lunedì 21 aprile 2014

LA COSCIENZA QUANTICA E L’ESPANSIONE DELL’UNIVERSO

LA COSCIENZA QUANTICA E L’ESPANSIONE DELL’UNIVERSO

LA REALTA’ È CREATA DALLA COSCIENZA ?
LE PIU’ ATTUALI TEORIE DELLA MECCANICA QUANTISTICA A CONFRONTO
LE NUOVE FRONTIERE DELLA PARAPSICOLOGIA 

Nelle immagini: la Realtà vista  con la coscienza quantica.  
Le illustrazioni raffigurano l'infinitamente grande, il macroscopico astronomico e stellare, e l'infinitesimo piccolo, il microscopico particellare subatomico 
A) L’atomo
a) La struttura
- l’atomo è stato sempre considerato come la particella solida infinitesimale, ultima e indivisibile della materia, secondo la concezione e la visione datane per primi dai filosofi greci Leucippo e Democrito. In tale visuale, la materia sarebbe composta da miliardi e miliardi di atomi, ognuno in sé invisibile per la sua piccolezza e microscopicità, e che tutti insieme formano, appunto, la massa macroscopica visibile della materia.

Leucippo

Democrito
- Tale concezione rimase invariata dall'antichità fino ai nostri tempi. Solo nel 1911 Rutheford comprese che l’atomo non era un tutt’uno indivisibile ma era una struttura complessa, composta da sub particelle costituite da un nucleo dotato di carica elettrica positiva attorno a cui giravano uno o più elettroni di carica elettrica negativa. Dal numero di elettroni dipende il tipo di elemento chimico di cui si tratta. Questo modello Rutheford - simile a un microscopico sistema solare, con un sole attorno a cui girano i pianeti - rappresenta ancor oggi la configurazione comunemente conosciuta dell’atomo.
- Anche se così strutturato in sub particelle, l’atomo resta pur sempre un corpuscolo unitario e come tale si comporta e si muove. Infatti si comporta unitariamente come se fosse indivisibile – salvo spezzarlo con la fissione nucleare – per l’attrazione tra loro esercitata dalle loro opposte cariche elettriche, positiva del nucleo e negativa degli elettroni Tuttavia, come meglio spiegheremo in seguito, si dovette poi riconoscere che l’atomo si comporta anche come un’onda. La sua natura dunque è sia corpuscolare che ondulatoria; e anzi quella ondulatoria è forse la più importante.

Ernest Rutheford

Atomo nel modello Rutheford

Max Planck

scala quantica

tabella quantica
b) La quantizzazione
- Verso la fine dell’800 James Clarck Maxwell aveva dimostrato che le onde elettromagnetiche (o radiazioni) – che si propagano appunto come onde e non come un corpuscolo in moto, costituendo con questo loro propagarsi un campo – possiedono anch’esse un'energia. L’affermazione era esatta ma ne sorgevano anche alcuni problemi, per risolvere i quali Max Planck nel 1900 ipotizzò che le variazioni di questa energia non avvenissero con continuità, secondo un continuum cioè, ma per "scalini" o salti, per così dire, cioè secondo multipli di una unità di grandezza che egli chiamò quanto, il cui simbolo è detto h (quanto di energia, o meglio "quanto d'azione", perché essendo energia è attiva, è dinamica, può svolgere una azione, ); questa energia dunque può assumere solo i valori di 1 h, 2 h, 3 h ecc. (e non 1, 1,∞, 2h, 2∞,3, 3∞ ecc.), come nell'allegata tabella.
I quanti di energia di una radiazione risultano poi collegati alla frequenza della radiazione stessa nel senso che sono proporzionali a tale frequenza. Sorge così il concetto di quantizzazione come modo di essere e di funzionamento inizialmente delle radiazioni e poi, come vedremo, di tutta la fisica nella sua accezione (livello) atomica e subatomica. Nasce così la fisica quantica, così chiamata dal suo modo di funzionare a quel livello di grandezze microscopiche, la dimensione appunto degli atomi, delle particelle e delle radiazioni; a fronte della fisica classica, galileiana e newtoniana, che con le sue leggi, quelle normali più comunemente conosciute, regge la fisica stessa al livello delle grandezze macroscopiche, il mondo della nostra vita quotidiana come lo viviamo e lo percepiamo normalmente con le percezioni sensoriali.
Nascerà, di conseguenza, anche il concetto di coscienza quantica di cui parleremo più a fondo in seguito a fronte della coscienza (consapevolezza) normale, che è quella della razionalità normale con la quale conosciamo e giudichiamo il nostro mondo quotidiano. La "coscienza quantica" non sostituisce quella normale. La"coscienza normale" resta pienamente valida per il mondo normale ed in base ad essa deve essere condotta la vita quotidiana ma non "copre" e non scopre tutta la Realtà; per questa occorre e soccorre la  coscienza quantica. Vedremo tutto questo meglio in seguito.

spettro visibile delle onde elettromagnetiche

44 e 45Energia quantica e spettro visibile. La coscienza quantica l'abbraccia tutta mentre la coscienza normale copre solo lo spettro visibile
- La fisica quantica non sostituisce quella classica (come altrettanto la coscienza quantica non sostituisce la consapevolezza e la razionalità normali); le due fisiche coesistono entrambe e ciascuna di esse, con le leggi e i principi suoi propri, del tutto diversi tra di loro, ciascuna regge la realtà e i fenomeni fisici nel proprio livello di grandezza (micro la quantica, macro la classica) e nel proprio campo di applicazione. Vi sono dunque due livelli della fisica (“due fisiche”, entrambe valide) come modo di funzionamento e come leggi e principi applicabili; e in ciascuno di tali livelli le “cose” (i modi di essere e di funzionare della realtà) sono comprensibili e giustificabili solo se osservate con gli occhi delle leggi sue proprie. Altrettanto, come vedremo, vi sono due livelli (livelli e non modi, perché entrambi sono validi, ciascuno nel proprio campo) di coscienza (consapevolezza) come approccio e conoscenza della realtà, la coscienza quantica e quella della razionalità classica.
c) Il "treno quantico" e la relatività (ristretta) di Einstein
Adesso osserviamo la figura qui a fianco. Vi è un treno ("quantico"), due osservatori, n. 1 a terra e . 2 sul treno affacciato al finestrino, e ci sono due esplosioni (luminose) indicate con gli asterischi all'inizio a sinistra e alla fine a destra del binario giallo. Vi sono poi tre situazioni differenti, a), b), c). Nella situazione a) i due osservatori si trovano alla stessa altezza (medesimo punto di osservazione) rispetto alle due esplosioni e al centro di esse (a una medesima distanza da esse). Ovviamente  tutti e due gli osservatori vedranno contemporaneamente le due esplosioni e diranno che sono state simultanee. Ma adesso andiamo alla situazione b): l'osservatore 1 è sempre al centro del lungo binario ma il treno col passeggero non è ancora arrivato a tale punto; quindi l'osservatore 2 sarà invece più vicino all'esplosione di sinistra e più lontano da quella di destra; vedrà dunque prima l'esplosione di sinistra e dopo quella di destra: per lui non sono simultanee come invece lo sono invece ancora per l'osservatore 1 che è sempre al centro fra le due esplosioni. In conclusione l'osservatore 1 giurerà che le due esplosioni sono avvenute contemporaneamente mentre l'osservatore 2 giurerà, altrettanto giustamente dal suo punto di vista, che non lo sono state.

Il "Treno quantico"
Dunque, da un punto di vista normale (nel giudizio comune e nella fisica classica e normale) le due esplosioni sono contemporanee ed il tempo è una costante (è "fermo" in quell'istante in cui avvengono le esplosioni) mentre variabile è la velocità, cioè il "moto", con cui le esplosioni arrivano agli occhi dell'osservatore. In realtà, invece, quando vi sono due situazioni, due sistemi diversi (due osservatori in posizione diversa, nel nostro esempio), cioè nella fisica quantica, la costante è la velocità (il moto) della luce (nel limite insuperabile di 300mila km/secondo) mentre variabile è il tempo; il tempo è relativo al sistema di riferimento. È questo il principio della relatività ristretta enunciato da Albert Einstein
- Il livello microscopico atomico e subatomico è quello (a) delle velocità altissime (quella della luce e quelle sue prossime) e (b) delle grandezze infinitesimali, atomiche e subatomiche; il livello macroscopico della fisica classica e della nostra esperienza quotidiana, a sua volta, è anche quello (a) delle nostre basse velocità e (b) delle nostre grandezze ampie e grossolane, le grandezze visibili del nostro vivere quotidiano.
(a) In riferimento alla velocità, è merito dunque di Einstein aver accertato che la velocità della luce, 400.000 km al secondo, è insuperabile ed è una costante (anche per questo il suo valore è indicato col simbolo c). Questo principio di insuperabilità (valido in ogni caso e in qualsiasi sistema di riferimento, anche se nella fisica classica le cose appaiono diversamente, come vedremo) vale non solo in astratto e di per sé ma anche se riferito a un corpo in moto. La velocità del corpo in moto , quindi, non si somma né si sottrae (a seconda della direzione del moto di quel corpo) a quella della luce: questo, appunto, dice il principio della relatività ristretta di Einstein. Ma questo vale solo nella teoria (e nella sperimentazione pratica) delle velocità altissime, cioè a livello microscopico; mentre al nostro livello (macroscopico) della quotidianità, delle piccole velocità umane e per la nostra fisica classica le cose appaiono andare diversamente e le due velocità si sommano, in più o si sottraggono in meno.

Albert Einstein
- Un derivato, a prima vista incredibile, di tale principio di costanza della velocità (della luce) è l’assunto che il tempo non è un assoluto, come si è sempre creduto, ma è relativo (il tempo è solo una distorsione dello spazio, come poi si accerterà). Nella percorrenza di una distanza da parte di un corpo in moto, concorrono, in modo inverso tra di loro, la velocità e il tempo. Infatti, maggiore è la velocità minore è il tempo di percorrenza. La fisica classica afferma e nell’esperienza di vita appare (e quindi comunemente si è sempre ritenuto) che, in tale concorso tra moto e tempo, quello che varia è la velocità, essendo il tempo considerato un assoluto. Per un osservatore sulla terra, un sasso lanciato da un treno in movimento appare più veloce se lanciato all’indietro (velocità del treno e del lancio del sasso si sommano, infatti cade a terra più lontano dal finestrino di lancio), sembra più lento se scagliato in avanti (cade più vicino). Dunque cambia (o appare cambiare) il moto e non il tempo. Nella fisica quantica microscopica e della relatività si scopre che costante è la velocità e che è il tempo quello che cambia (nella concorrenza inversa tra loro tra velocità e tempo). Il tempo è dunque un relativo (cioè è la componente relativa della coppia moto-tempo)). È questa la grande affermazione fatta da Einstein col suo principio della relatività ristretta (1905).

Composizione della materia, gli spazi interatomici

Appare simile a un sistema solare, con immensi spazi astronomici tra una astro e l'altro
- (b) Veniamo ora alla fisica delle grandezze e vediamo come, anche qui, le cose appaiono diverse nei due sistemi, quello microscopico atomico e subatomico (quantico) e quello macroscopico della nostra vita quotidiana. Nel sistema e nella fisica delle grandezze atomiche le distanze tra le particelle, fra il nucleo e il suo elettrone ad esempio, sono immense e lo spazio vuoto tra loro (ma non è vuoto) è molto ma molto maggiore rispetto alle particelle stesse (rispetto al loro diametro); cosicché la materia nella sua realtà viene ad essere tutta “bucata” da questi spazi vuoti, con “buchi” immensi. Se potessimo vedere la materia a tale livello, con occhio “quantico”, da microscopio ultraelettronico, così essa ci apparirebbe: una serie di piccoli punti separati da spazi immensi (e non una superficie continua). Ma non è questa la nostra esperienza, nella quale noi percepiamo la materia ben compatta, continua e piena, senza nessun buco.
A questo punto, e come prima anticipazione, possiamo gia dire (e distinguere) che la coscienza quantica è quella che pensa (non vede ma “pensa”) e conosce e giudica la realtà a “occhi chiusi” e con occhio quantico mentre la consapevolezza normale quotidiana e la razionalità ordinaria sono quelle che vedono il mondo “a occhi aperti” e lo apprezzano con la percezione sensoriale (degli occhi). Ripeto, entrambi queste coscienze (consapevolezze) sono valide, ciascuna nel suo livello. La coscienza quantica a livello di pensiero, quella ordinaria e la sua normale razionalità a livello di comportamento nella vita quotidiana.

