questi problemi come assurdi  (Nota 10) e lo fece in termini di un così superficiale positivismo, che mi trattenni a fatica dal rispondergli aspramente . Mentre Freud esponeva i suoi argomenti, provavo una strana sensazione. Era come se il mio diaframma fosse di ferro e si fosse arroventato, come una volta incandescente. E in quel momento, ci fu un tale schianto nella libreria, che era proprio accanto a noi, che entrambi ci alzammo in piedi spaventati, temendo che potesse caderci addosso. Dissi a Freud: ‘Ecco, questo è un esempio del cosiddetto fenomeno di esteriorizzazione  (Nota 11) catalitica’ . ‘Suvvia - disse Freud – questa è un vera sciocchezza!’. ‘Ma no – gli risposi – vi sbagliate, Herr Professor  (Nota 12),   e per provarvelo ora vi predico che tra poco ci sarà un altro scoppio". E infatti, non avevo finito di dirlo che si udì nella libreria un altro schianto uguale al primo. Ancora oggi non so che cosa mi desse quella certezza  (Nota 13)  . Ma sapevo, al di là di ogni dubbio, che il colpo si sarebbe ripetuto”. (Nota 14)

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Qui comprendiamo benissimo quale è “l’ente psichico”, l’emozione (che assume la forma di “spirito disgregato”, disgregatosi e autonomizzatosi dalla psiche complessiva di Jung) che scatena il fenomeno fisico di quelle esplosioni: la prima volta è la furia, la rabbiosa inaccettabilità per Jung per le infantili, aprioristiche, pregiudiziali negazioni di Freud e, nel contempo, la valenza che queste realtà avevano invece per lui, la potenza con cui le sentiva. E’ proprio questa “potenza” (numinosità) che si esteriorizza e si manifesta nel fenomeno fisico esterno. Nella seconda esplosione, possiamo ipotizzare che l’emozione che si esteriorizza e si manifesta è la solenne certezza della propria verità. La prima volta, il “dio che è in noi” (in Jung) esplode nella sua furia; la se-conda volta esprime il suo primato (rispetto a “Herr Professor”).
Dunque, con un primo approccio, abbiamo detto che la “sincronicità”, in senso proprio, rivela la presenza di un ente psichico, di un contenuto psichico e rappresenta il loro mani-festarsi e operare nel mondo fisico, attraverso un fenomeno fisico non determinato e non spiegabile con la legge di causa ed effetto ma determinato e spiegabile in base a un altro principio, quello di “significatività”, proprio del mondo psichico ma che, in questo caso, viene ad operare anche nel mondo fisico.

Con un secondo approccio, dopo questi racconti di Jung, possiamo ora confermare che questo avviene in presenza di una potente pulsione (una “potenza psichica”), costituita da una fortissima emozione e motivazione psichica, da una carica psicodinamica (che assurge alla forma e alla forza di “spirito disgregato e autonomizzatosi”) ovvero da una “causa finale” che si deve attuare, le quali, dovendosi scaricare e realizzare in ogni modo e, non potendolo fare normalmente (o impedite di farlo), lo fanno (“si attuano”) agendo direttamente e di per sé nel mondo fisico (psicocineticamente) e provocando in questo modo il fenomeno.
Di conseguenza la “sincronicità” prima ancora che un fenomeno a sé stante (“fenomeno sincronicistico”) è una modalità operativa. E’ il modo secondo il quale (e attraverso il quale) si attua il fenomeno paranormale. Una modalità ripresa dal mondo psichico, al quale è proprio. Anche di questo diremo meglio più appresso (secondo rinvio).
Si tratta, in fondo, dello stesso meccanismo che è alla base e opera nelle malattie psicosomatiche. Solo che nel nostro caso (fenomeno paranormale) l’energia psichica si esteriorizza, si porta all’esterno e agisce fuori del corpo della persona interessata (emozionalmente caricata) e si attua invece (produce il fenomeno) nel mondo e nelle cose a lui esterne. Senonché, tutta la realtà, tutto il mondo (e l’universo) sono permeati dall’energia psichica, sono immersi nel mare dell’inconscio collettivo: come si può dire, dunque, fino a che punto si può veramente dire: “dentro”, “fuori”, “interno”, “esterno”, “esteriorizzare”, “portare all’esterno” e così via? Fin dove arriva il “dentro” e dove co-mincia il “fuori”? Se tutto è in un mare psichico, le onde di questo mare - smosse da un “terremoto” (emozionale) interno ad una costa, possono arrivare, come maremoto, a bagnare e inondare ogni altra costa, tutte le altre terre, isole, continenti che si trovano nel mare e vi si affacciano

E' l'idea, è il progetto che, dal mondo psichico e da macrocosmo, precedono e finalisticamente dirigono e determinano la realizzazione concreta dell'opera nel microcosmo. (nell'immagine il celebre dipinto di Domenico di Michelino "Dante e l'allegoria della Divina Commedia) 

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La nascita del Santo Bambino (dipinto di Stephan Lochner, conservato nell'Alte Pinakothek di Monaco di Baviera)

Il viaggio dei Re Magi verso il Santo Bambino

L'adorazione dei re Magi, di Giotto.

