mercoledì 23 aprile 2014

La via di individuazione e il processo di individuazione: parte prima

LA  VIA  DI  INDIVIDUAZIONE  e IL  PROCESSO  DI  INDIVIDUAZIONE       (nota 1)

(parte  prima)

Felice Masi

La Ricerca psichica, anno V, 1998, n. 2

Alfons Mucha "Costa azzurra"

 

 

Tra i molti spunti originali introdotti da Carl Gustav Jung nello studio della personalità dell'uomo una delle sue più grandi intuizioni è stata quella della via di individuazione e del correlato processo di individuazione (nota 1). Le due espressioni stanno a rappresentare lo sviluppo psichico attraverso il quale un individuo diventa sé stesso in modo pieno e completo, realizza la propria completezza e totalità; attraverso la quale tutte le sue potenzialità diventano in atto.

 


Ogni individuo ha una propria specificità, è solo sé stesso, irripetibile e diverso da ogni altro; e questa sua specificità egli deve sviluppare ed essere. Molte volte l'uomo - e la donna, naturalmente - sotto la pressione della società, dell'ambiente familiare, dell'educazione ricevuta e delle evenienze che incontra nella vita, ingloba in sé e diviene quello che tutte queste altre istanze vogliono da lui e vogliono fare di lui. In questo modo parti estranee al suo essere si innestano sulla sua individualità originale e crescono e si sviluppano in lui come escrescenze e tumefazioni che non gli appartengono e stridenti con la sua vera individualità; e che pure egli considera proprie e che deve in qualche maniera accomodare, rendere compatibili, far convivere con il suo vero sé stesso. Ne deriva una personalità disarmonica e spesso in disagio e in lotta interiore con sé stesso a causa di questo bagaglio estraneo, la cui eterogeneità non gli appare, ma che deve portare avanti.
Tutto l'equilibrio e la serenità di un modo di essere altrimenti lineare ne sarà turbato. Non essere sé stessi, voler essere diversi dalla propria anima profonda troppo spesso sconosciuta; portare avanti queste diversità comporta nevrosi, malattie psicosomatiche, sintomatologie patologiche, tutte espressioni di un tentativo di accomodamento mal riuscito e di un rifiuto non compreso e non assecondato. Può comportare, al limite, anche una psicosi - o uno stato o momenti psicotici - quando il contrasto (tra personalità vera e innesti ad essa estranei con i quali ci si è identificati) è così forte da determinare, come difesa, una volontà o una situazione di fuga dalla realtà informata a quel contrasto.

Lo psicologo Carl Gustav Jung

 

La verità è che ciascuno deve essere sé stesso, interamente e solo stesso. "Sé stesso" sta a indicare la propria specifica personalità e le proprie potenzialità, che ogni uomo si porta nel profondo. Crescere significa portare allo sviluppo tutti i germi di queste potenzialità; uno sviluppo armonioso che comprenda anche parti inconsce, che non devono essere lasciate nell'ombra o a uno stato rudimentale e poco espresso. Portare alla luce parti inconsce della personalità e consentire loro di esprimersi e di contribuire a guidare il cammino che l'individuo conduce è un compito fondamentale lungo la via di individuazione e per la realizzazione del Sé.
Questo non vuol dire individualismo, non significa un chiudersi sé stessi; si può e si deve essere aperti agli apporti degli altri, alla comunicazione con gli altri, alla comprensione della loro diversità. Ma, come individualità interiore, come "proprio essere'' bisogna essere sé stessi, in tutta la completezza che è possibile raggiungere.

Questa è la meta ed è appunto la via di individuazione; è un cammino misterioso che, operando nel profondo dell'animo, porta alla costruzione di tutto sé stesso. Realizzare sé stesso e in tutte le parti, portare a termine questa costruzione vuol dire sentire e vivere la serenità dell'essere e sentirsi completi e in armonia con l'universo; pulsare ed esistere in perfetta sintonia con esso.
La via di individuazione è crescita e sviluppo psichico e spirituale conformemente al proprio essere, senza elementi estranei che ne deformino e ne turbino l'armonia. Sentiamo come ne parla Jung:

<Il termine "individuazione " può quindi indicare soltanto un processo psicologico che adempie finalità individuali date, ossia che fa dell'uomo quel determinato essere singolo che è. Individuandosi l'uomo non diventa "egoista" nel senso usuale della parola ma si conforma unicamente a una sua peculiarità: il che, come ho detto, è ben diverso dall'egoismo o dall'individualismo>. <L 'individuazione non ha altro scopo che di liberare il Sé, per un lato, dai falsi involucri della “Persona” (nota 2), dall’ altro lato, dal potere suggestivo delle immagini dell'inconscio.
(Per quanto riguarda la Persona) Ognuno sa cosa significa "assumere un aspetto ufficiale " o "rappresentare una parte in società" ecc. Mediante la Persona si vuole apparire questo o quello, ci si nasconde dietro una maschera, ci si costruisce una determinata Persona-maschera perché serva da baluardo protettivo. Il problema della Persona non è difficile da capire.
Quanto all'altro lato, cioè all'influenza dell 'inconscio collettivo, qui ci muoviamo in un oscuro mondo interiore, assai più difficile da capire che non la psicologia della Persona, accessibile a tutti. (Per cui) Altra cosa è esporre in modo da tutti comprensibile quei sottili processi interiori che con forza suggestiva intervengono nella coscienza.  Ce ne possiamo fare un'idea ricorrendo ad esempi di malattie mentali, di ispirazioni creatrici, di conversioni religiose>
(nota 3).