Iceberg, condensazioni di acqua sparsi nel mare
La conseguenza dell’apparente continuità della materia è che, nel nostro livello macroscopico di vita quotidiana - retto dalle leggi della fisica classica; e quindi nella fisica classica – l’andamento delle superfici va secondo un continuum senza limiti (e così come pure avvengono le variazioni); il mondo ci appare e funziona in questo modo, questa è la nostra esperienza. Nel livello microscopico atomico e subatomico invece vige il modo di essere dell’alternanza tra corpuscoli atomici e subatomici e immensi spazi interatomici, come degli iceberg nel mare. Ma tutto lo "spazio", così immaginato, in effetti, costituisce un "campo"; ed è un campo energetico, fatto di attrazioni e repulsioni, percorso da onde, radiazioni e condensato qua e là (come gli astri sparsi nel cielo) in particelle corpuscolari subatomiche e atomiche(energia condensata, "collassata"). E in tema di variazioni di questa energia vige sempre il principio della quantizzazione, le variazioni (di energia, delle orbite degli elettroni ecc.) avvengono per salti, l’energia procede per impulsi, in base al principio quantico.
Abbiamo detto costituisce un campo, "è un campo". È, in verità, un campo di vita. L'energia è vita; e la coscienza che la guida - e la regge, e vi è sotto, e vi è dentro - è consapevole, intelligente e finalistica. Qui sotto abbiamo diverse possibili rappresentazioni della "biosfera"; anche una goccia d'acqua è un a biosfera. In effetti tutto lo "spazio", chiamiamolo così per intenderci, è un campo di vita, una "biosfera". Nelle mani di Dio, come esemplificativamente è rappresentato nell'ultima immagine

Tutto e ogni ambiente è pieno di vita ed è vita


una goccia d'acqua è un mondo di vita

Tornando alle "due fisiche" con le loro leggi e principi, è da dire - per non dare un primato ad una di esse; sarebbe troppo facile darlo ala fisica quantica che conosce la Realtà nella sua essenza più ultima -  che esse non si oppongono tra di loro, l’una non esclude l’altra. Sono complementari e ne reggono aspetti e livelli diversi, le due dimensioni che abbiamo chiamato microscopica (quello atomico e subatomico) e macroscopica (quello della nostra esperienza di vita quotidiana).
d) L’atomo particella e onda
- Dei due suddetti mondi (o livelli, o “dimensioni”) della fisica da adesso in poi noi ci occuperemo esclusivamente di quello di livello atomico e subatomico, soggetto ai (cioè retto dai) principi della quantizzazione e della relatività (o costanza della velocità); lo chiameremo “la dimensione quantica” e la fisica quantica è la fisica delle leggi che lo reggono; tutto quello che qui di seguito diremo si riferisce ad esse. Ne restano fuori il mondo  della nostra esperienza quotidiana (la “dimensione fisica”)e la fisica classica che, pur nella loro relativa validità e verità, e con le sue leggi, qui, in questo discorso, non vengono in considerazione.
- Come si è visto, gli atomi sono delle masse unitarie (benché composite: nucleo + elettroni) minime e compatte; sono cioè dei corpuscoli e, sotto questo riguardo, hanno natura e funzione corpuscolare (cioè a dire, la realtà viene”vista” e considerata nella sua natura e nello svolgimento della sua funzione di “realtà composta di corpi”. Più che “realtà” possiamo chiamarla “mondo” e “universo”). Gli atomi sono unitari e compatti, pur nel loro carattere composito, perché le cariche elettriche opposte delle loro componenti (negativa per l’elettrone, positiva per il protone del nucleo) fanno sì che queste si attraggono (come le cariche elettriche di segno uguale si respingono), costituendo una sorta di collante atomico.

le forze elettriche operanti nell'atomo

forza attrattiva e forza repulsiva delle cariche elettriche

Tipologia di radiazione

Lunghezza d'onda
Onde Elettriche
Tra 106 e 104 m
Onde Radio
Tra 104 e 10-2 m
Microonde
Tra 10 e 10-3 m
Raggi Infrarossi
Tra 10-4 e 10-6 cm
Luce Visibile
Tra 760 e 380 nm
Luce Ultravioletta
Tra 380 nm e 10-8 m
Raggi X
Tra 10-8 e 10-10 m
Raggi Gamma e Raggi Cosmici
Al di sotto di 10-10 m
50 La limitatezza dello spettro visibile
- Nel mondo quantico oltre questi corpuscoli compatti e unitari che sono gli atomi vi sono le radiazioni, che non sono corpuscoli (non hanno natura corpuscolare) ma sono onde; sono onde di energia (e dunque hanno natura ondulatoria) che si allontanano da una loro sorgente, cioè dalla carica che le ha generate, e si propagano formando un “campo” (di vibrazioni oscillanti). Tra queste radiazioni – così chiamate per il modo “radiante”, a raggi, del loro propagarsi - le prime individuate e studiate sono state le onde elettromagnetiche, così chiamate perché riscontrate inizialmente nei fenomeni elettrici e magnetici, unificati in una unica classe di fenomeni a seguito degli studi di Maxwell (1865). Le radiazioni sono vibrazioni (o oscillazioni) di diversa lunghezza di un campo (ovvero costituiscono nel loro insieme un campo che vibra oscillando di una miriade di radiazioni). 
Come detto e come risulta dalle tabelle qui accanto, le vibrazioni (e quindi il campo vibrante) possono essere di diversa lunghezza (= energia), ognuna costituisce un tipo di radiazione o onda. Infinite tipi di onda (onde di lunghezza-energia diversa) coesistono tra loro, cioè vibrano insieme nel campo (cioè nello stesso campo) e questo è possibile perché qui, in questo campo (che non è una molteplicità di campi) non vi è la dimensione spazio (sintopia, da greco σύγ τοπος)

soldati in marcia su un ponte

campana che suona
Ora attenzione a questa differenza: nelle vibrazione normali che noi conosciamo - ad esempio quelle di una campana che suona, quelle sonore nell’aria, quelle di un ponte sotto il passo cadenzato dei soldati ecc. - vi è sempre un corpo che vibra e nel quale si diffondono le vibrazioni: il corpo di bronzo della campana, l’aria nei suoni, il ponte dove marciano i soldati e così via. Nelle radiazioni, sia delle onde elettromagnetiche che tutte le altre, invece, non vi è nulla che vibra (“l’etere” che si riteneva riempisse lo spazio vuoto e al quale si attribuiva la vibrazione si è poi constatato che non esiste), la vibrazione è costituita dalla oscillazione stessa, è l’energia stessa che vibra e forma un campo oscillante (per queste vibrazioni).

il presunto etere che riempie lo spazio

in effetti si tratta di vibrazioni o torsioni dello stesso "spazio"
- Dunque, negli enti della dimensione quantica possiamo trovare due tipi di natura, ben distinte tra loro, e due tipi di funzioni: quella corpuscolare (degli atomi e delle particelle) e quella ondulatoria (delle onde elettromagnetiche e delle radiazioni).
Senonché Einstein nel 1905 notò che nella luce (che è un’onda elettromagnetica e dunque ha natura ondulatoria) l’onda (la sua energia) era proporzionale alla frequenza e funzionava come nella quantizzazione di Planck; la sua energia assumeva valori solo di 1 quanto o multipli di 1 quanto. Einstein chiamò “fotone” il “pacchetto” di energia associato a ogni quanto dell’onda (elettromagnetica della luce); la quale onda, così composta da tante particelle-fotoni pari ai suoi quanti di energia”, poteva dunque essere considerata anche come un fascio di particelle (particelle-fotoni). Ne deriva che l’onda elettromagnetica della luce, pur avendo questa sua natura ondulatoria, ha anche natura corpuscolare.

Arthur Compton
- Gli esperimenti fatti da Arthur Compton nel 1923 mostrarono (“effetto Compton”) che tale principio della doppia natura, ondulatoria e corpuscolare, della luce vale per tutte le onde elettromagnetiche in generale. Dunque le radiazioni si comportano come un’onda ma hanno anche un comportamento (“funzione”) corpuscolare.

Effetto Compton

Louis V. De Broglie
- Partendo da tale premessa e da tali risultati, Louis Victor De Broglie, sempre nel 1923, estese questo concetto della doppia natura e doppio comportamento (doppia funzione) delle onde anche alle particelle; al riguardo, egli affermò il principio che ogni particella materiale in movimento (come ad es. ed innanzitutto l’elettrone) ha associata una frequenza; avendo dunque una frequenza è anche (ha anche la natura di) un’onda.


Effetto De Broglie
e) La quantizzazione applicata all’atomo: l’atomo di Bohr e la formulazione di De Broglie- il modello Rutheford di strutturazione dell’atomo viene ripreso e meglio formulato da Bohr nel 1913. Fermi restando il modello e il concetto Rutheford dell’atomo come costituito da un nucleo attorno a cui ruotano uno o più elettroni, Bohr estende all’atomo così configurato il principio della quantizzazione già formulato da Planck. Egli sostiene che le orbite con cui gli elettroni ruotano attorno al nucleo non possono essere tutte quelle possibili ma possono essere solo di determinati tipi, cioè grandezze; procedono “per salti” come nella quantizzazione. Le particelle elettroni possono avere solo (cioè hanno sempre) l’orbita (l’energia) di 1 quanto o di un multiplo di quanto. Il quanto di azione (il cui simbolo è h) è una grandezza fisica rappresentata dalla lunghezza dell’orbita per la quantità di moto posseduta dall’elettrone in quell’orbita (e questa grandezza corrisponde all’energia posseduta dall’elettrone). Bohr mostra che anche per la particella elettrone la grandezza di questa energia da essi posseduta non può essere di tutte le grandezze possibili secondo un continuum ma va per salti e può essere, appunto, solo di un quanto o di un multiplo di quanto. Corrispondentemente le orbite degli elettroni non possono essere tutte quelle possibili ma solo quelle correlative ad una grandezza quantica.

Niels Bohr
- In questo modo il principio della quantizzazione viene esteso anche agli elettroni. Ma l’elettrone è (anche) una particella in movimento. De Broglie allora affermò che questo principio esposto da Bohr valeva non solo per l’elettrone ma per ogni particella in movimento, in conseguenza e coe-renza del principio dell’energia associata al moto. Ma in questo modo la particella (ogni particella dotata di moto) si comportava come un’onda e mostrava di avere anche un carattere ondulatorio accanto a quello corpuscolare suo proprio. Anche l’elettrone, e quindi l’atomo, risultano così avere la duplice natura (e funzione) sia ondulatoria che corpuscolare. Ogni atomo viene così ad essere associato a un numero N quantico 1h, 2 h, 3 h, ecc.
- La natura di una particella sia corpuscolare (come sua normale) che ondulatoria (come comportamento) risulta dal seguente semplice esperimento: poniamo una barriera davanti a un proiettore e in questa barriera facciamo un solo buco. Dopo questa barriera poniamo uno schermo (avente la funzione di rilevatore e rilevatore, sul quale cioè si evidenzierà quanto viene proiettato). Se proiettiamo una luce, questa, dopo essere passata attraverso il buco, si proietta sullo schermo come un punto luminoso. Ciò significa (e dimostra) che la luce è passata come particella (fotone) e che dunque è (si è comportata come; ha natura di) particella. Ma se nella barriera facciamo due buchi, sullo schermo finale non avremo più un punto luminoso (in corrispondenza del buco, l’uno o l’altro, dove sarebbe passata la particella) ma si forma una serie variegata di luci e ombre, segno che la particella è passata attraverso entrambi i buchi, e che dunque è (si è comportata come; ha natura di) un’onda.

Esperimento dimostrativo che l'atomo è onda e particella
- Bohr mostrò anche che l’elettrone pur orbitando intorno al nucleo (come da modello Rutheford) venendo così ad essere una carica accelerata, non emette normalmente onde elettromagnetiche (radiazioni). Le emette (o le assorbe) solo nel caso di un salto quantico, salto di livello da un’orbita a un’altra, con passaggio da un livello h a un h di livello diverso (assorbe radiazioni per saltare a un livello maggiore; ne emette se scende a uno minore). Non emettendo radiazioni, dunque, l’elettrone (e l’atomo di cui è componente) si comporta come corpuscolo. In quanto emette radiazioni, nel salto quantico di orbita, si comporta come onda. Ed è questa una ulteriore dimostrazione della duplice natura e funzione dell’atomo.
f) L’onda come onda di probabilità- De Broglie aveva mostrato la duplice natura, corpuscolare e oscillatoria, dell’elettrone (applicabile all’atomo in genere), che funzionava sia come corpuscolo che come onda. Sotto l’aspetto corpuscolare il modo di essere di tale particella elettrone, la sua “immagine”, non poneva problemi, era appunto un corpuscolo, una piccolissima, infinitesima massa unitaria. I problemi sorgevano invece sotto l’aspetto ondulatorio: era un’onda continua, piena, avente un corpo pieno come ad esempio un’onda del mare o un pulviscolo, fatto di un insieme di particelle infinitesimali di polvere? O cos’altro? Il punto circa tale modo di essere venne affrontato e risolto per tappe dai fisici fino ad arrivare alla strana ma incontrovertibile conclusione che si trattava solo di un’onda di probabilità; l’elettrone come onda non era un’onda-pulviscolo, piena di particelle, ma si risolveva in un’onda di probabilità; al pari della vibrazione quantica che, come abbiamo visto, non ha un corpo che vibra (come avviene nelle vibrazioni normali, di una campana, dell’aria ecc.); altrettanto l’atomo onda non ha un corpo d’onda ma è l’insieme delle probabilità che poi esso “si consolidi” (il termine tecnico è “collassare”, “che collassi”) corpuscolarmente in un modo o in un altro; ed è, questa onda, energia, è un insieme energetico, per questa sua forza di collassare, di risolversi in un corpuscolo, in atomo corpuscolo.