E' "l'dea centrale e creativa"  - nel nostro caso la nascita del Santo Bambino -. che attrae a sé finalisticamente e fa insorgere e realizza gli eventi che accadono (l'Editto di Augusto sul censimento, l'adorazione dei pastori, il viaggio dei Re Magi e tutto il restante contorno, nel nostro caso)

Il terzo approccio a questo tema che stiamo trattando, riguarda la temporalità (l’assenza di una temporalità). Tutto questo avviene in sincronicità, sincronicisticamente, senza intervallo di tempo fra l’emozione, la carica psicodinamica e il fenomeno che ne viene provocato e attraverso il quale si manifesta. Come insorge l’emozione (con la sua significatività e potenza di attrazione) in contemporanea insorge il fenomeno fisico, sua rappresentanza.
La “causa”, se così vogliamo chiamarla, del fenomeno non è una causa efficiente fisica ma è una carica psichica. Il fenomeno che si verifica non è un “effetto” di quella “causa” ma è una sua rappresentanza, una sua mascheratura e simbolismo, è la stessa cosa dell’emozione (dell’ente psichico, del contenuto psichico) espressa, manifestata in for-ma simbolica e in termini di “mondo fisico” (fenomeno del mondo fisico).

Il terzo episodio accaduto a Jung. “Una giovane paziente fece un sogno in un momento decisivo della cura. Nel sogno essa riceveva in dono uno scarabeo d’oro. Mentre mi raccontava questo sogno, io stavo seduto, voltando la schiena alla finestra chiusa. D’un tratto, udii alle mie spalle un rumore, come se qualcosa bussasse piano alla finestra. Mi voltai e vidi un insetto alato che, dall’esterno , urtava contro la finestra. Aprii la finestra e presi al volo l’insetto. Era l’analogia più prossima a uno scarabeo d’oro, che si possa trovare alle nostre latitudini, ossia uno scarabeide, una “Cetonia aurata”, il comune coleottero delle rose, che evidentemente, proprio in quel momento, si era sentito spinto a penetrare, contrariamente alle sue abitudini, in una camera buia” .(Nota 15).
Qui l’emozione in opera appare costituita dalla comprensione profonda da parte di Jung del significato simbolico del sogno  (Nota 16) . Egli capisce profondamente quel sogno e quel simbolo, capisce che essi sono un momento chiave dell’analisi e della cura e ne capisce il senso. La forza (la “commozione”) di questo “sentire”, quasi che fosse un “che” di oggettivo - in effetti, è un contenuto psichico autonomizzatosi – si porta fuori ed agisce. Insorge così il fenomeno, un insetto analogo a quello sognato è indotto ad avvicinarsi.

Amuleto magico antico egizio, raffigurante lo scarabeo,  propiziatorio di una buona rinascita. Per gli egizi infatti lo scarabeo è un simbolo solare del divenite e della rinascita a una nuova vita dopo la morte

Qui lo scarabeo è riportato in una iscrizione geroglifica

Il quarto approccio al problema della sincronicità ci dice dunque che l’emozione operante per rendersi operativa si “stacca”, per così dire, dal suo titolare, si disgrega dalla sua psiche complessiva, diventa un “che” di autonomo e oggettivo, un ente psichico a sé stante, uno “spirito disgregato”, che opera come tale e di per sé. E’ la stessa cosa che avviene nella medianità, nei casi in cui parla l’inconscio (del medium o polipsichico dei partecipanti alla seduta) e si camuffa da spirito.
Nel terzo racconto alcune frasi sono state da me sottolineate. Il senso della prima sottolineatura (“riceveva in dono uno scarabeo d’oro”) è riportato nella nota 15 (simbolismo della rinascita a vita nuova).
Le altre espressioni, da me sottolineate, “come se bussasse ecc.” e “dall’esterno” rappresentano anch’esse dei simbolismi, usati da Jung quasi automaticamente, per una forza loro: simboleggiano il “bussare” alla finestra della comprensione di Jung da parte di un significato (del sogno), che viene da fuori di lui. Il “significato del sogno” “bussa” all’intelligenza di Jung per farsi “vedere” e “aprire”, cioè capire. Sembra quasi che lo scarabeo bussi a Jung (alla finestra della sua intelligenza e comprensione; la finestra è il luogo da dove entra la luce) e gli dica “fammi entrare, comprendimi”. E questo significato, questo scarabeo, sempre simbolicamente, viene dall’esterno, dal sogno della paziente o meglio, da un “demone” (l’intelligenza empatica), che parla a Jung, che gli voltava le spalle, voltava le spalle alla finestra e “non vedeva”; ma che, sentendo quel rumore, si volta e vede, la una “illuminazione” e capisce. L’intelligenza empatica di Jung e il senso del sogno si sono, in questo contesto, quasi autonomizzati (da Jung e dalla so-gnatrice), acquistano una valenza loro propria, lo scarabeo del sogno si concretizza e si fa “terzo” (rispetto ai due) e “bussa” per “farsi aprire” ed “entrare”.
Con un quinto approccio, diciamo che il fenomeno sincronicistico parla per simboli. Esprime e rappresenta simbolicamente l’emozione e il contenuto psichico che lo hanno provocato, ne è la “maschera” e la mascheratura. Comprendendo e decifrando il fenomeno-simbolo, si risale al significato e si comprende il contenuto psichico e l’emozione che lo hanno determinato e che nel fenomeno si sono espressi.