Dunque due stravolgimenti psicologici attentano alla autenticità del Sé che vuole emergere, due pericoli, due gravi ostacoli incombono sulla strada della costruzione di noi che facciamo nel cammino della vita: la posizione che occupiamo e rivestiamo nella società e nella famiglia, non poche volte casualmente e non conformemente alle nostre aspirazioni, con la quale rischiamo di identificarci o finiamo con l'identificarci, con la quale gli altri ci identificano e ci fanno identificare. Questa identificazione, se non corrisponde al nostro intimo essere, non può non comportarci un disagio e un dissidio interiori, un'insoddisfazione esistenziale e momenti di crisi, nella migliore delle ipotesi; e, nella peggiore, una nevrosi: perché in quella maschera, in quel ruolo non siamo e sentiamo di non essere "noi stessi"; alla lunga e dopo fuggevoli soddisfazioni ufficiali, ci sentiamo in uno stato di incomprensibile carenza di qualcosa, tanto più forte quanto maggiore è la falsa identificazione che abbiamo fatto.

Raoul Hausmann  "L'esprit de notre temps"

Odilon Radon "Il Ciclope"

L'altro "nemico" e minaccia di stravolgimento in agguato - molto più pericoloso, come dice Jung - è costituito da quelle immagini dell'inconscio collettivo che trovano un aggancio e un riscontro in noi, nei nostri "sentire" e che per questo ci affascinano; proprio per questa risonanza e consonanza che hanno, esercitano una forte suggestione su di noi, con il rischio che loro ci invadano e che noi ne veniamo travolti. Se così fosse, noi costruiremmo queste immagini e non noi stessi; non realizzeremmo il nostro Sé, la nostra Individualità completi in tutta la ricchezza dei loro molteplici aspetti e colori, ma uno stereotipo abnorme, un mascherone, un manichino animato da quella immagine dell'inconscio collettivo. Sarebbe quell'immagine a girare allucinata per il mondo - un orrendo Golem, un Frankenstein - e non Io.
Ma non bisogna avere questa paura. Il Sé è completezza, è tutto quello che noi siamo a trecentosessanta gradi (1'<Uomo Rotondo> e, se facciamo attenzione a tutto quello che ci viene dal profondo, riusciremo a realizzarlo. Sentiamo ancora Jung:

<L'individuazione è, in generale, il processo di formazione e di caratterizzazione dei singoli individui e, in particolare, lo sviluppo dell'individuo psicologico come essere distinto dalla generalità e dalla psicologia collettiva. L'individuazione è perciò un processo di differenziazione che ha per meta lo sviluppo della personalità individuale. La necessità dell'individuazione è una necessità naturale in quanto impedire l'individuazione, mercé il tentativo di stabilire delle norme ispirate prevalentemente o addirittura esclusivamente a criteri collettivi, significa pregiudicare l'attività vitale dell'individuo. L'individualità è però già data fisicamente e fisiologicamente e si esprime analogamente anche nel suo aspetto psicologico. Ostacolare in modo sostanziale l'individualità comporta perciò una deformazione artificiosa. E' senz'altro chiaro che un gruppo sociale costituito da individui deformi non può essere una istituzione sana e, a lungo andare, vitale giacché soltanto la società che è in grado di serbare la propria coesione interna e i propri valori collettivi insieme alla massima, possibile libertà del singolo può contare su di una vitalità duratura. Per il fatto stesso che l'individuo non è soltanto un essere singolo ma presuppone anche dei rapporti collettivi per poter esistere, il processo di individuazione non porta all'isolamento bensì a una coesione collettiva più intensa e più generale>.
<L'individuazione ..... è separazione e differenziazione dalla generalità, è sviluppo del particolare, non però di una particolarità cercata bensì di una particolarità già a priori fondata nella disposizione naturale (del singolo). L'opposizione alle norme collettive è però solo apparente in quanto, a ben guardare, il punto di vista individuale non è orientato in senso opposto alle norme collettive ma solo in senso diverso>. <Quanto più l'uomo è sottoposto a norme collettive, tanto maggiore è la sua immoralità individuale. L'individuazione coincide con l'evoluzione della coscienza dall'originario stato di identità
(nota 4); l'individuazione rappresenta quindi un ampliamento della sfera della coscienza e della vita psicologica cosciente>(nota 5)