La struttura ondulatoria dell'atomo come onda di probabilità. I molteplici punti luminosi attorno al nucleo vogliono rappresentare non una molteplicità di elettroni ma il loro diverso modo possibile di trovarsi ed essere
- Dunque l’atomo come onda è un’onda probabilistica. A tale conclusione si giunse sulla base della seguenti considerazioni che costituiscono tre principi della fisica: (a) il valore dell’energia della particella dipende dalla quantità di moto e dalla posizione dell’elettrone. (b) l’intensità dell’onda come grandezza è in funzione dello spazio e del tempo; questo principio venne affermato da Schrödinger nel 1926, che definì “funzione d’onda” tale concetto (tale grandezza matematica). (c) un’onda non ha una posizione o un quantità di moto unica (come invece ce l’ha la particella) ma queste grandezze variano da punto a punto dell’onda.
- Sulla base di tali premesse – considerato cioè: che l’energia di una particella (sia come corpuscolo che come onda) è correlata al suo moto e alla sua posizione; che, se la consideriamo come onda, la sua intensità è in funzione dello spazio e del tempo; che però nell’onda non troviamo un valore unico come intensità ed energia valido per tutta l’onda, dato che posizione e quantità di moto variano da punto a punto dell’onda stessa – la conclusione a cui arrivò Max Born nel 1926 fu che la “funzione d’onda” (cioè l’intensità dell’onda in rapporto allo spazio e al tempo) non rappresenta la quantità e la distribuzione dell’energia che costituisce l’elettrone, come se questo si decomponesse in un pulviscolo di “sub elettroni” (chiamiamoli così) e consistesse in un’onda piena fatta di tanti sub elettroni ma rappresenta la probabilità di trovare l’elettrone (che potrebbe trovarsi in ogni punto dell’onda) in un punto del tempo e dello spazio dell’onda stessa invece che in un altro; la probabilità che l’elettrone in un momento X si trovi qui o si trovi lì nell’orbita o percorso da esso compiuto nel suo moto. Cioè ancora, l’onda (la particella funzionante come onda) non è costituita da una quantità di “materiale”, cioè di energia, distribuita in modo uguale e continuo per tutta l’onda ma dall’insieme delle probabilità di trovare la particella in un punto o in un altro dell’orbita (del suo percorso, del suo moto). Onda di probabilità, dunque (onda come “insieme” di queste probabilità).

Max Born

Erwin Schroedinger
Questa affermazione e questo principio sono rivoluzionari perché rappresentano il crollo a livello di fisica quantica del principio deterministico, che è fondamentale nella fisica classica, dove si afferma che tutto è rigorosamente e ineluttabilmente causale, cioè determinato da una causa, ed è quindi astrattamente prevedibile prima, come in una macchina (come vorrebbero il positivismo e la scienza materialistica). Non è infatti possibile determinare causalmente, in astratto e prima di effettuare una specifica concreta osservazione, la posizione e il moto dell’elettrone; prima e in astratto possiamo darne solo una valutazione statistica, in base a come solitamente in quei casi accade. La realtà, quello che accade non è una realtà causale ma è una realtà statistica. Le cose vanno causalmente in un dato modo, producono cioè quel determinato effetto solo statisticamente, nella realtà dei grandi numeri, a livello macroscopico, nel nostro livello umano di osservazione ma non a livello microscopico, a livello atomico e subatomico, a livello quantico.

La legge di causa-effetto  è  frutto solo di una "visione grossolana" e probabilistica, fondata sulla legge dei grandi numeri e di quello che solitamente avviene, ma non regge più a livello quantico

I1 principio di Indeterminazione. Immaginiamoci questa figura non come una molteplicità di uccelli diversi ma un solo uccello nelle diverse posizioni e moto/velocità di volo in cui può trovarsi
g) Il principio di indeterminazione
- Strettamente collegato al concetto che l’onda della particella è un’onda di probabilità (ma non un’onda “piena” con sub particelle-pulviscolo diffuse per tutta l’onda) è il principio di indeterminazione. Se l’onda non è un’onda piena di particelle (minicariche di energia) ma consiste di una particella in movimento (minicarica di energia) che si trova nel campo dell’onda ma non si sa dove né con che carica energetica (intensità vibrazionale) ne deriva che quella particella in movimento (cioè energetica) non ha una sua posizione definita nell’onda (nello “spazio” dell’onda) ma vi è solo la probabilità che in un dato momento sia (osservata) qua o là nel campo dell’onda stessa. Solo dopo l’osservazione la sua posizione (“dove” spazialmente era in quel momento) risulta definita; prima dello studio la posizione può esserne prevista (definita) la posizione solo per grandi numeri, a livello statistico, per come avviene (come accade) la maggior parte delle volte, cioè in genere. La posizione della particella è quindi indeterminata dunque nel campo dell’onda.
Anche la velocità della particella (e dunque la sua intensità) non è definita in quanto queste si modificano, sono diverse nei vari punti del campo dell’onda (nei vari momenti, nel “tempo”) e quindi corrispondentemente varia nei diversi punti del campo (nel “tempo”) la velocità. In conclusione, la particella in movimento non ha dunque una posizione e una velocità (intensità) definite né nello “spazio” (nel campo) né “nel tempo (nei vari momenti) e questa mancanza di determinatezza viene chiamata indeterminazione.
Vediamo meglio. Nel 1927 il fisico Werner Heisenberg scoprì  che la fisica quantistica per la natura probabilistica delle sue leggi comportava notevoli limiti alla conoscenza dello stato effettivo di un sistema atomico. Secondo la fisica classica un corpo in movimento può essere sempre suscettibile di misurazioni quantitative circa la sua velocità e la sua posizione; su questo, nessun dubbio, è esperienza quotidiana.
Heisenberg, sulla base delle scoperte realizzate in quegli anni dai suoi illustri colleghi come de Broglie, Bohr e altri, suppose invece che a livello subatomico la velocità e la posizione di una particella in movimento siano sempre del tutto indeterminati, non possono cioè essere definite con precisione.
Tale principio, detto di indeterminazione, afferma in particolare che quanto maggiore è l'accuratezza nella misurazione della posizione di una particella subatomica, tanto minore lo è quella della velocità e viceversa. Infatti, l'interazione degli strumenti di misurazione con la realtà microscopica del mondo subatomico da misurare (e così misurato) determina una perturbazione che incide sulle variabili oggetto di misurazione e quindi sui risultati della misurazione stessa; e per questa perturbazione la posizione della particella viene a risultare del tutto indeterminata  e viceversa.
Sotto questo aspetto è importante precisare che la limitazione nella possibilità di determinare esattamente la posizione e la velocità di una particella non è l'effetto della sola interazione del mondo fisico o macroscopico nella realtà atomica o subatomica ma è piuttosto una proprietà intrinseca della materia che di desume dall'analisi della struttura atomica della stessa, sulla base dei principi della fisica quantistica che furono studiati e scoperti all'inizio del XX secolo e che fin qui abbiamo enunciato nelle loro linee principali.
Si deve quindi concludere dire che in nessun modo è possibile misurare e preventivamente calcolare e conoscere che in un dato istante una particella subatomica abbia una posizione e una velocità determinati.

Effetto dell'indeterminazione
osservando l'elettrone in diversi istanti, si ottiene una traiettoria per zig zag, come nella figura di sopra. Se ne deduce che, prendendo l'elettrone in un dato momento (cioè in una sua possibile posizione), ne rimane pur sempre indeterminata la traiettoria; e quindi in effetti la posizione e il moto ne sono indeterminabili
- Abbiamo parlato, a proposito di questa indeterminatezza, di “spazio” (indeterminatezza del punto dell’onda ove la particella in movimento si trova) e di “tempo” (indeterminatezza della velocità di moto in un dato momento dell’onda); ma abbiamo subito corretto e precisato questi termini, spazio e tempo, con il più esatto termine “campo”. Questo perché nel campo non vi sono né spazio né tempo, vi è appunto un campo, costituito tutt’insieme dall’energia vibrazionale (di onde di diversa intensità); ma abbiamo anche voluto usare i termini “spazio” (punto dell’onda, posizione in essa della particella) e “tempo” (momento) per dare meglio una immagine quasi visiva del concetto di indeterminatezza e di quel che volevamo dire.
- Come sopra detto, il principio di indeterminazione venne particolarmente studiato da Werner Heisenberg (il quale nel 1927 diede anche il principio matematico di misura di questa indeterminazione, che qui è superfluo riportare) accertando che la possibilità di conoscere con precisione la posizione della particella è inversamente proporzionale a quella di conoscere la sua velocità; e viceversa.

Werner Heisenberg

Gioco del tennis

Palla di tennis in volo; prima di vederla concretamente non possiamo sapere in che punto del campo è
- Per una più immediata comprensione di questi concetti di onda di probabilità e principio di indeterminazione, possiamo fare l’esempio e il paragone con un campo da tennis e una partita di tennis. Il campo e il singolo percorso che la palla dopo la singola battuta fa su e giù per tale campo costituiscono l’onda. La palla è la particella dell’onda (la quale particella è una carica di energia, quindi si autolancia, non ha bisogno dei due giocatori che la scagliano con la racchetta; peraltro, il giocatore potrebbe essere la “coscienza quantica” di cui parleremo appresso). Con riferimento al singolo lancio della palla, prima del lancio non possiamo sapere in quale punto del campo la palla si troverà in un dato momento dopo il lancio e durante lo stesso, né quale percorso essa farà lungo il campo (la sua traiettoria, cioè). Tutto dipenderà dalla forza (corrispondente alla energia che la particella ha in quel momento indeterminato in cui viene in considerazione) e dall’angolatura (corrispondente al luogo indeterminato in cui la particella si trova) data alla palla dal giocatore con il colpo della racchetta. Solo alla fine del gioco o almeno dopo la caduta della palla a terra nel singolo lancio e a seguito dell’osservazione fattane, possiamo dire dove stava la palla in un dato momento, quale percorso ha fatto, dove è caduta a terra ecc. Prima del lancio vi è solo la probabilità che la palla si venga poi a trovare in un punto o in un altro del campo e che faccia un percorso o un altro.
Se però ci riferiamo a tutti i lanci dell’intera partita o a tutte le partire di un certo giocatore (legge dei grandi numeri) possiamo dire, statisticamente, dove sta (dove probabilmente starà) la palla e quale (probabilmente ) è il suo percorso, in base a come in genere gioca quel tennista, in base a quello che con lui solitamente avviene.
- Ma se se osserviamo il campo da tennis non in tutta la sua ampiezza, come il grosso rettangolo verde che è, ma lo osserviamo tutt'assieme come la riga azzurra con la palla al centro in volo come è nell'immagine qui accanto (cioè ci immaginiamo il campo verde tutto racchiuso complessivamente in quella riga azzurra), allora possiamo sapere e dire già prima dove sta la palla e quale è il suo percorso. Stanno inevitabilmente, come si vede nella figura, lungo “quella riga azzurra” (che racchiude e sintetizza in sé tutto il campo). Avviene allo stesso modo nella fisica classica, nella razionalità ordinaria e nella nostra vita quotidiana (rispetto alla fisica quantica e alla coscienza quantica), dove per il modo di essere della nostra esperienza (sensorialmente formatasi e condizionata) e per il modo di funzionare dei nostri sensi vediamo non il campo intero in tutta la sua larghezza e ampiezza ma lo vediamo complessivamente e tutt’assieme (cioè, in definitiva, allo stesso m odo che per il modo di essere dei nostri sensi vediamo la materia come compatta, a superficie continua e non vediamo gli atomi e i “buchi interatomici”); vediamo cioè solo a un  livello complessivo e statistico; cioè grossolano.