2.2.1. A proposito dei “rinvii”
Abbiamo fatto sopra due rinvii, che ora dobbiamo sciogliere, completando e precisando brevemente i concetti ivi enunciati.
Il primo rinvio riguardava la sincronicità come modalità operativa. Si tratta di questo: noi parliamo spesso di fenomeno sincronicistico e consideriamo la sincronicità come un fenomeno. In effetti, la sincronicità più che un fenomeno a sé stante è una modalità operativa, il modo secondo il quale una realtà psichica si realizza sul piano terreno. Questo modo è, lo abbiamo detto, quello di rappresentarsi, di trasporsi in un analogia, in una associazione per significatività, similis cum similibus, e questo in contemporanea, senza una scansione temporale.
Certo, quando nel fenomeno risalta soprattutto questo aspetto di “analogia”, di “non casualità”, di “eventi simili che si accompagnano inspiegabilmente e incredibilmente”, quando non appare altro che questo aspetto – come, ad esempio, nel caso classico della cetonia aurea accaduto Jung e sopra citato – il fenomeno appare essere la stessa sincronicità e, appunto, si dice “è un fenomeno di sincronicità”.
Senonché, in genere ogni fenomeno ha un suo contenuto e una sua denominazione classica, in base ai quali viene tradizionalmente indicato. Se si tratta di un fatto psichico ovvero paranormale che avviene sul piano fisico, allora il “fatto” o fenomeno vero e proprio è quello indicato dal suo nome e la sincronicità è solo il modo come avviene, caratterizzato dalla mancanza di una scansione temporale e dal verificarsi dei due eventi in contemporanea. E’, appunto, solo una modalità operativa del fenomeno.
E così, un fenomeno di telepatia resta un fenomeno di telepatia, solo che avviene sincronicisticamente, io ho coscienza del pensiero dell’altro o vivo anch’io la sua emozione nello stesso momento in cui lo pensa o la sente il suo legittimo titolare; così altrettanto è per la chiaroveggenza (la “morte del nonno” e, nello stesso tempo, il suo quadro che cade o la sveglia che suona), per un poltergeist, per un apporto ecc. E così è, nel mondo psichico, per l’empatia e altri simili accadimenti (psichici).
La sincronicità può essere, sì, vista come fenomeno ma soprattutto costituisce una modalità operativa del fenomeno.

Il secondo rinvio riguardava gli accadimenti costituenti un “processo” nel loro insieme; pensiamo, ad esempio e soprattutto, al processo di individuazione (come lo intendono Jung e la sua scuola). Alcuni eventi - di vita, soprattutto - si presentano, se considerati insieme, se visti ex post, non come tanti eventi singoli casuali e casualmente analoghi, ma come aventi alla base quasi un denominatore comune, come legati da un misterioso rapporto; un certo evento, che all’inizio appariva un fatto qualsiasi, uno dei tanti che ci occorrono nella vita, acquista poi, alla luce di altri che si verificano successivamente, tutto un altro significato e senso, un altro valore. Mostrano di avere un senso tutti insieme.

Direi che tutto questo è vero, ma che riguarda unicamente la realizzazione di questi e-venti sul piano terreno della manifestazione. Nel piano soprasensibile, nel mondo delle idee, nel mondo psichico, nel “cielo stellato”, là dove non c’è il tempo, tutto resta un “unicum” formato, una costellazione unitaria e unica, già composta di tutti quegli ele-menti che la caratterizzano e che ne realizzano l’individualità, anche se poi sul piano terreno questo “unicum” si realizzerà nel tempo e in forma processuale, attraverso una serie di accadimenti.

Tornando al “processo di individuazione”  (Nota 17),  attraverso il quale un individuo realizza se stesso nella propria totalità e integralità man mano che procede nella vita (o anche, per ché no? attraverso più vite) , il Sé esiste già nella sua integrità nel suo mondo psichico; si realizza poi sul piano terreno e nel tempo attraverso una molteplicità di eventi in successione, coordinati e che si integrano tra loro, attratti da una causa finale, che è data dalla realizzazione di se stesso in quella completezza, totalità e rotondità a 360 gradi che già è nel mondo iperuranio.