Jolande Jacobi dell'Istituto Jung di Zurigo, allieva e una delle principali collaboratrici del Maestro, essa stessa psicoterapeuta, così parla, a sua volta, della via di individuazione:

<La totalità della personalità è raggiunta quando tutte le principali coppie di contrasti sono relativamente differenziate, quando dunque le due parti della psiche totale, la coscienza e l'inconscio, sono collegate insieme in una vitale relazione. ... La totalità resta sempre relativa e a noi resta per tutta la vita il compito di continuare a lavorarvi. La.... piena realizzazione della totalità del nostro essere è un ideale irraggiungibile. Ma l'irraggiungibilità non è mai una ragione che militi contro un ideale; perché gli ideali non sono che indicatori della via da percorrere, e mai mete finali>.

Jolande Jacobi

<Studio e realizzazione di sé stessi sono ... la premessa indispensabile per l'assunzione di doveri superiori, non foss'altro che quello di realizzare il senso della vita individuale nella forma migliore e nella massima possibile ampiezza.... "Individuarsi" significa diventare un essere singolo e - intendendo noi per "individualità" la nostra più intima, ultima, incomparabile e singolare peculiarità - significa diventare sé stessi, attuare il proprio Sé. L'individuazione non equivale però all'individualismo nel senso stretto ed egocentrico di questa parola, perché l'individuazione fa dell'uomo quell'essere singolo che egli è. Per tal modo, egli non diventa "egoista" ma realizza la sua peculiarità... La sua conquistata totalità è, attraverso il conscio e l'inconscio, quale essere singolo e essere collettivo, riferita alla totalità del mondo. Ciò ... significa ... realizzare questa peculiarità, pur coordinandola in un tutto>(nota 6).

L'individuazione come processo di crescita e sviluppo

L'individuazione si attua attraverso modificazioni interiori e uno sviluppo interiore che portano parti inconsce della totalità psichica dell'individuo prima alla consapevolezza - previa una loro maturazione, se grezze e poco abbozzate, come sono spesso - quindi alla loro integrazione nel livello cosciente. L'individuazione si presenta pertanto come un processo, un qualcosa che va avanti, che si forma per tappe e che si sviluppa nel senso di una crescita; crescita della psiche, perché di questa trattiamo. Parliamo al riguardo di processo di individuazione.


Il corpo si sviluppa con la crescita fisica e organica, dall'embrione al neonato, al bambino, all'adolescente, all'uomo adulto; e tutto questo avviene lungo lo schema proprio dell'organismo umano, portandone le potenzialità all'attuazione: questo lo sappiamo tutti. E sappiamo che anche la "mente" - intendo dire quella che conosciamo e alla quale molti si fermano, pensano che non ci sia altro - si sviluppa e amplia le proprie conoscenze e strategie \comportamentali man mano che la persona crescendo prende contatto con la realtà e l'ambiente e, in conseguenza, si integra e si adatta ad essi ed alla società.


Ma non tutti sanno che un processo di crescita analogo interessa anche l'inconscio, ed è quello più importante; i suoi contenuti – che sono dei dinamismi psichici e vogliono esprimersi - vengono portati al livello cosciente e da sottostanti, latenti e embrionali che erano diventano consapevoli e in atto anche in tale livello. Si amplia così la complessiva individualità.

Alfons Mucha "Figura in piedi"

Wassili Kandinsky "Coppia a cavallo"

L'inconscio non è fermo sulle esperienze infantili; non è vero che è fissato unicamente su di esse, non si limita a rimuginare e a rigirarsi, come un pollo allo spiedo, attorno a quei ricordi ma è in continua evoluzione dinamica con tutte le sue potenzialità. Questa evoluzione e l'attuazione di queste potenzialità costituiscono quel processo (di individuazione) che porta, o tende il più possibile a portare, alla formazione dell'individuo totale. L'ampliamento dell'individualità che ne deriva è nel senso di una presa di coscienza dei propri nuclei fondamentali costitutivi, già presenti e posseduti ma, come si è detto, latenti e sconosciuti ovvero vagamente e a malapena intuiti, che si dispiegano nella coscienza in tutte le loro pieghe, implicanze e possibilità. Ma tale ampliamento dell’individualità è anche nel senso di una acquisizione, dal mondo psichico circostante e dall'inconscio collettivo, di altri nuclei psichici complementari e di completamento di quelli già posseduti, assimilandoli ai propri e riequilibrandone le eventuali punte estremistiche. Si forma così quell'individuo completo e armonioso che armonicamente si inserisce nell'universo, di cui parlavamo.