Visione sintetica unitaria del campo e del gioco di tennis
B) La coscienza quantica e l’espansione dell’Universo
Abbiamo parlato dell’atomo, cioè del “mondo”, cioè dell’oggetto. Adesso parliamo della coscienza quantica, cioè del soggetto. Con l’avvertenza che, come poi vedremo, questa distinzione fra soggetto e oggetto a un certo punto diventano del tutto evanescenti, sembrano svanire; sono le due facce di una stessa medaglia, due nature e due modi di funzionare.
a) il principio di indeterminazione + l’onda probabilistica + la spaziotemporalità
- Il principio di indeterminazione ci dice che prima dell’osservazione o del calcolo non è possibile determinare (insieme) la posizione e la quantità di moto della particella, cioè dove questa si trovi nel campo dell’onda e l’energia-velocità che essa ha in un dato momento. Questa indeterminatezza si riferisce all’atomo onda e, più in generale, alle particelle in movimento.
Stante questa indeterminatezza, si conferma che anche sotto questo aspetto l’onda è solo un’onda di probabilità, nel senso di probabilità (a) di trovare la particella (cioè, che la particella sia) in un punto o in un altro dell’onda; e (b) dell’energia di  cui essa è dotata, dato che essa può avere nei diversi momenti quantità di moto e quindi grandezza di energia diverse.

una possibile rappresentazione d'assieme dell'onda probabilistica atomica e dell'indeterminatezza quantica
- vi è dunque per l’atomo un momento – che però non è un momento temporale ma è un suo modo di essere, un aspetto, uno stato – probabilistico, in cui è caratterizzato da una molteplicità (e una conseguente indeterminatezza) di possibilità circa la posizione e il moto-energia della particella; è questo il suo momento (aspetto o stato) ondulatorio, quando cioè l’atomo ha natura di onda e funziona come onda. Di queste diverse possibilità se ne realizza una e allora l’atomo acquista natura corpuscolare e funziona come corpuscolo.
- possiamo esprimere questo concetto in forma intuitiva e immaginativa dicendo così: quando l’onda di probabilità (l’indeterminatezza della vibrazione energetica e la posizione dell’elettrone), “si solidifica”, si concretizza (per così dire; il termine tecnico è “collassa”) in un dato modo rispetto ai molti possibili rispetto alle sue probabilità, quando si determina in uno dei sensi possibili, quando una di quelle sue possibili probabilità si attua, allora l’atomo diviene corpuscolare e poi “forma massa”; cioè insieme agli altri accanto a lui, orientati e “solidificatisi” nello stesso senso; forma una massa di sostanza uguale, la massa di un dato elemento chimico. È questo il (momento del) passaggio dell’atomo (del suo stato; della sua natura; del suo funzionamento) da ondulatorio a corpuscolare, da oscillazione e campo oscillante di energia a materia e forma corporea, secondo la formula E = mc². In questo modo l’atomo assume natura e viene a funzionare in modo corpuscolare, da oscillatorio che era.
- Ed è questo già un primo punto in cui la realtà funziona non più causalmente (in base al principio di causalità) ma in base al principio di significatività (che si sostituisce, nel determinare i fatti successivi, a quello di causalità). Infatti, il collassare di più atomi in una forma corpuscolare analoga per “formare massa” (di un dato elemento chimico) risponde non alla causalità ma a una significatività, “simile a me”, per formare appunto un “corpo”, una certa quantità significativa e finalisticamente utile di una certa sostanza. Il collasso delle probabilità (in un modo o nell’altro)è operato dalla coscienza quantica; la quale dunque già si vede, come prima caratteristica, che funziona non causalmente ma finalisticamente in base a una significatività dell’operato. Possiamo chiamarlo anche "scelta", cioè, in definitiva, libero arbitrio.

finalismo  (simbolo alchemico)


Due mandala, simboli della significatività. Il finalismo e la significatività  sono alla base della coscienza quantica
- Ho detto, a proposito del collasso dell’atomo da ondulatorio a corpuscolare, “diviene” (corpuscolare); ho detto “passaggio da… a…”; si tratta, naturalmente, di un divenire e di un passaggio non temporali ma coesistenti (come le due facce di una stessa medaglia) e neanche spaziali (e qui diversamente da come accade per la medaglia, le cui due facce sono su due piani spaziali diversi) ma “non locali” (vedremo in seguito il concetto di “non località”). Si tratta di due modi di essere della natura dell’atomo e del suo modo di funzionare che (co)esistono entrambi.
b) la nascita dell’Universo
- Come l’atomo onda, luogo di energia, collassa in atomo corpuscolare, altrettanto possiamo ipotizzare un punto infinito e infinitesimale di energia inimmagilmente compressa esistente con tale natura e funzione fuori dallo spazio e dal tempo che collassa col Big Bang in Universo materiale, questo che conosciamo e in cui viviamo.
- Nasce in questo modo il nostro Universo spazio-temporale, il cronotopo, come universo fenomenico. Nasce dal Big Bang che è l’esplosione o collasso del punto infinitesimale e infinito (non so definirlo meglio) aspaziale e atemporale di energia iniziale. Infinitesimale perché non occupa spazio e, nello stesso tempo, di infinita energia perché tale è il suo campo e tale è la sua forza, al di fuori di ogni dimensione spaziale.
- È questo il Big Bang, che però non avvenne illo tempore, miliardi di anni fa ma avviene sempre nel collassare continuo, eterno (del campo) degli atomi onda (dell’energia cioè) in atomi corpuscolari (cioè in fenomeni). O meglio avviene fuori del tempo, ma poi inizia il tempo (e lo spazio; nasce il cronotopo); e allora, in questo senso, è anche giusto dire che il Big Bang avvenne miliardi di anni fa, cioè in una data temporale, in riferimento alla nascita dell’Universo. E da allora prosegue sempre sotto l’aspetto di collasso di atomi e di Universo che si espande (nel tempo e nello spazio); sotto l’aspetto di campo di energia vibrante fuori della spazio e del tempo che si esprime (acquista natura e funzione) e si manifesta anche in modo e in forma materiale spaziotemporale.

il Big Bang inizio dell'universo spaziotemporale; l'esplosione e vibrazione dell'energia

"l'anima illuminata" secondo il mistico tedesco Jacob Boehme
- Più sopra, enunciando il principio di indeterminazione di Heisenberg e con l’esempio della partita da tennis, abbiamo visto come, stante il carattere meramente probabilistico dell’atomo onda, non è possibile di sapere (calcolare, determinare) prima dell’osservazione e dello studio concreti quale è la posizione o quale è la velocità della particella, cioè dove sta in un dato momento del suo moto e quale è l’energia di questo moto.
Se solo dopo l’osservazione e lo studio possiamo sapere come è collassato un atomo, quale probabilità si è realizzata, allora ne deriva che sono l’osservazione e la coscienza (“Coscienza quantica”) quelle che ci danno la rappresentazione di ciò che è avvenuto e anzi che danno forma, e quindi formano, a quanto accade. “Quanto accade” esiste in quanto esiste dentro la mia coscienza, che ne ha la rappresentazione; e così “quanto accade” viene in definitiva a identificarsi con il contenuto della nostra esperienza; quello che vediamo come oggettivo e all’esterno svanisce, si scioglie nelle nostre rappresentazioni soggettive. È la coscienza che crea la realtà “fenomenica” (“che appare”, da φαινειν, apparire). E questo non è fantascienza, questo lo dice la scuola (“Il Gruppo”) di Copenaghen, fondata da Bohr.

è il sognatore che crea la realtà dei suoi sogni (Marc Chagall "Il poeta sdraiato")
- Chiamiamo Coscienza quantica la coscienza che così osserva e che così realizza la realtà, facendo precipitare le molte probabilità possibili dell’onda energetica in uno dei suoi modi possibili. Essa è, come coscienza, consapevolezza e conoscenza. Ma è una consapevolezza e ci dà una conoscenza (della Realtà) completamente diverse da quelle normali, dateci dall’apprezzamento del nostro mondo quotidiano fatto con la normale razionalità e con i sensi nello stato ordinario di coscienza e dalla fisica classica.
c) la coscienza quantica
- Nasce così il concetto di “Coscienza quantica”, che è la coscienza che funziona in modo e a livello quantico cioè, non secondo le modalità che ne sperimentiamo e che conosciamo ordinariamente nel nostro livello macroscopico di vita quotidiana; ma a livello e nei modi propri delle microscopiche grandezze quantiche, atomiche e subatomiche; a livello di intelligenza, di consapevolezza e di perce-zione non sensoriale corporea ma intellettiva e matematica; insomma, a livello della differenza che c’è tra fisica quantica e fisica classica. Ma le caratteristiche differenziali complete fra i due tipi di coscienza e dei loro modi di conoscere saranno specificate meglio e in modo completo alla fine di questo paragrafo, dopo aver completato il discorso sulla coscienza quantica,
- Molte sono le concezioni espresse dai fisici quantici riguardo alla coscienza quantica e i modelli da loro proposti; non staremo qui a enunciarle tutte, non è questa la sede, sarebbe troppo lungo e potremo eventualmente farlo in un’altra occasione e in un altro articolo; qui parleremo solo della più importante e più nota tra esse, che è quella avanzata dal cosiddetto “Gruppo (o Scuola) di Copenaghen”.
- Con la denominazione di “Scuola (o Gruppo) di Copenaghen” vengono indicati alcuni fisici che si raccolsero presso l’Istituto di fisica teorica, fondato a Copenaghen nel 1920 da Niels Bohr. Ne facevano parte, oltre a Bohr, Max Born, Paul Dirac; Pasqual Jordan, Werner Heisenberg, Wolfgang Pauli. Si trattava, come si vede, dei maggiori nominativi della meccanica quantistica di quell’epoca, che, insieme ad altri scienziati ricercatori e teorici esterni al Gruppo ma in piena collaborazione con esso (Louis Victor, Erwin Schrödinger e De Broglie) portarono avanti quella nuova formulazione della scienza fisica;
- Il modello di coscienza quantica di cui parliamo venne proposto soprattutto da Niels Bohr e Werner Heisenberg nel 1927. Partiva dai concetti teorici di meccanica quantistica (che abbiamo già illustrato) dell’atomo come onda di probabilità che collassa in atomo corpuscolare e che tale collasso avviene a seguito della osservazione fattane da un osservatore o della sperimentazione di uno sperimentatore; i risultati sperimentali confermavano tali concetti. Così stando le cose, la deduzione inevitabile ne era che queste concezioni teoriche e della loro conferma sperimentale collegavano quei dati relativi al collasso dell’atomo – il risolversi delle probabilità dell’onda in una di esse, concretizzandola in un corpuscolo - alla coscienza (dell’osservatore o dello sperimentatore), quale ente capace (titolare della capacità) di osservazione e sperimentazione; con la conclusione, altrettanto inevitabile, che è la coscienza che fa collassare l’atomo dalla sua funzione d’onda in quella corpuscolare. In base a questo modello interpretativo è dunque la Coscienza che realizza la Realtà; la realizza in forma di atomo corpuscolare a livello microscopico ma, a livello macroscopico, in forma di fenomeni, perché la Realtà a tale livello è una realtà fenomenica, fatta cioè di modelli che appaiono nel mondo e “si danno” alla Coscienza che li osserva (fenomeni, appunto; da φαινειν, apparire).