La via di individuazione, ci porta riunire le due parti di sé, il conscio, parte maschile, e l'inconscio, l'anima, la parte femminile.. Dietro - oscuro perché sconosciuto e inconoscibile ma protettivo  e solerte - c'è il Sé. Disegno e simbolo alchemico. Il processo di individuazione è il procedimento silenzioso che si svolge nella vita . e forse attraverso più vite e reincarnazioni - per conseguire questa realizzazione di sé e che non sempre si completa. Lo stato r lo stadio raggiunto in questo processo è rivelato dai sogni

L'Angelo dell'Annunciazione (qui in un dipinto di Simone Martini) è simbolo di armonia

Arazzo francese raffigurante "l0offerta del cuore". Come simbolo dell'attrazione dell'uno verso l'altro e dell'incontro possiamo rapportarlo alla sincronicità

2.3. Attrazione: la sincronicità come armonia del mondo
Se apriamo la"Garzantina – Enciclopedia di psicologia" (a cura di Umberto Galimberti) alla voce “sincronicità”, vi leggiamo, tra l’altro: “Il concetto (di sincronicità) … deve essere … inserito in una visione degli eventi come partecipanti a un tutto strutturato, sul modello dell’armonia prestabilita di G. W. Leibnitz o sul modello schopenhaueriano della ‘simultaneità’ di termini non connessi causalmente … il concetto (si colloca) … in quella direzione di ricerca dove il significato degli eventi è cercato, oltre che nei loro antecedenti causali, nell’ambito dei loro rapporti strutturali, dove lo strutturalismo sotteso suppone una forma di armonia esperienziale tra gli eventi e la nostra comprensione stessa”’.
I termini da estrapolare da questa descrizione-definizione e da tenere fermi, sui quali va fissata la nostra attenzione sono: Armonia prestabilita. Rapporti strutturali. Armonia esperienziale. Il mondo ultrasensibile - che è aldilà dei nostri sensi ma che governa il mondo sensibile, un mondo che è nella nostra interiorità - il mondo psichico insomma è un tutto strutturato, è un insieme in cui vi sono rapporti tra le parti e questi rapporti sono di armonia; una armonia che fa di questo “tutto” una struttura (appunto, armonica). Questa “armonia” si riflette, si ripercuote anche nel mondo sensibile (con i fenomeni sincronicistici), noi quaggiù ne abbiamo l’evidenza attraverso questi fenomeni e così quella che è una “armonia prestabilita”, oggettiva in sé del mondo superiore diviene anche una nostra esperienza, una nostra armonia esperienziale

                 "La città ideale", di  Luciano Laurana. Simbolo anch'esso di armonia

La sapienza ermetica e quella alchemica hanno condensato tutto questo in una frase, “Come sopra, così sotto”, che indica appunto questo rapporto strutturale e di armonia che vi è tra il mondo superiore ultrasensibile e quello nostro sensibile, tra il macroco-smo e il microcosmo (dove lo stesso termine cosmo sta ad indicare che entrambe sono strutture armoniche, sia quella “macro”, il “cielo”, il “mondo divino”, sia, altrettanto, quella sottostante umana, “micro”). Vi è una corrispondenza fra i due “cosmi” e quello di sotto (pur retto dalla sua legge causale) risponde, è sensibile a quanto avviene “di sopra”. E sta proprio in questo la sincronicità.
Jung ha intuito tutto questo ed ha trovato (e ha posto) questa corrispondenza alla base e come motivo di comprensione del celebre libro oracolare cinese I Ching, “Il libro dei mutamenti”. Quando vi è una forte motivazione (e non una sciocca curiosità), questa “commozione dell’anima” sommuove gli eventi, si sovrappone al normale ordine causa-le - che ordinariamente presiederebbe alla caduta dei bastoncini o delle monete lanciate in aria per la consultazione - e determina una loro “caduta non casuale” ma una “caduta significativa”, che porta in sé una corrispondenza fra la “situazione” e momento della vita del consultante l’oracolo (“mondo superiore”) e l’uscita-risultato del lancio (microcosmo). E’ così che al segno uscito (e a quella della sua mutazione) corrispondono dei versetti oracolari specifici, che esprimono, in termini leggibili e accessibili alla umana comprensione, la situazione attuale di vita del consultante e come successivamente essa muterà. Nell’oracolo de I Ching il mondo superiore si rispecchia in quello nostro sensibile e la sincronicità è alla base di questo rispecchiarsi. Il consultante, con il suoi stato d’animo, fa da catalizzatore.