Marie Louise von Franz

Nel corso della vita di un individuo assistiamo a questo suo sviluppo, che avviene assolutamente non a caso o indifferentemente o per tentativi a destra e a sinistra, avanti e indietro ma avviene lungo una direttrice prefigurata e ben precisa, propria dell'individuo e in lui - nel suo profondo - inscritta sin dall'origine. Che poi questa direttrice venga fedelmente seguita e la meta dell'individuazione sia raggiunta, questo è un'altra cosa e non sempre avviene. Vogliamo solo dire che vi è questa direttrice di sviluppo; seguirla significa trovare sé stessi, la serenità del proprio essere e l'armonia nel Tutto.
Scrive al riguardo Marie Louise von Franz, psicoterapeuta e docente presso l'Istituto Jung di Zurigo, una delle più originali interpreti del pensiero junghiano

<Si potrebbe esprimere immaginativamente questo concetto (della totalità della psiche, che si attua attraverso il processo di individuazione; n.d.A.) nel modo seguente: il seme del pino montano contiene, in forma latente, tutto l'albero futuro; ma ogni seme cade, a suo tempo, in un luogo particolare, caratterizzato da vari fattori speciali, come la qualità della roccia e del terreno, la pendenza della zona, la posizione rispetto al sole e ai venti. La totalità latente del pino nel seme reagisce a queste circostanze rifuggendo dalla roccia e tendendo verso il sole, in modo che si delinea chiaramente il futuro sviluppo dell'albero. Così, lentamente, il singolo pino perviene all'esistenza, soddisfacendo la pienezza della sua totalità, la sua emersione al livello di realtà. Senza l'albero vivente, l'immagine del pino è solo una possibilità, un'idea astratta. Analogamente la realizzazione dell'unicità individuale nell'uomo è lo scopo del processo di individuazione.
Da un certo punto di vista, questo processo si attua nell'uomo - e in ogni altro essere vivente - autonomamente, nell'inconscio; è un processo tramite il quale l'uomo porta a esistenza la propria innata natura umana. A rigore, tuttavia, il processo di individuazione è reale solo se l'individuo ne è consapevole e istituisce consapevolmente una relazione vitale con esso. Non sappiamo se il pino sia consapevole della propria crescita, se si rallegri o soffra delle varie vicende attraverso le quali acquista la sua forma, ma l'uomo può certamente partecipare consapevolmente al proprio sviluppo. Egli avverte anche che, di tempo in tempo, con libere decisioni, può cooperare attivamente ad esso. Una simile cooperazione pertiene al processo di individuazione nel senso più stretto del termine>.
(nota 7)

Risulta chiaro, dunque, il concetto: vi è (anche nella psiche del singolo individuo) un "seme" astratto, che è anche un "progetto di individuo", anzi che è "quell'individuo" in nuce, quell'uomo o quella donna nella loro unicità e specificità. Questo individuo si sviluppa - è chiamato a svilupparsi - anche come realtà psichica, secondo le sue linee individuali e personali. Se così non avviene, egli si ritrova in una situazione di lotta interiore e di non integrazione con sé stesso; ed è la nevrosi. Realizzandosi in modo pieno - o sufficientemente pieno - trova invece, insieme a sé stesso, l'armonia e la pace interiori.
Questo processo di maturazione avviene tutto nell'inconscio e da lì si riverbera nel livello cosciente, dando quelle note di serenità, tranquillità, pace oppure - se si svolge poco o male - ansia, insoddisfazione, senso di mancanza di qualcosa. Sentiamo ancora la von Franz:

Francis Picabia "La musique est comme la peinture"

<L'uomo tuttavia ha una esperienza che non rientra nei limiti della nostra metafora del pino. Il processo di individuazione è qualcosa di più di un rapporto dialettico fra il germe innato della totalità e gli eventi del mondo esteriore. L'esperienza soggettiva di esso ci rivela che qualche forza sovrapersonale opera attivamente in modo creativo. Si ha talvolta la sensazione precisa che l'inconscio tracci la via da seguire secondo un disegno segreto. E' come se una entità indeterminata ci guardasse, una entità che non possiamo vedere ma che ci vede - forse il "grande uomo " (nota 8) che vive all'interno del nostro cuore e che esprime le sue opinioni su di noi per il tramite dei sogni> (nota 9).