rappresentazione alchemica della Coscienza quantica

"Crea e osserva", rappresentazione alchemica (Athanasius Kircher)
La Coscienza dunque crea i fenomeni e con essi la Realtà (con l’osservazione); ma è sempre la Coscienza li osserva (dentro di sé). La Coscienza che opera così (manifestandosi nei fenomeni attraverso il collasso dell’onda in una delle probabilità di cui l’onda stessa è portatrice) sarebbe, sempre nell’interpretazione della scuola di Copenaghen, una proprietà immanente della Realtà.
- Schrödinger, che collaborava sia pure dall’esterno con quel Gruppo, non approvò questo ulteriore portato della sua teoria sulla funzione d’onda, ritenendola una estensione di ordine metafisico. A sua volta Einstein rigettò questa interpretazione dicendo che “Dio non gioca ai dadi”, intendendo dire che la creazione non può nascere casualmente e in base a delle probabilità. Vedremo in seguito come si risponde a questa obiezione.
- Con riserva di questo chiarimento, accettiamo l’interpretazione di Copenaghen, secondo cui è la coscienza che con l’osservazione fa collassare l’atomo onda in atomo corpuscolo; e fatta così nostra questa concezione, ripartiamo da essa e la portiamo avanti. È dunque una proprietà (una capacità) della Coscienza quella di far precipitare le molteplici possibilità dell’atomo avente natura d’onda (di probabilità) in uno di tali molteplici modi (probabilità) possibili, concretizzandosi e realizzandosi (realizzando la sua natura) in corpuscolo materiale e in materia; e altrettanto la Coscienza quantica conosce e sperimenta osservando (dentro di Sé?) la propria opera.
- La Coscienza (che così fa collassare la Realtà e poi la osserva) è Pensiero. Infatti: (a) il Pensiero è energia: è il livello (siamo al momento) di onda di probabilità e della sua vibrazione di energia; (b) il Pensiero-energia pensa: siamo al momento del collasso d’onda” (o del Big Bang nel collasso di livello universale); (c) con questo collasso il pensiero diviene “pensato”: siamo al livello (al momento) di atomo corpuscolare, di materia, di fenomeno, di Universo in espansione nello spazio e nel tempo; d) la Coscienza, che in questo modo ha creato la Realtà, l’osserva anche (dentro di sé); ma così osservandola la proietta fuori di sé, all’esterno e la rende oggettiva: ne ha e ne fa la sua esperienza come mondo oggettivo.
- Questo è (dovrebbe essere) il processo. Ne risulta, sintetizzando, che ciò che si è concretizzato, la realtà realizzata - il corpuscolo e la materia e con essi il mondo e l’Universo, insomma la Realtà materiale - in effetti e a ben vedere in definitiva è un qualcosa che appare all’osservatore e che esiste nella mente dell’osservatore; esiste perché esiste nella mente dell’osservatore. L’oggettivo svanisce nel soggettivo, è il trionfo dell’idealismo filosofico sul realismo.
- Ma io direi piuttosto, “sembra svanire, sembrerebbe il trionfo”. Perché quello così realizzato dalla coscienza e dall’osservatore, con l’osservazione (dopo l’osservazione) si è oggettivato (ha assunto natura e funzione di “cosa osservata”) ed ora ha una sua realtà, si è staccato dall’osservatore e dall’osservazione ed ha acquistato una dignità sua propria. È stato realizzato e ora è una realtà, è stato concretizzato e ora è una cosa concreta. Qualcuno dirà che permane l’ambiguità, che rimane l’interrogativo. Io rispondo di no, ricorre sempre la doppia natura (e funzione), coesistono i due modi di essere, atomo onda di probabilità e di energia e atomo corpuscolo. E la Coscienza quantica è il centro di tutto ciò, sia come creare, sia come osservare (ciò che è stato realizzato), sia come avere e fare esperienza sia come conoscere e comprendere.
- Con questo i momenti che definiscono la Coscienza quantica - cosa è, cosa intendiamo con essa – diventano tre. Accanto ai due che già conoscevamo – creazione della realtà (collasso) e sua osservazione (esperienza) – si aggiunge quello del conoscere e comprendere profondamente. Solo la Coscienza quantica può conoscere il mondo quantico. Solo osservando con i parametri della Coscienza quantica e applicando i principi della meccanica quantica possiamo comprendere la Realtà nella sua dimensione quantica. Solo la Coscienza quantica può arrivare a conoscere se stessa. La coscienza normale, che conosce attraverso i parametri e i dati sensoriali e che giudica con i principi della razionalità normale e della fisica classica non lo può; o meglio, non lo può finché non ha le intuizioni e non applica i parametri quantici, finché non osserva con “occhi quantici”, come hanno fatto i fisici d’avanguardia del secolo scorso di cui abbiamo parlato.
- In conclusione, la Coscienza (nella sua accezione e denominazione “quantica”) a) crea la Realtà dal minimo atomo corpuscolare all’infinito universo in espansione; b) la osserva e così osservandola la concretizza, la rende esterna a sé e oggettiva; c) ma la Coscienza quantica è anche quella consapevolezza e forma di conoscenza che conosce e apprezza, cioè “vede” la Realtà nel suo diverso modo di essere quantico.

Una suggestiva raffigurazione alchemica dell' "occhio che vede" - la nostra Coscienza quantica - del mistico Jacob Boehme

La Coscienza, il "Sole nero", ...

... è Una

anche se poi si sdoppia, nel conoscere, la Coscienza quantica e la conoscenza spaziotemporale
- Vista normalmente, conosciuta e apprezzata con le normali percezioni sensoriali e con la razionalità ordinaria, la realtà ci appare come il nostro mondo quotidiano, è il nostro mondo quotidiano, una realtà fenomenica, spaziotemporalmente dimensionata, retta dai principi della fisica classica galileiana e newtoniana; e così ne abbiamo esperienza.
- La Coscienza quantica come consapevolezza, come modo di conoscere e apprezzare la Realtà “lavora”, cioè, appunto, conosce e apprezza, e “approccia” la Realtà con i parametri del tutto diversi da quelli della coscienza e consapevolezza normali; ne indichiamo i principali. a) vede e conosce a livello delle grandezze microscopiche atomiche e subatomiche (per cui vede la materia bucherellata dagli immensi spazi interatomici) e non delle nostre normali grandezze macroscopiche (per cui la materia appare liscia e continua); b) altrettanto vede i processi, soprattutto energetici, a livello micro e così vede che in realtà essi avvengono per impulsi, per salti (quantizzazione) e non nella continuità, “senza salti” come non venivano visti i “buchi”, come appare normalmente; c) il moto viene considerato a grandezze di velocità pari a quella della luce (per cui nel rapporto velocità/tempo è il tempo che varia e non la velocità, che a quel livello di grandezza è costante; mentre a livello delle nostre basse velocità il tempo “è” – ci appare – l’elemento costante e la velocità è variabile); d) la consapevolezza e la coscienza normali il rapporto di causalità come legame fra due eventi (principio di causa ed effetto); nel mondo quantico non vi è il principio di causalità ma quello di significatività e quello del finalismo; e così altrettanto la Coscienza quantica vede e fonda su questi parametri il rapporto che lega e fa accompagnare tra loro due eventi: due enti esistenti nella Realtà quantica si rapportano tra di loro perché attratti emozionalmente, acqua con acqua,terra con terra, aria con aria, fuoco con fuoco. Vi è dunque un libero arbitrio e non determinismo; e) la coscienza normale vede le realtà (le cose) nelle loro dimensioni spaziali e temporali e si atteggia di conseguenza nei comportamenti da tenere; la Coscienza quantica osserva la Realtà nella sua unità di fondo, senza dimensionamenti spaziali e temporali e tenendo conto di tutti quegli altri modi di essere sopradetti; di conseguenza per conoscere il proprio mondo non fa uso della normale razionalità che è esperienziale (connaturata e condizionata dall’esperienza) ma comprende intellettualmente e per operazioni matematiche; e) la coscienza normale conosce e valuta (le situazioni) con la (secondo la ) razionalità, frutto dell’esperienza (questa frutto, a sua volta, della statistica, per cui quello che normalmente e il più delle volte accade diviene, per la sua grossolana esperienza, “così accade, quello è l’effetto”); la Coscienza quantica conosce (la Realtà) con operazioni e modelli matematici e con intuizioni illuminative.   
- abbiamo così differenziato – abbiamo posto in evidenza che esistono – due tipi di coscienza, come consapevolezza e modo di conoscere la Realtà e come modo di avere un approccio con essa; e che di conseguenza e corrispondentemente vi sono anche due descrizioni (scienze con leggi, principi scientifici) di essa: la coscienza normale quotidiana e la Coscienza quantica; parimenti e corrispondentemente, nella conoscenza della Realtà vi sono (la Coscienza può avere) due forme di approccio, quello della fisica o meccanica classica galileiana e newtoniana (conoscenza del mondo) e quello della fisica o meccanica quantistica (conoscenza della Realtà). Il mondo non è la Realtà ma ne è l’apparenza fenomenica.
- Ora, attenzione! con riferimento alle due fisiche (ai due modi di approccio della Coscienza alla Realtà per averne una conoscenza) non è che l’una sia quella vera e l’altra sia sbagliata o addirittura falsa, non è che l’una sia valida e l’altra no, che l’una sia quella nuova, destinata a sostituire (o che addirittura ha ormai sostituito) l’altra vecchia e sorpassata.
Le due forme di coscienza e di conoscenza, le due scienze sono entrambe valide e attuali, ciascuna nel proprio livello ed entrambe sono da seguire e quelle da applicare, a seconda dell’approccio da avere con la realtà. Nella vita quotidiana, nel muoverci nel mondo, di fronte alle cose materiali che sono spaziotemporali dobbiamo far uso della coscienza normale e vale la fisica classica e il mondo è come da questa descritto. In questo caso, sono le (sole) forme di approccio necessarie ed utili. Non possiamo far uso, nella vita quotidiana, della Coscienza quantica né applicare i principi della fisica quantistica, come se lo spazio, il tempo, l’entropia non ci fossero perché noi siamo e le cose del mondo sono nello spazio e nel tempo, conformati ad essi e condizionati dal secondo principio della termodinamica; e perché percepiamo con i sensi del corpo e per come questi ci fanno vedere e sentire; perché ci guidano l’esperienza, i “precedenti” conosciuti.

Questa miniatura, ripresa dall'opera "Splendor Solis" dell'alchimista Salomon Trismosin, sec. XVI, può benissimo illustrare le due anime dell'uomo e i due suoi possibili modi di approccio alla realtà, quello quotidiano normale e quello interiore profondo. E' una bella rappresentazione alchemica ed ante litteram della nostra Coscienza quantica

Come Sopra, così sotto
Invece, nel voler conoscere, anzi comprendere la Realtà, come è profondamente, nel suo livello microscopico, al di là di quello macroscopico e grossolano dell’apparenza fenomenica sensoriale, se vogliamo avere una conoscenza intellettiva e una comprensione spirituale finalizzate all’essenza e non all’utile e necessario vitale, allora qui interviene la Coscienza quantica e dobbiamo ricorrere alla meccanica quantistica.
Due livelli entrambi validi e veri ciascuno nel proprio ambito, quello dell’utilità e necessità per condurre la vita e quello della pura conoscenza e della pura consapevolezza.
- Siamo nel campo della scienza eppure più sopra abbiamo usato la parola “spirituale”. A noi le implicanze metafisiche non ci fanno paura; e così, tornando alla obiezione di Einstein e sciogliendo la riserva allora fatta, rispondiamo che Dio, o comunque la Potenza che si manifesta e opera attraverso la Coscienza quantica, non gioca ai dadi perché sceglie. Tra le molte probabilità possibili, quella in cui l’onda (di probabilità) collassa, realizzando la realtà corpuscolare e l’universo fenomenico, non è una probabilità qualunque, a caso ma è frutto di una scelta. È la scelta (fatta dalla Coscienza) è fatta in base a dei valori. Dio non gioca ai dadi.
Opera finalisticamente e nel senso della significatività nel collasso dell'atomo e nel Big Bang creando l'Universo e l'uomo, Essere cosciente e intelligente fatto a sua immagine e somiglianza.

L'Universo astronomico

L'Universo psichico (neuroni)

L'Universo  nella visione alchemica
- Il concetto di Coscienza quantica è l’ultima acquisizione dei fisici quantici (e, di conseguenza, della fisica quantica), una conquista clamorosa e di grandissimo impatto (soprattutto quella del Gruppo di Copenaghen) a fronte delle pur valide – valide, più sopra lo abbiamo riconosciuto, ma limitanti e incaute se diventano assolutiste e vengono fatte valere come tali - affermazioni della fisica classica e delle comuni affermazioni della scienza ufficiale. Apre su più vasti orizzonti e dopo aver abbattuto, nel suo arrogante assolutismo, il principio di causalità, sulle sue rovine, demolisce anche il concetto di una oggettività assoluta, il Moloch del positivismo filosofico e del materialismo, da sempre pietre angolari del mondo scientifico. Apre a favore di un maggior ruolo del soggetto (maggiore e non esclusivo; abbiamo già detto e riconosciuto la validità di entrambi gli approcci, cosa che non fanno la fisica classica e la scienza ufficiale, con il loro materialismo e positivismo filosofico). Ne viene rivalutata la filosofia dell’idealismo e ci si riavvicina e riconcilia con un pensiero di tipo metafisico, che non viene considerato più come una cosa aliena, quasi come un “U.F.O.”, diremmo.

L'Uovo filosofale, raffigurazione alchemica dell'Atto iniziale al centro della creazione e delle due Realtà. L'Imperatore. In alto il Carro solare, il Macrocosmo; in basso il mondo dell'uomo, il microcosmo
d) Le due Realtà
- coesistono dunque due realtà: 1) una realtà in potenza, il mondo delle Idee, fatta di probabilità, non dimensionata spaziotemporalmente (ma coesistente tutt’insieme sotto l’aspetto cronologico e topico), di livello quantico (come modi di conoscibilità e livello di consapevolezza) e di livello energetico cioè sintropico (come capacità realizzatrice); 2) una realtà in atto (quella della “probabilità” realizzata, tra le molte possibili), ed è il mondo fenomenico che conosciamo con la coscienza razionale e in cui viviamo, risultato della probabilità scelta ed attuata. È una realtà dimensionata spaziotemporalmente, di livello non quantico ma classico normale (come conoscibilità, interpretazione e misurazione e consapevolezza) e di livello entropico.
- questa duplice natura e duplice aspetto della Realtà corrisponde nel suo livello minimo (microco-smico) ai due aspetti (modi di essere e di funzionare) dell’atomo: ondulatorio e corpuscolare. Lo abbiamo appunto chiamato anche microcosmo, a fronte del livello macrocosmico (o) macrocosmo, che è il nostro mondo, sensorialmente apparente e che conosciamo razionalmente. A questo proposito, va però subito notato e precisato che tali due termini, microcosmo e macrocosmo, sono qui adoperati in modo invertito rispetto a come vengono generalmente intesi: normalmente (da un punto di vista esoterico) per Macrocosmo si intende il Mondo “di Sopra”, quello superiore e divino, e con Microcosmo ci si riferisce al mondo “di sotto”, quello umano. Qui, all’opposto, il microcosmo è il mondo dell’interiorità, dell’anima mentre il macrocosmo è il mondo esternalizzato.