"Come sopra, cos' sotto".  Questo principio, che troviamo nel Pimandro di Ermete Trismegisto e che quindi è proprio della sapienza ermetica, in effetti è affermato e contenuto in ogni insegnamento sapienziale. Qui in una rappresentazione cristiana

I 64 esagrammi dei bersetti oracolari dell'I Ching ("Il libro dei Mutamenti"). La capacità e la forza oracolare de I Ching è fondata appunto sul principio di sincronicità, come ha ben mostrato C:G: Jung

"Come sopra, così sotto". Una miniatura islamica, raffigurante in alto il paradiso e il mondo superiore, in basso il mondo degli uomini, con al centro la sacra Ka'aba

"Come sopra, così sotto", in una raffigurazione dell'alchimia. Il Sole spirituale in alto nutre l'uomo sottostante

"Come sopra, così sotto" in un'altra raffigurazione alchemica. Il Sole e la Luna, il maschile e il femminile, il conscio e l'inconscio riuniti nel Sè del Macrocosmo che domina e regge il mondo sottostante, il microcosmo, che ha in sé l'animale della materialità e però anche le ali per volare in alto

Il pensiero è magia e capacità creativa.. La Maga, la grande Madre primigenia dal di fuori e dal suo empireo pensa e realizza fuori di sé il fiore del mondo, traendolo dal fuoco delle viscere della terra

Ermete Trismegisto o anche l'astrologo simboli della sapienza e della lettura dell'universo in un disegno alchemico

Anche l’astrologia (secondo Jung innanzitutto, ma anche secondo molti altri studiosi) trova il suo fondamento in una analoga corrispondenza tra i due “cosmi” e in un analogo “come sopra, così sotto”. Anche per l’astrologia la base di questa corrispondenza è la sincronicità e in questa considerazione essa (l’astrologia) non ci appare più astrusa e di dubbia validità, acquista invece un sua plausibilità.
Il principio e l’ordine di sincronicità, che si fondano e trovano la loro ragione, come sappiamo, nel principio e nell’ordine di significatività, si presentano strettamente collegati ai principi e all’ordine del simbolismo. Quello che avviene “sotto” è il simbolo di quanto accade “sopra” e lo raffigura in simbolo. Questo lo abbiamo già detto. Ma va ul-teriormente specificato.
Gli accadimenti propri di questo nostro mondo, che hanno un fondamento “causale” altrettanto loro proprio, hanno in sé il loro valore e senso, sono quello che sono; rappresentano se stessi “in chiaro”. Invece il “simbolo” - e dunque quanto avviene “sotto” in modo sincronicistico - non ha in se stesso il proprio significato, non parla “in chiaro” bensì rimanda a qualcosa che è al di là. Per Goethe si ha un vero simbolismo ovunque “il particolare rappresenti l’universale non come sogno o ombra bensì come rivelazione viva e immediata di ciò che non può essere indagato”, di ciò che non può essere esplicitato, né reso comprensibile o spiegato con le parole del linguaggio normale.

Ma per chi ne ha l’apertura, per il mistico, il mondo ultrasensibile, il mondo dell’assoluto diventano un libro in cui si può leggere, che si sente dentro di sé e che si comprende con l’intuizione e il tutto più chiaramente di quanto ordinariamente si possa fare con le parole (qui si parla di “chiarità”, non di “chiarezza”). Il simbolo è l’espressione del legame mai tagliato, mai interrottosi tra il mondo di sopra e il mondo di sotto. Se le nostre immagini terrene e le nostre raffigurazioni psichiche prendono la pienezza dell’immagine originaria, allora esse sono propriamente un synbolon, “ciò che è gettato insieme”, un ponte fra i due mondi, punto di incontro fra il tempo e l’eternità.
La sincronicità e il principio di sincronicità, per cui l’evento che accade rispecchia, è il simbolo di una emozione, di una realtà che l’hanno determinato e scatenato, rappresentano tutto questo.

Nel libro "Psiche" e materia di M. L. von Franz (già citato alla nota 3), alla pag. 149, leggiamo: “Marsilio Ficino dice nel suo "Simposio": <Tutta la potenza della magia consiste nell'amore  (Nota 18). L'opera della magia è una certa attrazione di una cosa verso l'altra per affinità naturale. Tutte le parti di questo mondo dipendono, come le catene dell'essere, da un amore e sono legate da un nesso naturale ... Questa è l'autentica magia>. Ficino costruì, tra l’altro, talismani a forma di mandala per attirare magicamente questo positivo amore cosmico di Dio. Giordano Bruno progredì ulteriormente in questa direzione e creò parecchi mandala magici . Nel suo libro "Contro i matematici" troviamo numerosi mandala eseguiti dall’autore. In altri passi dell’opera Bruno paragona inoltre questo amore onnipervasivo a un lampo ("fulgur") o a una luce e lo definisce "anima cosmica" o "spirito dell'universo"”. Adesso sostituiamo alla parola “magia” le parole “armonia della sincronicità”. Vediamo così - attraverso quella parola “attrazione” e l’altra che subito la segue, “amore”, quale più straordinario significato acquista in questo modo l’ordine co-smico, che dal mondo superiore (macrocosmo), ove regna, si riverbera su quello nostro (microcosmo) attraverso quel suo riflesso che è il principio di sincronicità. Vediamo, cioè, di quale più straordinario significato è portatore e quale più straordinario significa-to ha il principio di sincronicità.