Il principio finalistico del mondo dell'anima

Dalle parole sopra riportate della von Franz deriviamo un altro principio fondamentale e rivoluzionario, che è essenziale per ben comprendere quella che è la via di individuazione e che ne regge il processo: il principio del finalismo.
La legge di causa ed effetto, che regge tutto il mondo fisico, non trova applicazione nel mondo psichico, dove vigono tutt'altri principi. Il più importante di questi è senz'altro quello della sincronicità, di cui abbiamo già parlato in un articolo di questo sito
(nota 10), che regge l'accadere e il venire in essere degli eventi (psichici); più specificamente nel campo del processo di individuazione, di cui che stiamo trattando, un finalismo è preposto allo sviluppo e alla crescita psichici verso il conseguimento della Totalità e del Sé. L'indirizzo di tale sviluppo, un suo cambiamento di direzione, l'ampliamento chiarificativo di un nucleo psichico o l'acquisizione di un nucleo nuovo, la crescita e la maturazione psicologica, ogni passo in avanti su tale cammino, ogni tappa, insomma, del processo di individuazione, tutto questo non avviene come effetto di una causa precedente ma perché una causa finale - che è poi una "causa iniziale", preposta all'individuo ed a lui connaturata sin dall'inizio, come ha meglio precisato in una seduta una Entità intervenuta su questo argomento - attrae a sé la "costruzione" dell'individuo; c'è una meta da raggiungere, l'individuazione appunto, ed è questa meta che "dall'alto" (per così dire) chiama l'individuo a realizzarsi e a costruirsi secondo un certo modo, che è il modo a lui specifico. "Dall'alto" non vuole dire "dal futuro", questa causa finale non è nel momento conclusivo futuro dell'individuo, perché il futuro fa parte del tempo e il tempo - che è di questo mondo e della storia, anzi è la storia - non c'è nel mondo metastorico dell'anima. "Dall'alto" vuol dire "dal di fuori", da un'altra dimensione, collaterale a quella del tempo in cui vive l'uomo concreto; vuol dire “dall’interiorità” e "dalla dimensione collaterale dell'anima", dove c'è "l'idea" compiuta, la forma completa in potenza, dove c'è il '`seme" (come nell'esempio, sopra fatto dalla von Franz, del seme del pino) di quell'individuo. Nella dimensione dell'anima c'è già - come costruzione astratta, come "reticolo di cristallo" - tutto l'individuo; nella dimensione del tempo, nel nostro mondo fisico e nel nostro tempo storico c'è questo individuo concreto che "si viene costruendo" e che realizza sé stesso secondo quel modello astratto. Il quale modello in potenza è dunque quella "causa finale" di cui abbiamo parlato, che attira l'individuo a formarsi in quel certo modo.

La "causa finale" fu una grande intuizione di Aristotele ed è quella che fa si che ogni essere si attui secondo il proprio fine, già insito nel suo principio. Vi è una meta da raggiungere, la costruzione di quell'essere, e questo fa sì che lo sviluppo e gli eventi (costitutivi di quello sviluppo) si verifichino secondo la direttrice e nell'indirizzo di quella meta, di quella specifica costruzione.
Nel mondo della materia un dato effetto si produce perché vi è stata prima una (sua) causa efficiente, idonea a determinarlo e che l'ha determinato. Nel mondo dell'anima, e nel processo di individuazione in particolare, un dato sviluppo avviene perché esso è iscritto ab initio nell'anima di quell'essere e perché è questa la forma che egli è chiamato a realizzare. Così avviene il processo di individuazione.

Gustave Moreau "Apparizione"

Il conseguimento del Sé

Il processo di individuazione, così finalisticamente improntato, ha per scopo la realizzazione del Sé. Il Sé da conseguire, questo Sole in cui brilla l'individuo totale, questa meta della via e del processo di individuazione possiamo immaginarlo come un puzzle, composto di tante caselle vuote da riempire e il cui disegno finale è un mandala: il mandala dell'individuo nella sua completezza.
Il mandala, lo sappiamo, è un simbolo di centralità e la centralità, nel nostro caso e nel processo di individuazione, è l'essere (individuale) incentrato su sé stesso, l'essere che ha sé stesso - che ha posto sé stesso - al centro della propria personalità; mentre attorno, e in periferia, ruotano i nuclei di personalità secondari e di raccordo con l'esterno, con le altre persone e con il restante universo. Al centro pulsa il mandala, che vive sé stesso e il suo rapporto armonico con il mondo. da questo Sole pulsante partono come raggi pensieri e idee che lo collegano e lo integrano nell'universo, che portano lui nell'universo e l'universo a lui.
Abbiamo detto "è come un puzzle". A mano a mano che l'individuo va avanti nella vita e che vive la sua esperienza - quell'esperienza che si è prefisso di condurre (per fare la quale è "sceso" sulla terra) e che dunque è chiamato a condurre - a mano a mano che la elabora e che riflette su di essa, questa elaborazione interiore si traduce in un ampliamento della consapevolezza (di sé e dell'universo). L'individuo acquista sempre più coscienza del proprio essere, "chi è", e realizza l'essere sé stesso, la propria individualità. E così, andando avanti in questo processo di individuazione, ecco che, una dopo l'altra, le varie caselle del puzzle vengono riempite e il disegno del (proprio) mandala si completa. Così l'individuo realizza, anzi "diviene", sé stesso.