Altra bella raffigurazione dell'Uovo filosofale con la Sapienza ermetica
- il rapporto tra queste due Realtà (tra questi due modi di essere dell’unica Realtà) non è spaziotemporale (nel senso che “prima” temporalmente e “là”, in un altro spazio c’è la Realtà in potenza e il mondo probabilistico delle Idee; dopo e “qua”, nel nostro spazio, c’è, viene il mondo attuato). Il rapporto tra le due Realtà è dall’interno e dall’interiorità (dell’anima, del Pensiero, delle Idee, delle probabilità) verso l’esterno e la (loro) concretizzazione esteriore. Cioè, le due Realtà non vengono temporalmente prima l’una e dopo l’altra né spazialmente sono una in un luogo e l’altra in un altro. Bensì esistono insieme, sono coesistenti in un eterno loro rapportarsi sincronico (σύν χρόνος, tempo insieme, da non confondere con sincronicistico) e sintopico (da sintopia, σύν τόπος, luogo insieme, da non confondere con la sintropia, di cui parleremo appresso).
- Abbiamo anche detto che il nostro mondo, è una realtà fenomenica: l’universo sorto dal Big Bang è fatto di fenomeni. Ne consegue, in riferimento alla prefata coesistenza delle due Realtà, che vi sono (dobbiamo distinguere) il fenomeno e l’anima del fenomeno. “L’anima del fenomeno” è la sua interiorità, è l’Idea che poi si attua nel fenomeno concreto; che si attua, cioè, nella dimensione spazio-temporale come fenomeno. E sostanzialmente, riportandoci al mondo quantico e atomico, la Realtà fenomenica spaziotemporale è costituita dall’attuarsi corpuscolarmente di una delle molteplici probabilità portate dall’onda cioè contenute in potenza nell’atomo, nel suo aspetto e momento energetico oscillatorio

"Utriusque Cosmi", "il discorso sui due Cosmi" di Robert Fluidd, alchimista del xvii sec. Il microcosmo in basso altro non è che una proiezione dell'occhio e della visione  di Dio. Una bella intuizione della Coscienza cosmica 
e) Spazio e tempo
- Da questi concetti espressi circa lo spazio e il tempo, da questo loro modo di essere e di presentarsi, viene a risultare che spazio e tempo non sono categorie apriori a sé stanti (come voleva Kant), come se fossero due contenitori vuoti e di per sé esistenti entro ì quali si espandono l’universo e i suoi fenomeni, man mano riempiendoli. Lo spazio e il tempo sono invece proprietà, qualità, modi di essere del fenomeno e dell’universo, che li caratterizzano e li conformano. Come ha dimostrato Einstein con la sua teoria della relatività ristretta, variabile (quello che varia) è il tempo (che è una curvatura dello spazio) e non il moto (la velocità del moto), ed questo contrariamente a quanto affermato dalla fisica classica. Solo nella maya, nell’apparenza del nostro livello macrocosmico, solo nella fisica classica, nella fisica delle (nostre) piccole velocità, il tempo e lo spazio funzionano in modo diverso.
- in quanto proprietà e modi di essere dell’universo fenomenico insorto dal Big Bang, spazio e tempo sono iniziati “dopo” di questo (un “dopo” non temporale ma consequenziale)
f) la sintropia- Parlando di energia e di momento energetico si arriva così alla sintropia, il concetto esposto e il principio scoperto da Luigi Fantappié. Anche questo concetto e principio di sintropia va inquadrato e va compreso alla luce di tutto quanto sopra detto circa il mondo quantico e circa l’atomo avente funzione e natura sia di onda di probabilità che corpuscolare; atomo ondulatorio che risolve le probabilità della sua onda in forma corpuscolare dimensionata spaziotemporalmente.
- La sintropia si presenta come principio simmetrico ed opposto a quello di entropia. Sappiamo che l’entropia regge tutto il mondo fisico ed è propria dei fenomeni e dei processi fisici, che sono spazio-temporali e sono retti dal principio di causalità; e già questo ci dice che la simmetrica sintropia si dovrà senz’altro riferire alla simmetrica e contrapposta Realtà prefisica e prefenomenica del mondo in potenza, fatto di Idee e di probabilità
- L’entropia sta ad indicare quel progressivo degrado cui sono soggetti e vanno incontro tutti gli “esistenti” del mondo fisico – tutti i ciò che esiste nel mondo fisico - a mano a mano che si sviluppano e vanno avanti nel tempo dal passato verso il futuro (attraverso il presente); a mano a mano, cioè, che in tali esistenti avvengono quei fenomeni e processi di trasformazione (con consumo di energia) in cui consiste la loro esistenza e il loro sviluppo. Questo progressivo degrado discende inevitabilmente in base alla seconda legge della termodinamica in quanto in una trasformazione da causa ad effetto – cioè nelle modificazioni che avvengono in un esistente fisico e in ogni esistente fisico, nel che consiste appunto il loro processo di sviluppo - non tutta l’energia che vi era inizialmente in quel “corpo” al momento di quel suo fenomeno causale di trasformazione si ritrova poi nell’effetto (dopo quella trasformazione cioè); ma una parte di essa si disperde in calore inutile; cosicché da una trasformazione a un’altra, nel procedere dello sviluppo e dell’esistenza fisica di quel corpo fisico (e di tutti i corpi fisici), da una causa-effetto a un’altra, da ultimo non vi sarà più energia per ulteriori trasformazioni e cesserà così il divenire di quel corpo (e di tutti i corpi fisici), nel che consiste e che costituisce la sua (la loro) esistenza fisica. Ogni esistente fisico è destinato così alla omogeneizzazione e appiattimento e a morire; e anche l’Universo finirà per “morte termica”. Questo dicono la seconda legge della termodinamica e il principio di entropia.
- Ma a fronte di questo principio di entropia vi è quello di sintropia, che è un principio di apporto di energia e la cui funzione essenziale consiste quindi nella ricostituzione energetica in opposto e simmetricamente al degrado portato dall’entropia.
- Un’altra caratteristica differenziale fra i due principi (quello entropico e quello sintropico) è che nei fenomeni entropici il tempo scorre normalmente, come usualmente lo conosciamo, dal passato verso il futuro (attraverso il presente). Nei fenomeni sintropici, invece – come fa rilevare il matematico Luigi Fantappié che per primo parlò di sintropia e ne studiò e mise in luce i modo di essere – il tempo scorre all’inverso, dal futuro verso il passato. In tali fenomeni la causa (che determina lo svilupparsi e il procedere di un processo fenomenico) sta nel futuro; e dal futuro chiama a sé (attrae) e produce come fine da raggiungere lo sviluppo di quel processo. Nel futuro, infatti, vi come un modello che attrae a sé – e dunque causa – la formazione (lo svilupparsi, il divenire adulto e completo, il raggiungimento della pienezza) di un dato esistente fisico. Per questo diciamo che (constatiamo che) la causa in questi processi, sta nel futuro (e non nel passato) e da là attrae a sé, come detto, e conforma finalisticamente il processo di questo sviluppo. Chiamiamo perciò questo tipo di causa “attrattore” e “causa finale” . Ad esempio: (l’immagine, l’Idea di) un individuo adulto futuro (e di un qualunque organismo vitale adulto) chiama a sé (come attrattore) ed è la causa (causa finale) dello sviluppo di quell’organismo, cioè il succedersi dei fenomeni attraverso cui quell’organismo diviene adulto e raggiunge la sua pienezza e forma adulta finale: dall’embrione (o dal seme, o dall’uovo) al feto, al neonato, all’uomo o all’altro animale o vegetale adulto.


Forme ed energia nell'universo: due galassie a spirale; sono delle una contrazione dello spazio

Forme ed energia nell'universo: forze elettriche ("campi") attrattive e repulsive delle particelle subatomiche
- dunque, il tempo della sintropia scorre all’inverso, dal futuro verso il passato; dal futuro attrae a sé (causa finale) l’effetto completo e perfetto da realizzare. In effetti però, osservando meglio, non è il tempo (la direzione del moto del tempo) che scorre all’inverso. Il tempo nell’ambito della sintropia non c’è, qui le dimensioni temporali del mondo fisico fenomenico entropico sono tutte insieme, coesistono; non si può dunque dire che “l’effetto realizzato”, l’organismo nella sua completezza e pienezza già esiste nel futuro e da lì attrae a sé le varie fasi della realizzazione. La direzione del moto nella sintropia va intesa invece nel senso di sviluppo, di evoluzione di quel corpo, dalla sua Idea e dal suo modello alla sua attuazione completa attraverso le sue fasi di graduale crescita; il moto e non il tempo scorre quindi dall’interiorità (dove è l’immagine, l’Idea di quel corpo ma non ancora la sua pienezza e completezza fenomenica in atto) verso l’esterno, verso una realizzazione esteriore (dove quell’Idea, quella potenzialità si va a realizzare fisicamente e spaziotemporalmente). Il moto, lo scorrere è dall’anima del fenomeno verso la sua realizzazione esteriore spaziotemporale completa.
- Possiamo dunque parlare di fenomeno (fisico, realizzato, in atto) e di “anima” o interiorità del fenomeno (da cui il fenomeno scaturisce; dove quel fenomeno è in potenza); e, in questo ambito, il luogo della sintropia viene ad essere questa interiorità dove esiste il “modello” da cui il fenomeno scaturisce. Ma sintropia significa apporto di energia; è dunque dalla sua interiorità, dal profondo dove il fenomeno vibra in potenza che viene l’energia che realizza il fenomeno stesso e tutta la Realtà, che è fenomenica, nella sua forma fisica, fenomenica e spaziotemporale. Il luogo dell’energia, il “centro di sintropia” si trova – riassumendo tutto quanto fin qui detto – nell’Idea, nel Pensiero, nell’atomo ondulatorio. È questa “l’anima energetica” del fenomeno (e dell’atomo corpuscolare).
- Nel fenomeno distinguiamo dunque queste due sue forme, questi suoi due momenti, non temporali ma come modi di essere. Questo ci richiama subito a mente la doppia natura, i due modi di essere e di funzionare dell’atomo: come onda di probabilità e come particella corpuscolare. La deduzione logica che ne discende è che l’atomo-onda di probabilità, il suo momento oscillatorio e vibratorio probabilistico, l’atomo come onda di energia corrisponde al fenomeno in potenza, all’interiorità e all’Idea del fenomeno; ed è sede e fonte di sintropia. L’atomo corpuscolare (in cui delle molte probabilità se ne è realizzata una) e la “massa” (di materia), che si è realizzata con l’orientamento di una molteplicità di atomi tutti in uno stesso dato senso, corrisponde al fenomeno in atto, al mondo spaziotemporale e fenomenico, soggetto al principio di entropia; ma continuamente energizzato nel suo svolgersi, nel suo divenire da una forza sintropica proveniente dal suo profondo, che restaura il degrado entropico.
Così l’atomo-energia assume natura e funzione corpuscolare: è il Big Bang, “passaggio” e non momento temporale, cambiamento di natura e di funzione. L’energia si solidifica in materia secondo la formula E = mc². Nasce la forza di gravità. Nascono lo spazio e il tempo. Nasce il cronotopo dimensionato spaziotemporalmente. Dal Pensiero, dall’Idea, dall’Abisso primordiale nasce il fenomeno e nasce il mondo. La Coscienza pensa e crea l’Universo. La Coscienza pensa e l’universo diviene Realtà (materiale e fenomenica), si realizza e si espande nello spazio e nel tempo. Ed è sempre la Coscienza – ora immedesimatasi nel mondo; soggettivatasi con corrispondente oggettivizzazione del mondo – che osserva il mondo e lo osserva come esterno e fuori da sé.

Il processo di fissione divide, separa. Si spacca l'atomo spezzandone(con un neutrone) la forza unitiva (che è il principio della realtà) e si inizia un analogo processo moltiplicativo in successione, liberando energia
Il "fungo atomico" ne è la conseguenza
g) il momento distruttivo
- Spaccando l’atomo, con la fissione, per avere energia, si riportano la materia e l’atomo allo stato primordiale energetico; è un momento disunitivo e distruttivo ed è un momento e un processo opposto a quello creativo, di unione, di fusione, di “amore” diremmo. E infatti con la fissione siamo alla bomba atomica e all’energia atomica fonte di radiazioni e di inquinamento ambientale. La fissione è un momento di distruzione e di morte che va in direzione opposta a quello della creazione e della vita, che è, appunto, quello della fusione nucleare. E infatti, le reazioni nucleari che avvengono nel sole, che ci dà luce, calore e vita, sono quelle da fusione (nucleare).
Anche su questo occorre riflettere e chiamo a meditare.