Un mandala cristiano. E' la madre, il grande universo inconscio, che porta nel grembo e regge il bambino suo figlio, il Cristo nato nel mondo e fattosi uomo, il livello conscio. Il tutto è racchiuso in un serto e corona circolare (come tutti i mandala), simbolo della Totalità e del Sé. O meglio, ovoidale, simbolo dell'Uovo cosmico, da cui tutto nasce. Questa modifica ovoidale del più classico cerchio mandalico è tipico della nostra cultura occidentale e, in particolar, cristiana

Marsilio FICINO, uno dei massimi esponenti del neoplatonismo rinascimentale

2.3.1. Osservazioni finali
Il problema della sincronicità è senz’altro tra quelli più straordinari e interessanti per uno psicologo e per un parapsicologo. Ma anche per un filosofo e per uno studioso di metafisica. Le interpretazioni possono aprirsi su spazi immensi ovvero essere più circo-scritte e di tipo solo fenomenico. La prudenza, forse, dovrebbe consigliarci di attenerci a queste ultime, magari in attesa di ulteriori studi e approfondimenti e di una maggiore conoscenza complessiva della materia. E’ bene fare un passo alla volta e consolidare i passi già fatti prima di farne degli altri; e solo poi, quando il terreno è solido e le acquisizioni già fatte sono consolidate, procedere oltre. Eppure, ad onta di ogni prudenza, quale straordinario fascino rivestono le altre interpretazioni! Il cuore, l’anima premono dentro per le intuizioni che sentono e che spingono avanti, avanti.
Il prof. Sergio Bernardi, oggi purtroppo non più tra noi, è stato, anzi ci ha fatto l’onore di essere stato uno dei collaboratori di questa rivista, il più valido forse. Era, oltre che un grande parapsicologo, anche un profondo conoscitore e divulgatore del problema della “sincronicità”; tra l’altro, aveva conosciuto personalmente Jung. Nel n. 1 anno V (1997) di questa rivista è stato pubblicato un suo scritto a questo riguardo, "La sincronicità di C.G. Jung e di W. Pauli" e, mi ricordo, all’epoca, quando venne a consegnarmi il suo elaborato, discutemmo a lungo tra noi sull’argomento.
Rammento benissimo che gli dissi, tra le altre cose, che la sincronicità, il cercarsi e l’accompagnarsi insieme dei due eventi simili era, in fondo, l’espressione di un amore, raffigurava una legge e un principio d’amore; non sapevo allora di non essere solo in questa interpretazione, in questa intuizione (ne sono espressione, ad esempio, tutta l’Accademia neoplatonica rinascimentale italiana, Marsilio Ficino in testa - del quale, attraverso le parole della von Franz, abbiamo fatto sopra citazione).
Sergio sorrise, rispose che io ero un “mistico”, avevo una personalità mistica (e questo è vero), la sincronicità era (a suo avviso), più semplicemente, una modalità fenomenica speciale, un fenomeno particolarissimo, un “oggetto gettato nel mondo”, in cui agiva un principio diverso da quello causale; si doveva guardare ad essa con occhio più freddo, con un accostamento più scientifico.

All’epoca non avevo ancora letto il libro della von Franz né ero particolarmente approfondito sulla materia. Ma ora, riprendendo quel libro e ripensando complessivamente a tutto l’argomento, mi confermo in quello che già allora dissi impulsivamente e intuitivamente. La sincronicità non è soltanto un accadere fenomenico, un fatto oggettivo speciale. Rispecchia un ordine superiore, un mondo invisibile, dove vigono armonia, bellezza, affinità per simiglianza. E, se li rispecchia, li porta anche con sé, ne è pervaso. L’evento sincronicistico non è “un fenomeno” che accade e basta. E’ una efflorescenza, un fiore che sboccia (non “accade” ma “sboccia”), che emerge nel nostro mondo da un profondo misterioso; affiora qui ma le sue radici sono lontane, sono “laggiù”; sono immerse in un mondo superiore. Paragoniamolo a un fiore di loto, che si apre bellissimo (“sboccia”) alla vista e agli occhi sulla superficie dell’acqua, ma le radici, da cui trae linfa e vita, vengono dal profondo. E l’acqua è il simbolo eterno dell’inconscio.
Certo, in tutto questo mio modo di parlare c’entrano molto anche il mio modo di vedere e il mio approccio alla realtà misticheggianti; mentre il vero pensiero di Jung, scienziato naturale, come lui amava definirsi, era più propriamente in quelle parole che sorridendo mi rispose quella volta Sergio Bernardi, che da lui aveva appreso. Così dice anche la sua allieva M. L. von Franz, che per tanto tempo gli è stata vicina (“La differenza fondamentale dell’armonia prestabilita leibnitziana rispetto all’idea junghiana di sincronicità è il fatto che Leibnitz postula un nesso costante, mentre per Jung gli eventi sincronicistici sono non costanti e sporadicamente arbitrari e dipendono, in ultima istanza, da una osservazione psichica arbitraria dell’osservatore”  Nota 19)) . Ma la von Franz richiama anche, come s’è visto, Marsilio Ficino.