La meta è quindi portare a compimento questo puzzle, attuare e porre questo mandala che è al centro ed è il centro della coscienza e della consapevolezza, facendolo emergere dal profondo dove è in potenza ed è sepolto come il seme nella terra. Ma il profondo e l'interiorità sono "un'Altra Dimensione"; lì si trovano il seme, il disegno astratto, la potenzialità che si vuole attuare; e sono la stessa cosa della "causa finale" di cui abbiamo parlato. Da questa Altra Dimensione, da questa interiorità, da questa anima (dove è il "progetto" di individuo che si deve realizzare), l'individuo concreto viene ad esistenza in questa dimensione, nel nostro mondo. Quindi, dall'Altra Dimensione la "causa finale" – che poi è una causa iniziale, come abbiamo detto - spinge per realizzarsi concretamente nel mondo e nella dimensione del concreto. Questa è la via di individuazione e così funziona il processo di individuazione. Si conferma così quanto avevamo già detto, che la causa finale è nell'Altra dimensione e che da lì spinge nel nostro mondo e nell'animo dell'uomo.
L'individuo dunque deve (è chiamato; ha come compito) realizzare sé stesso e tutto sé stesso: non un'altra cosa, non un'altra persona; non parzialmente sé stesso; non una personalità che sia in parte sé stesso e in parte una distorsione (la Persona, di cui dicevamo all’inizio) ma solo e totalmente sé stesso.

Stella azzurra

Wassili Kandinsky "Alcuni cerchi"

Naturalmente questa è una meta ideale e non tutti - e forse ben pochi - la raggiungono; di fatto in tutte le persone queste distorsioni, queste parzialità e imperfezioni, queste diversità rispetto a quello che è (dovrebbe essere) il proprio Sé individuale ci sono sempre o quasi sempre. L'individuo in questo caso sarà incompleto, non è veramente sé stesso, avverte dentro che gli manca qualcosa che non riesce ad esprimere, si sente carente e di questa carenza porta il disagio e la nevrosi. Tutto questo perché la meta non è stata raggiunta o perché si è fatta una deviazione rispetto ad essa, vuoi per la difficoltà del trovare sé stesso e della via di individuazione da attuare, vuoi per la facilità di altre vie e scorciatoie che si offrono ma che non sono le proprie. Ma anche in questi casi, il Sé da attuare preme. Verranno allora - si offriranno;ovvero meglio il Sé ancora disatteso si provocherà delle altre esperienze, che piano piano rettificheranno il cammino che si percorre, che "faranno aggiustare il tiro" (e la personalità). Sta all'individuo saperle riconoscere e coglierle; e così, o prima o poi, la via di individuazione verrà ad attuarsi sempre.

Il cammino è dunque verso il raggiungimento di questa splendida meta della propria completezza; nel profondo, nel crogiolo e nel laboratorio dell'inconscio – non certo l’inconscio freudiano ma quello Transpersonale - sotto una misteriosa guida che fa fermentare le nostre possibilità e che ci fa accadere quegli eventi che segnano la nostra vita, le esperienze maturano, portando a frutto questo percorso verso l'individuazione. Nell'inconscio (Transpersonale) si elabora tutto questo materiale esperienziale, derivato dai vissuti livello cosciente, dai rapporti, dagli accadimenti, dagli "incontri" e momenti importanti della vita (che l’inconscio stesso si procura); da questi "incontri" e momenti di vita non certo casuali l’inconscio estrae gli elementi essenziali e significativi; questi significati risalgono e si riverberano a livello cosciente ed entrano nella consapevolezza. Questa è la Via. Così l'individuo comprende - può comprendere; è chiamato a comprendere, ma non sempre questa luce si accende subito in lui - quello che gli accade in tutta la sua ampiezza e significatività; così l'individuo diviene adulto, gradino dopo gradino sale nella consapevolezza, il processo (di individuazione) si compie e il Sé si realizza.

Individuazione e reincarnazione
Due sono dunque gli elementi fondamentali di questo processo: la guida finalistica - la "causa finale", le potenzialità che vogliono divenire in atto - e i "vissuti", le esperienze della vita che facciamo. Sono questi ultimi che, elaborati e compresi, ci fanno crescere. E, a questo punto, inevitabilmente si pone il problema e insorge la domanda di tipo reincarnazionista: questo processo di individuazione e la via di individuazione avvengono e si completano (o non si completano; perché può accadere anche questo) per intero durante la vita di una persona, nell'arco della sua vita? O possono abbracciare più vite, più cicli esistenziali?
Il problema e la domanda possono essere anche posti in quest'altro modo: cosa si intende per "individuo", per individualità (che si realizza e completa con il processo di individuazione)? Non potrebbe anche trattarsi di un Essere, di un "macroprosopo" (un "grande uomo") che conduce diverse esistenze, più di una vita, che porta a compimento il proprio cammino verso la completezza attraverso una molteplicità di esperienze di vita? Non potrebbe darsi che tutto quello che non matura, non si completa, si distorce, le deviazioni e quanto rimane indietro in una vita venga poi rettificato e portato a termine in una vita successiva, in una successiva esperienza esistenziale (su questo mondo o in altre dimensioni, non importa)? Accettando un tale punto di vista, sarebbe da ritenere che la via di individuazione si realizza attraverso successive esperienze di vita che consentono di avvicinarci sempre di più al Sé da realizzare, che portano gradatamente all'Uomo Rotondo, al mandala perfetto, di cui si è detto. Anche le presunte fasi di stasi, quelli che possono sembrare dei passi indietro, in effetti sarebbero allora tali solo in apparenza; tutte le esperienze condotte sono necessarie, fanno parte del cammino e danno il loro frutto; tutto concorre a formare l'individuo e a conseguire la meta.