Il processo di fusione invece unisce (e dà inizio anche esso a un processo moltiplicativo in successione)

Il Sole, fonte di vita. È centro ed è luogo di processi di fusione
h) la sintopia, il principio di non località e “l’entanglement” Non c’è causalità ma significatività
- Abbiamo visto come nella dimensione della fisica quantistica, dell’atomo-onda e così pure nella sintropia – in buona sostanza, nel mondo delle Idee e nell’anima da cui scaturisce il fenomeno – non vi è il tempo. Quelle che per noi sono dimensioni separate, il passato, il presente e il futuro, che scorrono dall’una all’altra, sono un tutt’uno, un unicum; è un mondo sincronico (σύγ χρονος) dove vi è una sincronia degli stati temporali (da non confondere con la sincronicità, che equivale a significatività, ne abbiamo parlato a proposito della non causalità).
- Altrettanto, non vi è in quel mondo la dimensione spazio: la Coscienza (quantica) (il Pensiero che osserva le sue Idee) e la sua vibrazione (che è l’energia dell’atomo-onda e il luogo della sintropia) non occupano un posto, non sono in un luogo preciso – questo ci ricorda il principio di indeterminazione – e non si estendono su una superficie o meglio per un volume, come invece avviene con l’atomo corpuscolare e con il fenomeno realizzato e con l’Universo tutto. Parliamo, al riguardo, di sintopia, σύγ τοπος (da non confondere con la sintropia, σύγ τροφή, di cui si è parlato più sopra). È dunque tutto al contrario o meglio è uno stato tutto diverso di quanto avviene nel mondo materiale – nel mondo, appunto, dell’atomo corpuscolare – dove ogni oggetto e ogni fenomeno che avviene si estende su tre dimensioni spaziali, lunghezza, larghezza e altezza (oltre che su una dimensione tempo) e occupa uno spazio-volume (oltre ad avere una durata); ne ha bisogno per esistere. La dimensione spaziale (al pari di quella temporale) per i corpi fisici e per i fenomeni è una condizione ad essi connaturata e un modo di essere esistenziale indefettibile, talché ne deriva il principio di impenetrabilità dei corpi, nello spazio occupato da un corpo non vi può stare nello stesso tempo un altro corpo.
- Strettamente connessi con la sintopia sono il principio di “non località” e il conseguente suo effetto, il cosiddetto “entanglement”. Essi sono propri della fisica (“meccanica”) quantistica e la caratterizzano, in opposto al principio di località proprio della fisica (“meccanica”) classica.


Il sistema solare e il nostro mondo sono il "luogo" della spaziotemporalità e del principio di località
- Il principio di “località” ci dice che un atto di influenzamento esercitato su un oggetto A non può agire ed avere effetti su un altro oggetto, B, separato da A. Se vogliamo agire su B dobbiamo svolgere una azione su di esso (direttamente o come riflesso di quello esercitato su A) per influenzarlo in un qualche modo. L’azione su A, quindi, non può avere effetti su B spazialmente separato da A. E tuttavia nel campo della fisica quantistica e delle particelle accade (e possiamo constatare) invece che due particelle uscite da uno stesso processo ma poi separatesi (e procedenti in un processo ognuna per suo conto) per quanto così separate rimangono in un qualche modo in rapporto tra di loro, nel senso che una azione esercitata su una di esse ha effetti e per di più istantanei anche sull’altra. La seconda particella (B), benché ora separata e non oggetto diretto dell’azione, reagisce anch’essa e contemporaneamente allo stesso modo della prima (A) sulla quale è stata esercitata l’azione. Le due particelle reagiscono entrambe e nello stesso momento all’azione esercitata su una sola di esse, si comportano come se fossero due fratelli gemelli. Questo non sarebbe possibile né ammissibile secondo i canoni della fisica classica proprio per il prefato principio di località in quanto per potersi avere un tale influenzamento istantaneo (cioè per la propagazione dell’effetto influenzante da A, su cui è stata esercitata l’azione, su B, su cui tale azione non è stata esercitata) si richiederebbe una velocità istantanea, superiore a quella della luce; e questo sappiamo che non è possibile. Per questo il principio di non località venne sempre rifiutato da Einstein. Eppure avviene così, questo comportamento “gemellare” è una realtà constatata e verificata.
Questo contemporaneo e contestuale influenzamento di due particelle nate da una stessa sorgente ma aventi due processi distinti è chiamato con termine inglese “entanglement”. Un rapporto, quello tra le due particelle, che sembrerebbe – attingendo per un parallelismo alla parapsicologia – quasi “telepatico”. Ovvero mentale, psichico, spirituale. Vedremo in seguito che questi accostamenti hanno una loro ragion d’essere.
La non località e l’entenglement possono essere collegati anche con il principio di indeterminazione, di cui si è detto più sopra.
- Come si è detto, Einstein, pur nel suo genio, non accettava, non ammetteva il concetto e il principio di non località nella considerazione che non può esservi una velocità maggiore di quella della luce, che è un valore limite e costante come lui stesso aveva dimostrato (con la teoria della relatività ristretta).
Questo è esatto; senonché, a ben vedere, il principio di non località e l’entaglement non implicano e non affermano affatto che vi sia un influenzamento (istantaneo) tra due particelle distanti (spazialmente) tra di loro; si parla solo di particelle separate (nel processo in corso per loro) e non di particelle distanti tra loro, una in un luogo e l'altra andata, dopo la separazione, e che si trova, dopo la separazione, in un altro luogo. Questo (la "separazione")significa soltanto che le due particelle hanno avuto un processo diverso dopo essere nate da una stessa sorgente e non significa che hanno percorso e stanno percorrendo due traiettorie (spaziali) diverse; questa è solo l’apparenza dell’esperimento. Con queste premesse, il dubbio e l’obiezione di Einstein (e dei fisici classici) si risolvono alla luce del concetto di sintopia. Non vi è una dimensione spaziale in quel mondo energetico-ondulatorio, perciò tra le due particelle non vi è una distanza spaziale (da superare), esse sono in uno stesso luogo, anzi in un non-luogo, diverso è solo il processo che seguono nell’esperimento. Non essendovi tra loro distanza spaziale da superare, non viene in considerazione neanche il concetto di velocità, né quella della luce né un’altra, e cade l’obiezione di dover superare la velocità della luce. Ritorna invece il parallelismo con la telepatia e con il mondo (psichico-emozionale) dei gemelli.

La Sapienza ermetica, il nostro Sé

Il dr. Jekill e la sua ombra, mr. Hyde
Il non-luogo è anche il mondo dell'anima

Piero del Pollaiolo "Tobiolo e l'angelo Raffaele
i) il Big Bang e l’espansione dell’Universo
- Ritorniamo ai concetti di spazio e di tempo. Come abbiamo detto, lo spazio non è un contenitore vuoto a sé stante e preesistente rispetto all’universo, ai corpi celesti e a tutto ciò che esiste nel quale questi via via, col trascorrere del tempo si espandono, ampliandosi sempre più e occupandone una porzione sempre più grande. Il tempo anch’esso non è uno “spazio di durata”, una “lunghezza di durata” a sé stante e a priori di cui ne percorriamo, ogni giorno e ogni anno, un pezzo. Tempo e spazio cioè non esistono in sé al di fuori della materia né sono categorie a priori rispetto ad essa, come voleva il filosofo Kant. Sono, invece, proprietà e modi di essere della materia e delle cose materiali, dall’atomo corpuscolare a tutto ciò che esiste.
All’inizio (ma è un inizio non temporale; facciamo una metafora temporale solo per dare una migliore comprensione immaginativa) possiamo pensare a un punto di energia infinitesimale e nello stesso tempo immenso, infinito, in modo aspaziale, nel modo della sintopia. Un punto di energia, concentrato e potentissimo. Questo punto e questo luogo (un luogo non luogo) carico di energia vibra – vibrazione di Pensiero? Pensiero che vibra? – ed allora (ma è ancora un “allora” non temporale) l’energia esplode, “collassa, il Pensiero si realizza, si attua ed è il Big Bang, il “grande collasso”. L’atomo onda collassa in atomo corpuscolare, assume natura e funzione corpuscolare ed appare come corpuscolare: ed ecco che col collasso di miliardi di miliardi di atomi (ma non è un numero che avviene è una qualità che avviene) nasce l’Universo fenomenico. Il Pensiero si realizza (o “sogna”?) e attua materialmente quello che pensa. O forse, più semplicemente, osserva quello che pensa, quello che pensa gli appare davanti e lui (la Coscienza) lo contempla, lo vive e lo fa vivere. Sono concetti di tipo soggettivistico, come quelli della filosofia idealista. Siamo nella filosofia ma siamo anche, come ben si vede, in pieno in quello che dice la Coscienza quantica, la Coscienza che crea la Realtà. Un creare che, alla fine fine, potrebbe anche essere un semplice “pensare e osservare dentro di sé”, vedere (consapevolmente, un “vedere” fatto di consapevolezza) le proprie Idee, avere consapevolezza dell’oggetto dei propri pensieri; forse un “sognare”.
- Nasce contestualmente anche la forza di gravità, come forza di attrazione tra le parti (al principio è un’attrazione delle particelle di polvere cosmica tra loro), affinché possano esistere le cose complesse e funzionali (“organiche”). La forza di gravità nasce anche come opposto alla forza espansiva dell’esplosione del Big Bang, che altrimenti avrebbe gettato allo sbaraglio nell’infinito cosmo le particelle iniziali, senza possibilità di esistenza di cose e di un mondo organico e organizzato, atto, tra l’altro, a ospitare la vita. L’equilibrio tra le due forze, di espansione e di gravità, determina le orbite degli astri e fa sì, tra l’altro, che questi non cadano l’uno sull’altro ovvero che non si allontanino tra loro all’infinito.
- Possiamo aggiungere, a questo riguardo e come osservazione filosofica, che la forza di gravità (e la colla atomica delle cariche elettriche opposte, per cui le particelle atomiche restano unite) sono un principio di unione e vita proprie dell’universo fisico e dell’atomo corpuscolare. Il corrispondente – la forza corrispondente a quella di gravità – nel mondo della Coscienza quantica sono l’amore e la fusione; sono la sincronicità e i significati. La sincronicità (di cui ha parlato per primo C.G.Jung), è il principio – la “forza” – che fa emergere insieme le “cose” aventi una significanza tra loro: (acqua con acqua, terra con terra, aria con aria, fuoco con fuoco).

L'inizio: nubi stellari


la nascita: protostella

La fine: Supernova, collasso stellare
- Un Pensiero finalistico – interiore alla Coscienza quantica – determina l’evoluzione non casuale (non darwiniana ma, appunto, finalistica) finalizzata dell’universo e delle specie. Un Pensiero che dallo stato di onda di probabilità (oscillazione di energia sincronica, sintopica e sintropica) trae in essere (realizza e si realizza; pensa e osserva) l’atomo corpuscolare e tutto l’esistente fenomenico, l’universo in cui viviamo.
- Coscienza quantica, energia, onda di probabilità, esplosione (collasso) Big Bang, atomo corpuscolare (assunzione della natura e della funzione di atomo corpuscolare). Iniziano lo spazio e il tempo (come modo di essere e di esistere dell’atomo corpuscolare e dei suoi aggregati), nasce la forza di gravità attrattiva (come fondamento degli agglomerati di atomi, corpi organici capaci di ospitare la vita) simmetricamente e a bilanciamento di quella repulsiva dovuta a quell’esplosione iniziale e fondamento dell’espansione dell’universo. Questo dovrebbe essere (dovrebbe essere stato) il processo.
Ma prima ancora, non in senso temporale ma nel senso di “a fondamento” vi erano il Pensiero e la Vita (il Sat Cit Ananda dell’induismo).
- E poi venne vita (di diverso tipo e grado, immessa, insufflata nei diversi corpi organici capaci di ospitarla), vita consapevole, scienza, filosofia, riflessione. Il pensiero ritorna su se stesso e si contempla. È il Ritorno.