Dunque, sospendiamo il giudizio e atteniamoci a quello che abbiamo detto, ai cinque approcci enunciati, che sono poi quello che di certo già sappiamo; ed è già moltissimo.
Torneremo in futuro sull’argomento? Forse, perché senz’altro esso merita di essere an-cora e di più esaminato e sceverato

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Tre opere fondamentali per la comprensione del mistero della sincronicità:  "La sincronicità" di Carl Gustav Jung, il grande psicologo che per primo, insieme al fisico Wolfgang Pauli, ha ipotizzato e teorizzato  questo principio.

"Psiche e materia" della sua grande discepola  della scuola di Zurigo Marie-Louise von Franz.

"Il mistero de Fiore d'Oro", di Lu Tzu, tradotto dal sinologo ed esoterista  tedesco Richard Wilhelm. Questo testo affascinò moltissimo Jung, che divenne grande amico ed estimatore del traduttore (del quale scrisse un commosso necrologio in occasione della morte prematura) e lo spinse allo studio  dell'alchimia e anche ad interessarsi e a dare riconoscimento alla scienza oracolare de I Ching e all'astrologia, l'uno e l'altra da lui accettati in quanto riportabili proprio al principio di sincronicità

NOTE

(1)  Dal greco physis, natura, lat. physica, scienza della natura. La denominazione è stata generalizzata dall’omonima opera filosofica di Aristotele (Physiké) che trattava “delle cose del mondo”, delle cose della natura.

(2) Massa è la quantità di materia che compone un corpo. Massa inerziale, in fisica, indica la massa ferma o in moto alla quale deve essere applicata una proporzionale quantità di energia per, rispettivamente, met-terla in moto o arrestarne il moto

(3)   Vedi anche l'articolo di F. Masi "Gli Spiriti", su "La Ricerca psichica", anno IX, 2003, n. 3

(4) Sotto tale aspetto filosofico, i precursori di una tale concezione sono molti, da Alberto Magno ai neopla-tonici rinascimentali come Marsilio Ficino a Keplero, a Leibnitz e così via. Una buona rassegna di tali precedenti storico-filosofici si trova nell’opera di M.L. von Franz Psiche e materia (Boringhieri, Torino 1992), soprattutto nei cap.. 7, "Alcuni aspetti storici dell’ipotesi junghiana della sincronicità" e 8, "Il prin-cipio di sincronicità di Jung"

(5)  Denominazione con la quale nei paesi di cultura germanica era in quell’epoca indicata la ricerca psichica (denominazione questa ultima invece soprattutto inglese), cioè la nostra attuale parapsicologia

(6)  Da tempo Jung era come diviso interiormente in due personalità opposte - e che, come lui stesso annota, si sarebbe portato appresso per tutta la vita - che chiamava “il n. 1”, razionale, e “il n. 2”, proteso piuttosto verso una visione misterica della vita. Qui intende dire che l’espressione della madre, di fronte a quel fatto inspiegabile e perturbante, era come se desse voce alla sua personalità n. 2

(7)  "Ricordi, sogni e riflessioni di C.G.Jung" raccolti da Aniela Jaffé, B.U.R., Milano, 1987, pp. 141 e segg

(8)  In questa terza ipotesi, va particolarmente notata la duplice, concorrente modalità operativa: il processo operativo è causale (causa finale) ma la modalità specifica in atto è quella della sincronicità

(9)  Jung si era interessato di Freud e delle sue teorie sin dall’inizio della sua carriera di psichiatra, la quali-fica in cui si era poi specializzato. Già nel 1900 aveva letto la sua opera Die Traumdeutung (“L’interpretazione dei sogni”) e ne era rimasto molto colpito. In seguito difese in più occasioni le nuove concezioni freudiane - osteggiate, al solito, dal misoneismo della psichiatria ufficiale – nonostante i ripe-tuti avvertimenti che queste sue prese di posizione avrebbero potuto nuocergli nella carriera. L’incontro e la conoscenza concreta fra i due avvenne nel 1907. Freud apprezzò subito le capacità professionali e l’intelligenza di Jung, lo considerava tra i migliori della sua scuola e avrebbe voluto farne il suo successo-re a capo di questa. Ma ben presto vennero fuori le profonde divergenze, le due personalità e le concezio-ni strutturali professionali erano del tutto divergenti. La rottura avvenne nel 1911/12, anche con la pubbli-cazione, da parte di Jung, della sua prima opera fondamentale Wandlungen und Symbole der Libido (“Trasformazioni e simboli della libido”), che conteneva, a proposito della libido, concezioni del tutto di-vergenti da quelle sessualistiche di Freud, esposte nella sua Traumdeutung. Ma le differenze di idee e di personalità fra i due si erano manifestate anche prima, già nel 1909, con il loro viaggio in America, dove erano stati invitati per i festeggiamenti del ventennale della Clark University del Massachusetts; e come risulta dal presente episodio, sempre del 1909