Così Jung racconta di un suo sogno (come ha raccontato alla sua allieva Aniela Jaffé e come questa riporta nella sua biografia): <Camminavo per una piccola strada, attraverso un paesaggio collinoso; c'era il sole... Giungevo a una piccola cappella, situata al margine della strada. La porta era accostata e io entravo. Con mia sorpresa non c'era sull'altare né un'immagine della Vergine né un Crocifisso ma solo una meravigliosa composizione floreale. Poi vedevo sul pavimento, davanti all'altare, ma rivolto verso di me, uno yogin seduto nella posizione del loto, assorto in profonda concentrazione. Quando lo guardavo più da vicino, mi rendevo conto che aveva la mia stessa faccia, ed allora ero vinto dalla paura. Poi mi sono svegliato ed ho pensato: "Ah! allora è lui quello che mi sta meditando. Ha un sogno ed io sono quel sogno". Sapevo che quando si fosse svegliato lui da quel sogno, io non sarei più esistito.
... il mio Sé... come uno yogin, e medita la mia figura umana. Si potrebbe anche dire: assume la figura umana per entrare nel mondo tridimensionale... Nella forma terrena può fare esperienza nel mondo tridimensionale e quindi compiere con maggiore coscienza un ulteriore passo verso la realizzazione. La figura dello yogin allora rappresenterebbe... la mia totalità inconscia prenatale... La totalità inconscia, pertanto, mi sembra il vero "spiritus rector" di tutti i fatti biologici e psichici. Essa aspira a una realizzazione totale ...
>
(nota 11)

Meditazione

  Aniela Jaffé

La via di individuazione potrebbe dunque configurarsi (anche) come lo "yogin", di cui parla Jung, che è dietro e oltre la singola vita dell'uomo.
Abbiamo più sopra parlato del mandala come simbolo del Sé realizzato. Nella cultura e nella sapienza religiosa buddhista il mandala spesso viene raffigurato con un Buddha centrale (ricordiamo che Buddha vuol dire l'Illuminato) e, tutt'intorno a lui, a raggiera, varie figure di divinità, demoni, uomini, esseri. Questi mandala ci danno una stupenda rappresentazione plastica del sogno di Jung, e forse ne sono la fonte di ispirazione. Le varie raffigurazioni circostanti alla figura centrale dell'Illuminato sono i diversi sogni-esperienze di vita attraverso cui egli giunge alla realizzazione-illuminazione; il Buddha centrale è la Totalità che compie il processo di individuazione (e si realizza) attraverso le sue molte incarnazioni.

Il laboratorio dell'inconscio
Se la via dell'individuazione dovesse davvero abbracciare più vite di un uomo, allora anche il processo di individuazione verrebbe ad estendersi su più esistenze di vita. Alcuni casi studiati presso i1 nostro Centro di ricerche psichiche porterebbero a questa conclusione.
Questo processo avviene tutto nell'inconscio. Il livello cosciente e la vita o le vite condotte servono per acquisire dati su cui riflettere (su cui “lo yogin” riflette). Ma – salva questa riflessione dello yogin che, man mano che comprende, procede verso l'illuminazione-buddhità – l’economia di ogni vita e l’esperienza condotta dal singolo individuo che la vive nella storia, al loro livello cosciente, sono a sé stanti ed autonome, fondate sulla propria esperienza. Il processo di individuazione procede nell’inconscio e da lì, ove necessario, riverbera anche i propri effetti su ogni vita ma in modo appunto inconscio (perché ho fatto questo? Perché “sento” così?)
.

L'inconscio è il laboratorio alchemico dove tutto questo avviene e sempre più si rivela qualcosa di assai più grande di quanto ne dicano e di come lo abbiano immaginato Freud e la psicoanalisi. L'inconscio è in comunicazione con l'Infinito, con il Tutto ed è da questo suo essere in contatto e in risonanza con la totalità dell'universo, da questa sua immensa fonte di informazioni e di valutazioni che trae la sua capacità e la sua funzione di laboratorio, ove le esperienze vengono elaborate, divenendo per l'individuo motivo di consapevolezza e di crescita.