La fine e il Ritorno; immagine di un Buco Nero

Uscita dal Buco Nero, il nuovo Big Bang e di nuovo la polvere stellare
i)  Coscienza e Realtà fenomenica
- Sembra proprio, dunque, che sia la Coscienza che crea la Realtà fenomenica, cendo esplodere l'atomo nel suo collasso da ondulatorio a corpuscolare determinando nel Big Bang il venire in essere e l’espansione dell’universo. Se è così, la fisica quantica ci apre le porte, a noi, “quelli della parapsicologia”; così come la fisica classica ci aveva osteggiato finora e ci rimuove tuttora. In parapsicologia, anzi, siamo dei precursori, già si conoscevano l’effetto osservatore e l’effetto sperimentatore, che ora la fisica quantica scopre. Già da tempo noi avevamo osservato e sapevamo che il fenomeno paranormale è influenzato dall’osservazione che l’osservatore ne fa e dalla sperimentazione che fa lo sperimentatore. E che esso spesso si atteggia, in tutto o in parte, in conformità delle aspettative dei partecipanti all’esperimento (e alla “seduta”) o di chi lo promuove; soprattutto per quanto riguarda la fenomenologia PK. Il pensiero influisce su ciò che accade.
- E così, a questo punto e con questa premessa si giustifica ed appare esatta (e conforme a quanto sostiene la scuola di Copenaghen) l’ipotesi (avanzata dai fisici quantici) che nel mondo quantico è la Coscienza, è il pensiero che fa collassare l’atomo-onda in atomo corpuscolo; che fa collassare e attuare l’onda di probabilità dalle sue molteplici possibilità e potenzialità in una di queste; che risolve l’indeterminatezza e solidifica l’energia della oscillazione dell’onda in un atomo corpuscolo, poi in una molecola, poi in un corpo, insomma in un fenomeno che appare.

un paesaggio di Caspar D. Friedrich
- Era sempre Einstein che non accettava e contestava anche questa interpretazione e ipotesi dicendo che “Dio non gioca ai dadi”; intendendo dire che il creato non può avvenire a caso, realizzando, a caso come avviene nel gioco dei dadi, una probabilità (dell’onda) invece che un’altra. Ma anche questa obiezione non regge; si risolve nella risposta che nel collasso da onda a corpuscolo non vi è un lancio di dadi e poi “come va, va”; vi è invece una scelta, tra le diverse probabilità possibili, circa quella che si vuole realizzare e che si realizza; vi è una scelta e non una casualità in ordine all’atomo corpuscolare da attuare e attuato tra le molte probabilità dell’onda; la Realtà prodotta non è casuale ma è quella voluta e scelta; e questa scelta viene fatta, io ritengo e me la spiego, in base a dei valori .Il primo dei quali è innanzitutto l’Amore. È l'amore che opera e che si mostra nel trasfondere – nel fatto che è stato trasfuso - nella creatura e nel creato la vita, e con essa il pensiero e la consapevolezza, realizzando l’atomo corpuscolare e la materia. A sua immagine a somiglianza; e ponendo le basi per il Ritorno.
m) I fenomeni paranormali alla luce dei (e inquadrati nei) concetti di cui sopra
- Siamo alla fine di questo lungo discorso. Tornando daccapo, a quello che dicevamo all’inizio, si può ora sciogliere la domanda che ci eravamo posta: come si raccorda tutto questo con la parapsicologia e i fenomeni paranormali, che sono l’argomento di cui tratta questo sito; e perché ne parliamo qui. Il motivo sta nel fatto che il fenomeno paranormale messo a raffronto con le risultanze e le conclusioni, che abbiamo fin qui visto, a cui giunge la fisica quantica, mostra di trovare in esse una piena corrispondenza, un inquadramento, una giustificazione e una validità (una dignità) scientifica. La fisica quantica ci dice (a) che la realtà, il mondo e l’universo, sono una realtà fenomenica; (b) che tale realtà, i suoi fenomeni, sono una realtà realizzata (con l’osservazione) dalla Coscienza quantica; e di tutto questo ci spiega in che senso e perché. Il fenomeno paranormale (a) è anch’esso un fenomeno, (b) ed è anch’esso un prodotto della mente, dell’anima umana incarnata o spirituale disincarnata. La parapsicologia e la ricerca psichica ci spiegano in che senso e perché. Quindi la fisica quantica ci interessa per tale raccordo che trova con la teoria, la conoscenza e lo studio della parapsicologia. Ma vediamo ancora meglio.

Caspar D. Friedrich "Viandante su un mare di nebbia"
- Abbiamo visto che l’atomo di natura ondulatoria – che è un’onda di probabilità e una vibrazione di energia - collassa in atomo di natura corpuscolare, dando così luogo alla realtà materiata; e che tale collasso e cambiamento di natura e funzione avviene a seguito dell’osservazione (o della sperimenta-zione) di un osservatore (o dello sperimentatore). La realtà, dunque, è una realtà osservata (e così prodotta) da un “osservatore”, che è la Coscienza quantica. La realtà così realizzata da tale Coscienza appare pertanto essere una “realtà osservata” ed ha quindi natura di “fenomeno” (φαινειν, apparire) cioè un qualcosa che “appare”, che “si dà” all’osservatore e alla coscienza.
- di conseguenza, anche tutto l’universo è una realtà fenomenica, cioè è costituito da un insieme di fenomeni (intesi nel senso di cui sopra) in espansione nello spazio e nel tempo a seguito del collasso Big Bang.
- abbiamo altresì visto che il fenomeno insorge da una sua interiorità profonda - dove ne giace l’Idea insieme a tante altre possibilità. Consideriamo e abbiamo chiamato tale interiorità “anima del fenomeno”, dove l’Idea esiste come fenomeno in potenza, in attesa di essere esteriorizzata divenendo così (acquistando così natura di) fenomeno in atto; quindi tutto – dall’atomo al fenomeno, fino all’intero Universo – ruota e converge attorno al concetto di una realtà fatta di fenomeni che innanzitutto sono (giacciono, esistono) in potenza, come possibilità, in una Interiorità dinamica, che è anche una vibrazione di energia.

G. Seurat schizzo (idea primordiale) per il dipinto "Cavallerizza acrobata al circo" (particolare)

G. Seurat Particolare del dipinto compiuto della "Cavallerizza acrobata"
Ma poi, proprio per questo suo dinamismo ed energia intrinseca, da questa Interiorità, trabocca e si esteriorizza (collassa all’esterno) come fenomeno in atto (realtà avente natura fenomenica) e come Universo. Ed è la Coscienza profonda, inconscia che opera questo collasso, da (Idea) “in potenza” a (fenomeno) “in atto”; ed è sempre la Coscienza che l’osserva, che osserva quanto operato, che “ne ha consapevolezza”, che “ha consapevo-lezza” dell’Universo. Il Pensiero profondo pensa il fenomeno e così la Realtà e i fenomeni si attuano; si attuano davanti alla Coscienza che li osserva; e che li guida nel loro svolgersi, nella loro evoluzione non darwiniana ma finalistica, intelligente; non “giocando ai dadi” - come abbiamo detto che obietta-va criticamente Einstein - ma in base a dei valori e a dei fini che vuole conseguire.
- conclusivamente, il fenomeno è una realtà esteriore che avviene e si manifesta all’esterno, nel mondo, sgorgando dall’anima interiore; la Coscienza quantica, che è la consapevolezza sconosciuta profonda, l’erutta fuori e la realizza.
- tutto questo vale – “così è” - per i fenomeni normali e per il mondo attorno a noi. Ma tutto questo vale pienamente anche e innanzitutto per i fenomeni paranormali; altrettanto per essi le cose stanno esattamente così. Infatti il fenomeno paranormale - che è anch’esso un fenomeno, un qualcosa che “appare”, che “si dà” e avviene nel mondo - altrettanto come ogni altro fenomeno, collassa e “appare”, cioè affiora in forma fisica, nel mondo provenendo dall’interiorità, dall’anima a seguito di un Big Bang emozionale. Vi è un pieno parallelismo, una piena coincidenza.

Pierre Puvis de Chavannes "Il sogno"
- Vediamo meglio. Il fenomeno paranormale emerge e “si dà” nel nostro mondo materiale spaziotem-porale come prodotto dell’anima (nostra o di una Entità spirituale disincarnata, per chi come me ci crede), cioè di una interiorità non spaziotemporale. Costituisce l’attuazione concreta in forma dimen-sionata spaziotemporalmente di una idea, di un pensiero del profondo dove quel fatto è in potenza (e vi è come possibilità e probabilità che poi, quando ne insorgono le motivazioni e le condizioni di natura emozionale, si attua). È chiaro il parallelismo col binomio costituito dal mondo quantico e dal mondo fenomenico (normale) esterno che ne scaturisce: anche qui l’atomo corpuscolare è l’attuazione in forma spaziotemporale di una possibilità dell’atomo onda di probabilità adimensionale; e il fenomeno con dimensioni spaziotemporali scaturisce da una propria interiorità in cui esso esiste in potenza e in modo non spaziotemporale.
- Più precisamente, il fenomeno ESP è una percezione che ha la nostra mente. Affiora e porta alla luce del nostro livello cosciente le conoscenze di un profondo inconscio dove la consapevolezza non ha limiti spaziali né temporali (perché nell’inconscio tali dimensioni non vi sono); proprio come avviene per l’onda quantica .
- Ma quando questa percezione dell’anima (cioè extrasensoriale) affiora (“collassa”) nella coscienza diurna e quotidiana della consapevolezza normale, tale percezione assume tutte le forme, le caratteristiche e i modi di rappresentarsi degli altri pensieri, percezioni e sensazioni normali. Le rappresentazioni che abbiamo e con cui si presentano alla nostra mente queste percezioni extrasensoriali sono del tutto uguali a quelle sensoriali (visive, uditive, tattili, odorifere, emozionali). Le percezioni profonde dell’anima diventano (collassano in un) fenomeno (percettivo). Proprio come avviene per l’atomo onda di natura ondulatoria che, quando collassa, si attua come atomo corpuscolo cioè come materia infinitesimale normale; e nel Big Bang quando l’energia iniziale collassa in Universo fenomenico (fenomeni normali).

la magia del pensiero ("Jean Moreau "Apparizione")

La sensitiva russa Nina Kulagina solleva per psicocinesi una pallina da ping pong
- A loro volta, i fenomeni paranormali PK consistono, appunto, in un fenomeno, cioè in un fatto fisico che appare nel mondo (fenomeno, da φαινειν = apparire) e che, come tutti i fenomeni, “si dà” alla nostra osservazione, accade davanti a noi; e del fenomeno ha tutte le caratteristiche, la fisicità, le dimensioni spaziotemporali ed è soggetto all’entropia. Affiora nel mondo come concretizzazione spaziotemporale e in forma fenomenica di un pensiero e da una emozione del profondo di un’anima non spaziotemporale. Anche qui tutto avviene come nel passaggio di natura dell’atomo, da ondulatoria energetica a corpuscolare; e come avviene per il fenomeno (normale) e la realtà fenomenica, dall’idea interiore di essi avviene poi la loro attuazione.

Alexander Calder "Onda rossa"
- Dunque, sintetizzando, il fenomeno paranormale (ESP e PK) promana da un’Idea profonda, da un inconscio psichico o spirituale adimensionale ed energetico che si attua in rappresentazioni percettive (ESP) e in fenomeni fisici (PK) spaziotemporali ed entropici.
Né più e né meno (niente di più e niente di meno) di quanto e come avviene per i fenomeni normali (nel mondo dei fenomeni normali) per come li analizza e li dispiega la fisica quantica.
- È infatti esattamente così che avviene nel mondo della meccanica quantica, ove a fronte di un’onda di probabilità di natura energetica – una oscillazione di energia e di probabilità – vi è (cioè l’onda si risolve e si attua in) una particella corpuscolare. Infatti:
a) L’atomo onda essendo vibrazione senza un corpo vibrante ed essendo indeterminazione ma solo probabilità è non spaziotemporale; e in quanto energia è il luogo della sintropia. Vi è corrispondenza con l’anima emozionale che è fuori dello spazio e del tempo e dalla cui energia emozionale può scaturire (quando se ne danno le condizioni) il fenomeno paranormale. Forse sono una stessa cosa.
b) L’atomo corpuscolare, essendosi “consolidate” le probabilità dell’onda in una particella, ha dimensioni spaziali e temporali ed è il luogo dell’entropia. Ciò appare più evidente se si pensa non più a un atomo singolo ma alla molecola di un dato elemento chimico e poi a una massa (di molecole) di tale sostanza (in cui gli atomi si sono solidificati nel medesimo modo corpuscolare, quello di quell’elemento chimico). Così è pure il fenomeno paranormale che si manifesta nel nostro mondo dimensionato spaziotemporalmente e soggetto all’entropia.

Materializzazione ectoplasmatica di uno pseudoarto. La materializzazione, come tutti i fenomeni PK essendo fenomeni fisici sono soggetti alle leggi della fisica, e così anche a quelle dell'entropia. Alla fine l'ectoplasma decade, in genere si riassorbe nel corpo del medium altre volte si scioglie perdendo la forma e scompare
- La sintropia, la fisica quantica, la coscienza quantica, la non località, l’entanglement sono dunque le nuove frontiere della parapsicologia. I fenomeni paranormali (sia i fatti percettivi ESP che gli effetti fisici PK) al pari di tutti gli altri fenomeni sgorgano da un’Idea, da un Pensiero, da una Energia, che è la vibrazione di una emozione dell’anima. Vi è nel profondo dell’anima un “campo” non spaziotemporale e indeterminato di energia e di probabilità, che si determina (“collassa”) in fenomeno (paranormale) a fronte delle situazioni emergenti e dell’emozione connessa alla situazione concretamente insorta. Ma, emergendo nel mondo spaziotemporale, anche la vibrazione dell’anima così determinatasi e scaturita assume la natura e la funzione di fenomeno fisico conformato spaziotemporalmente ed entropicamente, come è per il mondo di cui entra a far parte.

Fonte: http://www.ricercapsichica.it






























































































































































































































































































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