(10)  Notevoli e molto indicative al riguardo sono le discussioni polemiche da lui avute con un altro importante personaggio della psicanalisi, l’ungherese Sandor Ferenczi

(11)  E’ una bella definizione. “Esteriorizzazione” vuol significare “esprimere all’esterno, attraverso una ma-nifestazione esterna” una pulsione psichica; “catalitica” perché il fenomeno verificatosi (lo scoppio), quella reazione era avvenuta senza l’intervento fisico ma per la sola presenza di un agente catalizzatore, costituito da Jung e Freud e dal loro diverbio (o meglio, dalla furiosità interiore di Jung)

(12)   Si pensi che, a quell’epoca Jung, di fronte a Freud, era ancora come un “discepolo apprendista” rispetto al maestro. La frase (“mi trattenni a fatica dal rispondergli aspramente”) è dunque indicativa di quanto fossero invece numinosi per Jung questo argomento e questi problemi

(13)  Questo dell’interesse e del credito da dare ai fenomeni paranormali era un altro fondamentale motivo di differenza e di attrito fra le due personalità. Jung era pienamente aperto verso di essi, lui stesso sentiva profondamente in sé questa dimensione diversa e aveva capacità o meglio una grande sensibilità al ri-guardo. Freud, anche se in privato ammetteva alcune possibilità del paranormale, in particolare la telepa-tia, tuttavia per la sua formazione culturale positivista, per il timore che un’apertura in quella direzione nuocesse alla sua psicanalisi, anch’essa non ancora del tutto riconosciuta dal mondo accademico ufficiale, e per l’ostilità di alcuni dei suoi principali seguaci e rappresentanti della scuola psicanalitica - in partico-lare, Ernest Jones e Marie Bonaparte – aveva profondamente rimosso queste sue propensioni e aperture. Osteggiava quindi tutto quanto fosse connesso con il mondo del paranormale e un suo riconoscimento. Notevoli e molto indicative al riguardo sono le discussioni polemiche da lui avute con un altro importante personaggio della psicanalisi, l’ungherese Sandor Ferenczi

(14)  A. Jaffé, op. cit., pp.196/ 197

(15)  C.G. Jung "La sincronicità", Boringhieri, Torino, 1980, p. 35

(16)   Come Jung ci dice subito dopo il racconto del fatto, la scarabeo d’oro è il simbolo (egizio) della rinascita, è, in questo senso, un archetipo di nuova vita. Stava dunque a indicare la “rinascita” della paziente a nuova vita con la guarigione

(17)  Vedi anche F, Masi "La via di individuazione", su "la Ricerca psichica", anno V, 1998, n. 2

(18)  “Amore” qui significa e vuol dire “attrazione”, come verrà detto subito dopo. L’azione magica, la formula magica, il gesto, il rito magico attraggono e fanno scaturire, per sincronicità e non per un fattore causale, quel dato effetto ricercato (“magico”)

(19)  M.L.von Franz, op. cit, p. 150

Bibliografia
Carl. G. Jung La sincronicità, Boringhieri, Torino,1980
Carl. G. Jung Necrologio di Richard Wilhelm , in “Opere di C.G.Jung, vol. XIII "Studi sull’alchimia”, Boringhieri, Torino. 1988    (Nota 1)
Marie-Louise von Franz Psiche e materia, Boringhieri, Torino, 1992
Marie-Louise von Franz, Il processo di individuazione e Conclusione, in “L’uomo e i suoi simboli”, di C.G.Jung, TEA, Milano 1991
Aniela Jaffé (a cura di) Ricordi, sogni e riflessioni di C. G. Jung, B.U.R., Milano,1981
Vincent Brome Vita di Jung, Boringhieri, Torino, 1994

(Nota 1)   Richard Wilhelm, sinologo tedesco morto nel 1930, aveva tradotto opere sapienziali cinesi fondamentali, come I Ching e Il mistero del Fiore d’oro (di quest’ultimo aveva scritto anche una notevole prefazione). Il primo è un testo fondamentale di divinazione, il secondo un testo iniziatico taoista, scritto verso l’VIII/ IX sec. d.C., attribuito a Liu-Tzu. Per entrambi Jung ne ha visto ed ha affermato che la loro operatività è fondata sul principio di sincronicità

 

Fonte: http://www.ricercapsichica.it

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