L'inconscio non è il Sé in potenza bensì lo è quel germe, di cui si è detto, che è nell'inconscio; nell'inconscio c'è questo psicodinamismo che spinge per attuarsi nel nostro mondo, a livello di coscienza e di vita consapevole. Nell'inconscio c'è in potenza (come “seme” e “germe”) quello che sarà l'individuo una volta attuatosi.
Questo è dunque il rapporto che c'è tra inconscio, Sé in potenza e Sé individuo in atto: la culla e la Grande Madre è l'inconscio; il Padre, potenzialità generativa, è il germe e l'individuo occulto, il macroprosopo che "spinge" dall'Altra Dimensione; il Figlio è la realizzazione di questo individuo nella nostra dimensione. Il processo di individuazione è il Figlio che nasce nel mondo e diviene sé stesso ed è anche il Padre che si fa Uomo; è il percorso interiore attraverso cui tutto questo avviene, molte volte una Via crucis e un Calvario.

Jackson Pollok "Croaking Movement"

Mandala

Il Sé germoglia dall'inconscio - dal buio dell'inconscio, dalla matrice dell'inconscio, una matrice fervida e operosa, sempre in travaglio - e poi splende in alto come il Sole della Totalità. Tutto questo travaglio che partorisce l'individuo, questa via e processo di individuazione è "l’Opus", è un'opera alchemica : trasforma la materia grezza e bruta delle singole esperienze e dei singoli vissuti, che sono il piombo, nell'oro spirituale del Sé realizzato; trasfigura la vita inconsapevole in consapevolezza e illuminazione, l'uomo mondano diviene uomo spirituale e raggiunge la buddhità. Ogni cultura questo processo lo esprime a suo modo; ma in ogni cultura la sostanza coincide. Noi diciamo “Io sono la Vita, la Verità e la Vita. Chi crede in me non perirà”

Opus alchemico

Sé e individuo sono, dl resto due facce di una medesima medaglia, in continua interrelazione tra loro; dall'un lato della medaglia, quello oscuro dell'inconscio, il germe del Sé alimenta - fa nascere e fa vivere - l'individuo, che si completa e diviene sé stesso nel nostro mondo, nel nostro lato della medaglia.
L'uomo risulta così essere una Realtà che esiste e vive contemporaneamente su due piani, quello dell'inconscio e quello del cosciente, quello uranico e quello mondano, nella dimensione delle Idee e dei progetti e in quella delle realizzazioni concrete; in piena simbiosi tra loro. La nevrosi e il disagio esistenziale vi sono quando le due facce non si corrispondono, non comunicano, non si scambiano le energie, non vivono in simbiosi.

Io sono la Via, La Verità, la Vita

Mandala cristiano

 

NOTE

(1) "Via di individuazione" e "Processo di individuazione" fanno entrambi riferimento all'unico concetto di Realizzazione del Sé. La "Via" (di individuazione) indica il cammino che si compie e ci porta verso tale realizzazione. "Processo" (di individuazione) si riferisce alla forma in cui avviene tale cammino, che è costituita da una serie progressiva, concatenata e coordinata di momenti dinamici della vita psichica di un individuo

(2)  "Persona", dall'etimologia latina, significa "maschera" ed è la maschera che si assume in relazione ai ruoli svolti nella società e n famiglia

(3)  C.G.Jung "L'Io e l'inconscio", Boringhieri, Torino, 1975, p. 88

(4)  L'identità di cui parla Jung è una "identità psicologica" ed è un fenomeno dell'inconscio. Spiega, sempre Jung, che essa è una caratteristica della mentalità primitiva (la cosiddetta partecipation mystique di cui parla l'antropologo Levi Strauss) ed è un residuo della primordiale mancanza di distinzione fra soggetto e oggetto; essa è anche una caratteristica dello stato mentale della prima infanzia mentre nell'uomo adulto è una caratteristica dell'inconscio. E' chiaro, quindi, che realizzare la propria individualità è tutto l'opposto ed è uscire da questa identità primordiale

(5) C.G.Jung "Tipi psicologici",Boringhieri, Torino, 1977, pp. 502-504

(6)  J.Jacobi "La psicologia di C.G.Jung", Boringhieri, Torino,1973, pp. 133-134

(7)  M.L. von Franz "Il processo di individuazione", in "L'uomo e i suoi simboli", TEADUE, Milano, 1991, p. 148

(8)Il "grande uomo" di cui parlano gli indiani Naskapi, di cui ai parlerà più avanti

(9)  M.L. Von Franz  Ibidem p.148 

(10)  http://www.ricercapsichica.it/articoli/sincronicità.htm

(11)  Aniela Jaffé "Ricordi, sogni, riflessioni di C.G.Jung", B.U.R., Milano, 1881, pp. 380-382

 

Fonte: http://www.ricercapsichica.it

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